I miei 12 Mondiali: il “mani” di Juliano, mamma Luisa costretta a stirare…

Mondiali di calcio, i miei ricordi di 50 anni e 12 edizioni

1970 Avevo tre anni, mamma mi racconta che mentre papà guardava Italia-Germania nella televisione appena comprata io sedevo accanto a lui, composto, in silenzio, un po’ atterrito dalle sue reazioni. Ovviamente non ricordo nulla, anche se mi sembra di vedermi. E quella partita, quella per la quale “…non finiremo mai di ringraziare i nostri giocatori” l’ho poi imparata quasi a memoria, una volta in bianco e nero e una volta in un grossolano technicolor, quello dei primi film di Totò #nofilter

1974 Avevo 7 anni ma dotato evidentemente di coscienza critica. In vacanza in Umbria ricordo vagamente lo sconcerto per la sconfitta dei buoni della Germania Ovest contro i comunisti cattivi dell’Est. E poi il gestaccio di Chinaglia a Valcareggi, lo sconcerto per lo 0-1 (temporaneo) con Haiti e indimenticabile la voce di Nando Martellini che in Italia-Argentina dice “Entra in campo Juliano, tocca il suo primo pallone, peccato lo fa con la mano”. Sono passati 43 anni, questa frase non mi ha mai abbandonato. E’ un mondo difficile, inizio a farmene una ragione.

1978 Ho 11 anni, già preso di calcio, della Roma e della Nazionale. Papà ha appena comprato il primo tv a colori e mi sembra di camminare sulla Luna. Il tempo di prendere le sedie per me e mio nonno Armando e Lacombe ci ha già purgato, sotto con la Francia dopo 30 secondi. E reduci da una preparazione sconfortante, che lasciava immaginare un Mondiale da sangue, sudore e lacrime. E invece battiamo Francia, Ungheria e pure l’Argentina padrona di casa che poi vincerà. Ci svegliavamo la notte per le partite, mi sentivo uomo. Finimmo in calando ma questo è il Mondiale che ricordo con più nostalgia. La favola di Rossi e Cabrini buttati dentro per disperazione e subito protagonisti, un calcio godibilissimo, l’illusione di valere la finale e poi le papere di Zoff su 4 tiri da metà campo di Olanda e Brasile. Ero in Umbria dai miei nonni, un’estate passata a giocare a Subbuteo con Penarol e Aston Villa.

1982 Vabbè, troppo facile. Sono con zio Federico a Marina di Ravenna, ogni giorno lui attacca fogli di giornale sulla credenza per ricordarci il calendario degli Azzurri. Le prime tre sono tremende ma io sono già contento per il gol di Bruno Conti al Perù, un romanista al Mondiale è per me un vanto personale, per non parlare di Falcao che nel Brasile è dato per comprimario e finisce da protagonista. I miracoli con Argentina e Brasile, la semifinale dominata con la Polonia e poi la Germania. La vidi con i miei amici alla sede della Democrazia Cristiana di Massa Martana, provincia di Perugia. Seguì una notte da Campione del Mondo. Campione del Mondo. Campione del Mondo. Era l’11 luglio, un’afa impossibile. Mio padre aveva scorto mia madre stirare nel primo tempo di Italia-Brasile. Luisa fu costretta a stirare per tutto il resto del Mondiale… E quel Mondiale lo vinse Luisa, altro che Paolo Rossi e Bearzot. Padroni del Mondo, per una notte infinita.

1986 Ho 19 anni e sto per essere bocciato. Un momento difficile e un Mondiale difficile, come spesso succede a chi si affaccia alla competizione da detentore. Troppa riconoscenza per gli eroi del Sarria per guardare avanti, torniamo a casa umiliati dalla Francia. Poche emozioni, tristezza assoluta, giorni grigi.

1990 Un mio compagno di classe è il nipote di Ciriaco De Mita, quindi assisto a tutte le partite di Roma dalla Tevere. I lampi dell’improbabile Schillaci, le serpentine di Baggio, er principe Giannini. Io sto facendo il militare e non è un gran periodo, confido sul fatto che gli Azzurri mi possano riportare in sintonia col mondo. Poi arriva Caniggia, i rigori e Goicoechea che diventa Grobbelaar. Un male profondo. Italia-Argentina la vedo insieme ad altri venti amici, che a fine partita lasciano casa mia senza salutare. Giusto così.

