
EASTERN CONFERENCE
Il re trascina, Cavs sul 3-0 – L’unica squadra capace di vincere le prime sette partite di playoff in due stagioni consecutive erano stati i Lakers, quando ancora giocavano a Minneapolis, nel 1949 e 1950. Un record che adesso appartiene anche a Cleveland dopo il 115-94 in casa dei Raptors che chiude tecnicamente una serie che non è mai stata aperta e che sul parquet dei canadesi è stata appena più combattuta nel terzo episodio. Toronto deve scalare una montagna ed è costretta a farlo senza Kyle Lowry, fuori per l’infortunio alla caviglia di gara 2. Perciò prova a mettere in campo tutte le sue risorse mentali affidandosi a DeRozan, che doveva farsi perdonare l’incostanza del precedente episodio, e la stella risponde mettendosi a duellare alla pari con LeBron James. La sfida è spettacolare ma il risultato non cambia. Dopo tre quarti combattuti nei quali Toronto trova il modo di rallentare la transizione di Cleveland e di entrare in vantaggio nel secondo tempo, improvvisamente finisce la benzina. E’ un crollo fragoroso e i Cavs ne approfittano con un parziale di 36-17 nell’ultimo periodo per prendersi la partita. Qui coach Lue stupisce tutti scegliendo di rinunciare a Irving e Love e mettere lo scettro in mano al sovrano e alle seconde linee. Il re risponde con l’ultima accelerazione che brucia i Raptors dentro una notte da 35 punti, 8 rimbalzi, 7 assist, 9/16 al tiro e 15/16 ai liberi in 40 minuti.
Uno strapotere fisico che nessuno tra i canadesi può contenere. Ecco perché il resto viene di conseguenza, dal 51.3% dal campo al 13/23 dall’arco nel quale Korver produce 14 punti con 4/6 da tre, Smith segna tre triple e i Cavs ritrovano i tiratori che erano mancati finora ai playoff. Dentro l’area Thompson e Love producono 25 rimbalzi in un dominio complessivo da 49-25 e l’ala segna anche 16 punti. Altrettanti ne manda a referto Irving che gioca solo 31 minuti, ma sono armi che Toronto non ha a disposizione. DeRozan fa tutto il possibile, ovvero 37 punti che sono massimo in carriera ai playoff con 3 assist e 3 recuperi, ma l’assenza di regia si paga nel finale quando Joseph mostra tutti i propri limiti spedito in quintetto. Con un Valanciunas da 19 punti e 8 rimbalzi i Raptors provano a giocarsela in attacco, Ibaka ne aggiunge 12 ma è invisibile a rimbalzo, 13 per Powell che però spara 1/7 dall’arco, e la panchina è una miseria da appena 9 punti. A Toronto manca la mira per aprire la cassaforte, 2/18 dall’arco sui propri ferri è una condanna, e i Cavs sembrano ancora lontani dal loro massimo potenziale. E si avvicinano tranquillamente alla terza finale di Conference consecutiva.
Boston | Washington | 2-1 |
Cleveland | Toronto | 3-0 |
WESTERN CONFERENCE
Spurs senza Parker, il solito capolavoro – Il francese, operato al ginocchio, tornerà forse la prossima stagione. La sua assenza chiude una striscia di 221 presenze consecutive ai playoff, un record Nba spezzato dall’infortunio di gara 2. Con la serie che si spostava al Toyota Center c’erano tutte le premesse per una golosa occasione a favore dei Rockets. Invece D’Antoni si morde di nuovo le mani e Popovich costruisce un nuovo capolavoro di squadra per vincere 103-92, ribaltare di nuovo il fattore campo e allungare una serie che non smette di stupire. San Antonio usa il collettivo come finora non era riuscita a fare e riesce a sabotare gli ingranaggi offensivi di Houston, costretta a una delle peggiori prestazioni offensive della stagione davanti ai propri tifosi. Ma soprattutto trova un protagonista alternativo in grado di trascinare in attacco. Aldridge aveva segnato 19 punti nelle prime due partite, ma in area la palla finisce sempre tra le sue mani e chiude con 26 punti con 7 rimbalzi, 2 assist e 12/20 al tiro. La presenza di un uomo in grado di attirare raddoppi aiuta Leonard a costruire una serata da 26 punti, 10 rimbalzi e 7 assist. Insieme i due fanno 21/40 dal campo prendendosi quasi la metà dei tiri degli Spurs che finiscono con 39/86.
Ma la sostanza è prodotta anche da Gasol, 12 punti con 9 rimbalzi e 4 assist per comporre un rebus dentro l’area che i lunghi dei Rockets non riescono a risolvere e dagli 11 di Green che punge con tre triple. In quintetto viene spedito il rookie Dejounte Murray che gioca 14 minuti e in attacco è timido, ma Mills sta in campo 30 minuti e sale a 15 punti e 5 rimbalzi, gli viene chiesto di tirare appena possibile e anche se fa 2/10 dall’arco si procura e realizza cinque liberi. Ginobili si sacrifica in difesa senza segnare in 16 minuti, Simmons è un’altra presenza in area da 7 punti e 6 rimbalzi con una tripla nevralgica a fine terzo periodo e San Antonio viene fuori da una notte da 20 palle perse alzando i ritmi e accettando la sfida con i Rockets sul loro terreno preferito. Il 49-39 a rimbalzo è premio alla squadra che ha più energia e i padroni di casa non si ritrovano. Segnano appena 39 punti nel primo tempo e lasciano gli Spurs scappare a più 15 nell’ultimo quarto in una sorta di contrappasso rispetto alla serie con i Thunder. Lì avevano battuto il solitario Westbrook giocando di squadra, nella notte si affidano ai 43 punti di James Harden che porta 5 assist e 3 recuperi ma non riesce a coinvolgere i compagni e passa la serata a litigare con gli arbitri.
In quintetto soltanto Capela ha mano ispirata con 12 punti e 16 rimbalzi ma è una scommessa che gli Spurs perdono volentieri perché tengono Beverley a 8 punti e 3/13 dal campo e Anderson a 2 punti in 29 minuti con 0/4 dall’arco. Ariza ne segna 17 con 5 assist ma tira 6/15 e D’Antoni ha una panchina ridotta all’osso con solo tre uomini disponibili. E nessuno di loro ha impatto, Gordon segna 9 punti con 3/10 al tiro, Nene fa 0/5 dal campo e Williams è costretto a giocare 10 anonimi minuti senza segnare. Il totale è 36.4% dal campo e il 30.8% dall’arco. Troppo poco contro la migliore difesa della Nba e adesso i fantasmi del passato tornano ad affollare la mente di D’Antoni prima di gara 4 che sarà tra le più importanti della sua carriera.
Golden State | Utah | 2-0 |
San Antonio | Houston | 2-1 |