
Otto giornate di serie A non possono fornire verdetti definitivi ma offrire indizi che possono essere letti per meglio comprendere il trend di inizio stagione. Delle cinque squadre che ai nastri di partenza dovevano contendersi il primato e i quattro posti in Champions League una scrematura iniziale e i primi scontri diretti hanno disegnato un quadro che appare chiaro per la classifica e per la tendenza. Riassumendo si può dire che Napoli e Inter, in testa alla classifica e pronte a darsi battaglia al San Paolo nello scontro diretto di sabato sera, sono state finora le più convincenti. E non è casuale che siano le squadre che hanno cambiato meno rispetto alla scorsa stagione. Subito dietro Juventus e Roma pagano una rosa che ha subito sostanziali cambiamenti, il che vale in misura ancora maggiore per il Milan che al momento sarebbe fuori dall’Europa che conta. Discorso a parte merita la Lazio. Vediamo nel dettaglio.
La costanza che premia, Napoli e Inter – In testa alla classifica con 24 e 22 punti, uniche due squadre del campionato ancora imbattute. La squadra di Sarri ha il migliore attacco e la migliore difesa del torneo, 26 gol fatti e 5 subiti, quella di Spalletti condivide il migliore rendimento difensivo insieme a Napoli e Roma anche se tra le prime quattro squadre della classifica è quella che ha segnato di meno, 17 gol. Non sfugge che siano le società che in estate hanno ritoccato meno i propri organici. Il Napoli per una scelta tecnica precisa, ovvero quella di continuare a puntare su un gruppo in crescita esponenziale e sempre più confidente con il sistema di Sarri, oggi celebrato nel continente e supportato da argomenti inattaccabili. Il Napoli è l’unica squadra dei principali campionati europei ad avere vinto tutte le partite giocate in campionato. Undici titolare intoccabile, priorità ben definite con lo scudetto preferito alla Champions League. L’Inter è stata in parte obbligata dal FFP a rimanere fedele alla rosa della scorsa stagione, con il vero acquisto che ha fatto la differenza, Spalletti, arrivato in panchina. La dirigenza nerazzurra ha comunque ritenuto che l’organico a disposizione lo scorso anni di De Boer e Pioli fosse una buona base di partenza e i risultati le stanno dando ragione. Napoli e Inter oggi in Italia sono le squadre che giocano il calcio migliore, gli azzurri tatticamente e tecnicamente, i nerazzurri per la capacità di capitalizzare le occasioni e per una saldezza emotiva sconosciuta fino allo scorso anno. La costanza premia.
La strategia della Roma, cambiare tanto e spesso – Come l’Inter, anche la Roma deve fare i conti con il FFP. Ma la scelta di cambiare tanto e a ogni livello ogni estate è soprattutto frutto di una precisa strategia della proprietà americana. Nella sponda giallorossa della capitale la continuità è merce rara. In sei anni sono cambiati cinque allenatori (Luis Enrique, Zeman, Garcia, Spalletti, Di Francesco), la coppia di centrali difensivi è stata smantellata a ogni sessione di mercato e al momento la Roma sta ricostruendo affidandosi a un allenatore alla prima esperienza in una squadra di vertice. In un processo più ampio, in società cambiano spesso dirigenti, preparatori atletici, figure dell’organigramma che non garantiscono continuità di rendimento nei rispettivi ruoli. La Roma da quattro anni non ha un main sponsor e anche questo non è casuale. E’ attualmente quinta con una partita da recuperare, 15 punti in classifica, quattro in meno della Lazio, ma ha già perso due scontri diretti in casa mentre in trasferta ha vinto tre partite senza incassare gol. E’ l’unica delle prime nove squadre in classifica a non avere ancora pareggiato in campionato (come Milan, Udinese e Cagliari). Ha la migliore difesa del torneo, 5 gol subiti, ma delle squadre che lottano per la Champions League è quella che ha segnato di meno, 14 gol. Di Francesco ha bisogno di tempo, ma la Roma americana non ama aspettare. Un paradosso che se si scontra con un minimo di continuità, vedi le due stagioni di Garcia e Spalletti, produce risultati di vertice anche se non vittorie. In questo arco di tempo, dal 2011 al 2017, tutte le sue dirette rivali (Juve, Napoli, Lazio, Milan) hanno vinto uno o più trofei ad eccezione dell’Inter. Anche questo non è un caso.