1994 Ho iniziato a lavorare stabilmente, sono fidanzato e felice, quasi un ometto. Un po’ scettico sulla possibilità di vincere un Mondiale “alla Sacchi” dopo averlo fatto “alla Bearzot”. La diffidenza si stempera al 90’ di Italia-Nigeria. Dei giorni prima, mi torna alla mente Benarrivo insultato quotidianamente da “Arrighe” e Baggio che dà del pazzo a Sacchi al momento della sostituzione con l’Irlanda. Giochiamo un calcio celestiale con Spagna e Bulgaria, poi il Brasile in finale. Il rigore di Baggio che raggiunge in cielo quello tirato al Liverpool di Ciccio Graziani… Un altro occhio pesto della mia vita. Finirà?

1998 Sono a un camp di basket in Abruzzo e vedo tutte le partite insieme a 300 bambini indemoniati. Angela mi ha lasciato un anno prima e non mi sono ripreso, sarà per questo che la squadra di Cesare Maldini fatica a superare la linea di centrocampo. Ho ricordi vaghi ma quando iniziano i rigori con la Francia ricordo di aver pensato: “Per la legge dei grandi numeri stavolta passiamo noi, non possiamo perdere sempre”… Bravo, Gianca!

2002 Mi sono trasferito a Bologna e il giorno di Italia-Corea mi trovo nel ristorante di Ricky Pittis a Treviso per intervistare la Benetton che il giorno prima ha vinto lo scudetto. Marcelo Nicola ci tifa contro e viene ricoperto di insulti, scherziamo e ridiamo fino a dieci minuti dalla fine, spesso imprecando contro Byron Moreno. Poi però si configura il dramma vero. E il più incazzato di tutti è proprio Pittis, che ha quasi dimenticato lo scudetto…

2006 Lo ammetto, fino a Italia-Australia tifo contro, già a partire dall’esordio col Ghana. Una Nazionale troppo juventina e pure allenata da un’icona bianconera. Guardo le prime tre partite senza inarcare un sopracciglio, è il rigore di Francesco contro l’Australia a scuotermi. Da quel giorno tifo Italia anche se Totti interpreta un Mondiale da convalescente: la semifinale la guardo dal letto di casa mia a Bologna, avendo subìto un piccolo intervento. La finale con la Francia sul divano accanto a Mara, la mia fidanzata dell’epoca che si addormenta nel preciso istante in cui iniziano i calci di rigore. Adrenalina a fiotti. La sveglio qualche minuto dopo “Mara, saremmo campioni del Mondo. Andiamo a dormire?”. In ogni caso, un centesimo della gioia provata 24 anni prima.

2010 La replica del 1986, con più improvvisazione. Nel girone abbiamo Slovacchia, Paraguay e Nuova Zelanda, quindi pensi che puoi anche impegnarti ma non potrai essere eliminato. E invece… Le partite le guardo da diversi pub Irlandesi, sono lì in vacanza con Beatrice. Le partite dell’Italia sono un pianto, quelle della Francia imperdibili. Il furto perpetrato ai danni dell’Irlanda qualche mese prima col gol di Gallas non è stato dimenticato, a Galway si gufa che è una bellezza. E infatti la Francia torna a casa dal Sudafrica più o meno col nostro volo…

2014 Fatico a ricordare dove si siano giocati, sinceramente. Ah sì, in Brasile con la scoppola dei verdeoro contro la Germania. Noi siamo impalpabili, io sono in Estonia con la Nazionale Femminile ma decido di non svegliarmi per guardare gli Azzurri. Che si fanno battere e mordere dall’Uruguay di Suarez. Emozioni provate? Nessuna. Deserto emotivo assoluto… e dire che quando gioca la Roma continua a battermi forte il cuore. Qualcuno o qualcosa deve avermi nauseato.

2018 Sarà un’estate lunga ma senza l’Italia ai Mondiali, un pezzo di vita che mi mancherà ricordare e raccontare.
Dopo 50 anni e 12 Mondiali, quest’anno guarderemo.

Grazie Giampiero!

Grazie Ragazzi.