LBJ è uno spettacolo ma gara 1 è dei Warriors al supplementare

Spettacolare prologo delle Finals con JR Smith che nel finale dei regolamentari sbaglia incredibilmente l'ultimo possesso e vanifica i 51 punti di un leggendario LeBron James. I Warriors al supplementare scappano con le triple di Thompson e Green e si portano 1-0 nella serie

I risultati della notte Nba.

Golden State-Cleveland 124-114 OT (1-0)

Mancano quattro virgola sette secondi alla sirena. Warriors e Cavs se le sono date di santa ragione sconfessando il timore che le Finals sarebbero state piatte e scontate con i campioni troppo superiori, c’è in lunetta Hill che segna il primo libero e il punteggio è 107-107. Poco prima c’era stato un canestro di strapotenza fisica di LeBron James e una magia di Steph Curry chiusa con un gioco da tre punti. Hill sbaglia il secondo libero e compare dal nulla JR Smith che cattura il rimbalzo offensivo. Potrebbe girarsi e tirare, potrebbe scaricare a un compagno libero, invece scappa verso il centrocampo come quando vuoi proteggere il punteggio e guadagnare qualche secondo in attesa che ti facciano fallo per fermare il cronometro. Quando si rende conto che il risultato è pari scarica in angolo, ma è troppo tardi. Una delle teste più curiose e appuntite della Nba genera uno svarione che entra dalla porta principale nella storia dei più grandi errori di sempre negli sport professionistici americani. A fine partita dirà: ‘Pensavo che avremmo chiamato un timeout e mi sono allontanato perché non potevo tirare con Durant davanti. Se avessi pensato che fossimo in vantaggio avrei protetto il pallone senza palleggiare in attesa che facessero fallo su di me’. Serviva un sabotaggio dall’interno della sua stessa squadra per fermare LBJ, autore di 51 punti con autografo sulla migliore prestazione in carriera alle Finals. E serviva una scossa inaspettata ai Warriors, zavorrati fisicamente dalla stanchezza della serie con i Rockets che non riescono mai a muovere la palla per generare la tempesta offensiva di cui hanno depositato il brevetto. Infatti dopo la scintilla l’overtime è senza storia, finisce 17-7 per quelli della baia con due triple nevralgiche di Thompson e Green e un assist no look di Curry per Livingston mentre i Cavs non si capacitano di quello che è successo.

Gara 1 è un concentrato di emozioni e uno degli episodi più belli delle Finals infinite tra Warriors e Cavs, scolpita indelebilmente da un LeBron James per il quale gli aggettivi plausibili sono finiti e siamo perfino oltre la leggenda, in zona supereroi della Marvel. Gioca 48 minuti e segna 51 punti con 19/32 dal campo, 10/11 ai liberi, 8 rimbalzi, 8 assist e sole 5 palle perse. Praticamente quanto di più vicino si sia mai visto alla partita perfetta anche in relazione al contributo dei compagni, che è più della media ma inferiore a quello che serve per spaventare la Oracle Arena. C’è Love che punisce gli aiuti (21 punti e 13 rimbalzi ma solo 1/8 dall’arco) e Smith è l’unico altro in doppia cifra in una serata che prima dell’errore era stata opaca (10 punti e 3/10 al tiro). Thompson non ha impatto in una serata nella quale all’ultimo possesso del supplementare viene espulso per un contatto su Livingston che non era parso malizioso, Hill difende ma non segna, dalla panchina non hanno impatto Korver e Green che tirano 4/12 in coppia e solo Nance Jr (9 punti e 11 rimbalzi in 19 minuti) conferma che in questa serie i lunghi potrebbero avere un ruolo di primo piano. I Cavs non approfittano del 53 a 38 a rimbalzo e dei 19 offensivi che generano un mare di seconde opportunità, difficile che succeda di nuovo, ma si fermano al 27% dall’arco. I Warriors tirano con il 51.1% dal campo, segnano 13 triple e distribuiscono 31 assist su 46 canestri dal campo ma senza Iguodala hanno una marcia in meno. Non lo dicono i numeri di squadra ma il ritmo della partita, con Cleveland che dopo Houston riesce lei pure a giocarsela tenendo il punteggio moderatamente basso prima dei fuochi di artificio finale. Curry è pirotecnico (29 punti, 6 rimbalzi e 9 assist) e nel finale ingaggia personalmente il duello con LBJ, accettandone anche i cambi difensivi, perché Durant (26 punti ma 8/22 dal campo e 1/7 dall’arco con 9 rimbalzi e 6 assist) va ancora in confusione nel momento decisivo e gli sta succedendo troppo spesso in questi playoff. Al resto pensano Thompson (24 punti e cinque triple nonostante un problema al ginocchio sinistro causato da un contatto con Smith nel primo periodo) e Green (13 punti, 11 rimbalzi, 9 assist, 5 recuperi e tanto pepe sparso nel continuo trash talking contro chiunque in maglia Cavs). La panchina produce 24 punti ma l’unico ad avere un vero impatto offensivo è Livingston (10 punti, 2 rimbalzi e 3 assist) in una notte nella quale i Warriors rischiano di perdere il fattore campo e ora hanno due vantaggi, l’1-0 nella serie e la certezza emotiva dello scampato pericolo.

La sintesi è la stessa della vigilia, date a LeBron James un paio di compagni in grado semplicemente di aiutarlo e lui in questi playoff può farti vincere qualsiasi partita, anche contro i campioni e anche sul loro parquet. Si dubitava che potesse continuare con questa intensità e lo stesso impatto, ma è evidente che può farlo e ripeterlo, anche non sempre sulla soglia dei cinquanta punti. I Warriors devono ritrovare in fretta Iguodala e il migliore Durant in una serie che si preannuncia spigolosa e piena di dettagli che possono fare la differenza, come un iniziale sfondamento di KD proprio su LBJ nel finale dei regolamentari convertito dagli arbitri in due tiri liberi dopo una revisione allo schermo che ha generato le proteste di Lue a fine partita. Siamo appena all’inizio e c’è più equilibrio di quanto sembrasse.