Il Milan e i paradossi – Scelta diametralmente opposta a quella dell’Inter, che in estate è valsa titoli di giornali, entusiasmo e apprensione da parte dei tifosi nerazzurri ma che finora si sta rivelando fallimentare. Il Milan cinese non ha ritoccato il proprio organico, lo ha rivoluzionato. Ha speso tanto per giocatori di prospettiva, ma concretamente non ha portato a casa nessun top player. Ad eccezione di Bonucci, che doveva spostare gli equilibri ma finora lo sta facendo solo in negativo, esattamente come Biglia. Queste due mosse ricalcano quelle della Juve che fino alla scorsa stagione sottraeva i pezzi migliori alla concorrenza interna per rafforzarsi e indebolire allo stesso tempo le avversarie dirette, ma non sta pagando per errori imputabili a una società che è giovane quanto la rosa che va in campo. Dare carta bianca a Bonucci, dalla fascia di capitano alla scelta del numero, ha depotenziato Montella e fatto saltare gli equilibri interni dello spogliatoio. Cercare di giocare con la linea difensiva a tre, con caratteristiche dei singoli che richiamano il 4-3-3, alla lunga ha mandato in confusione anche Kessié, Rodriguez e Silva con la conseguenza che i migliori finora sono stati Borini e Cutrone, l’acquisto meno sbandierato dell’estate e un prodotto del vivaio. Il Milan rivoluzionato ha 12 punti, gli stessi del Chievo, è preceduto da Torino, Bologna e Sampdoria, ha incassato 13 gol ovvero la peggiore difesa insieme a quella dei granata delle prime dieci in classifica e ha perso tre partite consecutive.
La Lazio anomala – Quarto posto in classifica a 19 punti con la Juve, secondo migliore attacco del campionato, Immobile capocannoniere della serie A. Per scelta di Lotito la Lazio cambia appena possibile, sostituendo giocatori nevralgici come Biglia e Keita con prodotti del sottobosco calcistico mondiale scovati da Tare, al momento uno degli uomini di mercato più illuminati del vecchio continente. Di solito la scelta paga un anno e si paga quello successivo, successe con Petkovic e Pioli in panchina, se non fosse che con Inzaghi probabilmente il patron biancoceleste ha scovato anche un gioiello della panchina. La rosa rimane ridotta e dazio probabilmente si pagherà nella seconda parte di una stagione che prevede anche l’impegno in Europa League. Ma al momento si può dire che la Lazio è l’unica squadra che cambiando molto sta ottenendo risultati superiori alle aspettative.
La Juve nel guado – Anche la Juve a guardare in profondità cambia molto ogni anno ma continua a fare incetta di trofei. Nelle ultime stagioni si è privata di Pirlo, Tevez, Pogba, senza pagare dazio. Ma adesso deve fare i conti con il proprio muro difensivo che si sgretola, a causa dell’età molto più che della cessione di Bonucci al Milan, operazione dalla quale entrambe le parti al momento sono danneggiate. Per dare una dimensione all’entità del problema, questi sono i tabellini di tutte le partite della Juve dal finale della scorsa stagione a oggi contro squadre di alto o ottimo livello:
28 aprile: Atalanta-Juve 2-2
24 maggio: Roma-Juve 3-1
3 giugno: Juve-Real Madrid 1-4
13 agosto: Juve-Lazio 2-3
12 settembre: Barcellona-Juve 3-0
1 ottobre: Atalanta-Juve 2-2
13 ottobre: Juve-Lazio 1-2
In questa striscia di sette gare ci sono due trofei persi, la Champions League e la Supercoppa italiana. Ci sono cinque sconfitte, due pareggi e nessuna vittoria. Ci sono 19 gol subiti, 2,7 a partita, e 9 segnati, 1,2 a partita. L’involuzione della fase difensiva, pilastro sul quale sono stati costruiti sei scudetti consecutivi e due finali di Champions League, non è solo evidente. E’ lampante. La dirigenza ha trascurato il problema imbottendo la rosa di trequartisti ma prendendo il solo Howedes in difesa, che finora a causa di un infortunio non ha mai giocato. E Allegri, che a inizio stagione tipicamente ruota tutti gli uomini a disposizione per cercare un assetto ideale che darà frutti da gennaio in avanti, non sta aiutando la transizione. Non ha mai schierato la stessa linea difensiva per due partite consecutive, rinuncia sistematicamente a Rugani nelle gare di alto livello e non riesce a proteggere la propria metà campo perché anche Lichtsteiner e Asamoah non offrono più garanzie in un reparto dove è stato perso senza rimpiazzo anche Dani Alves. La Juve al momento ha subito 7 gol in 8 giornate ed è andata in vantaggio contro Atalanta e Lazio per farsi rimontare. Due anomalie sconosciute nell’epoca dei trionfi in sequenza.
Le prospettive – Naturalmente è presto per trarre giudizi definitivi. La Juve ad esempio ha più alternative del Napoli e Allegri ha dimostrato di trovare la quadratura del cerchio, nelle ultime due stagioni, a partire dal girone di ritorno. Sarri farà giocare spesso la sua squadra con gli stessi undici uomini, perché il suo sistema prevede movimenti a occhi chiusi e si fida solo di pochi fedelissimi, Spalletti ha più volte dichiarato che l’Inter ha una rosa corta per scelta e anche non facendo le coppe potrebbe pagare la stanchezza nella seconda parte di stagione, dinamica che già gli era costata punti pesanti quando allenava la Roma. I margini di crescita dei giallorossi e del Milan paradossalmente sono più ampi a patto che il processo prosegua senza intoppi. Ma in un campionato nel quale lo scorso anno la prima e la terza furono divise da cinque punti e la seconda e la terza da uno solo, ogni punto potrebbe fare la differenza. E in questo momento Napoli e Inter stanno capitalizzando al massimo una dote che potrebbe rivelarsi decisiva in primavera.