Nba Finals, gara 4: Curry da ritrovare, LeBron per sperare

Le cinque chiavi tattiche per analizzare gara 4 in programma stanotte. Curry da ritrovare, ma attenzione ai cast di supporto e all'impatto della Quicken Loans Arena

Gara 4 non decide una serie, ma offre elementi che permettono di inquadrare delle Finals che finora sono state un senso unico alternato. Ecco le cinque chiavi da considerare anche in chiave scommesse.

Curry – Il duplice Mvp, l’uomo che sta cambiando l’idea stessa di pallacanestro moderna, colui che ha messo in crisi persino gli algoritmi dei videogiochi di basket, è in eclissi. A Oakland ci hanno messo una pezza i secondi e terzi violini, a Cleveland tutti hanno visto che Curry non è al momento in grado di prendere in mano la finale o di reggere il confronto con LeBron. Viaggia a 16 di media, da tre partite consecutive non tocca il ventello (mai successo nella sua carriera ai playoff), non trova il ritmo. Gli manca autonomia fisica e le energie bruciate per rimontare e piegare i Thunder in finale di Conference si fanno sentire. Ma non scommettete contro di lui: in molti lo avevano fatto sull’1-3 contro Oklahoma City e sono stati azzittiti. Gara 4 è la sua partita se ce n’è una.

Cast di supporto – Di qua e di là. Perché i Warriors mettono la museruola ai Cavs se hanno luna buona da Barnes, da Livingston, da Barbosa e naturalmente da Draymond Green. Ma quando si va a Est, lasciano il campo ai dirimpettai: JR Smith su tutti, ma anche Shumpert è cresciuto. Mettiamola così: in tre partite, due sono state decise da uomini della rotazione (quelle di Oakland) e una dai protagonisti più attesi (James e Irving). Se tutte le stelle decidono di partecipare contemporaneamente alle Finals, gara 4 può essere decisa da un nome che non ti aspetti e ci farà vedere finalmente un quarto periodo che non è garbage time.

Quicken Loans Arena – E’ un fattore. Il fattore della parte centrale della serie. Cleveland davanti al suo pubblico in casa non ha mai perso ai playoff. Si trasforma, soprattutto in difesa. Tenere Golden State sotto i 100 punti segnati è un buon inizio per pensare di batterli. Non guardate i 120 punti segnati in gara 3 dai Cavs. Perché è nella metà campo difensiva che Lue può allungare e ribaltare la serie.

Sistema difensivo – E per farlo, Cleveland ha due chiavi. La prima, forzare palle perse e generare punti facili in transizione, o generare un vantaggio offensivo che si traduce in tiri migliori, a più alta percentuale, vicino al canestro. La seconda, reggere l’urto sotto i vetri dei lunghi dei Warriors ed essere più produttivi a rimbalzo. Che ci siano riusciti in gara 3, senza Love che è tra i migliori specialisti in materia, è solo apparentemente un paradosso. I Cavs difendono meglio senza di lui: lo avevano fatto nelle Finals 2015, è successo di nuovo. Gara 4 si decide sotto i tabelloni.

Irving – Poi è chiaro, quando hai il pallone in mano qualcosa deve succedere. A Oakland, quando ad averlo in mano è stato Kyrie Irving, non è successo niente di bello. Tornati a Est, è tornato anche lui. Non solo per i punti e gli strappi del primo tempo, ma anche per il modo in cui impegna dal palleggio Curry in difesa. Le triple di JR Smith sono conseguenza di questo meccanismo, che parte da lui. E se LeBron ha almeno un’altra freccia in faretra, i Cavs diventano una squadra che se la gioca alla pari. Davanti al loro pubblico diventano pure favoriti: secondo i bookmakers stanno tra 1.66 e 1.77, mentre i Warriors vengono dati tra 2.00 e 2.10.

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