L’incredibile storia di Obi Mikel, in campo col padre in mano ai rapitori

Il capitano delle Super Eagles è stato informato dalla sua famiglia ma ha deciso di giocare contro l'Argentina.

Tutto è bene quel che finisce bene, si suol dire, ma certo è che Obi Mikel non deve aver trascorso un bel pomeriggio, alla vigilia della partita poi persa con l’Argentina, ultimo impegno del girone D.

Martedì scorso, mentre si stava dirigendo verso San Pietroburgo, il centrocampista e capitano della Nigeria è stato informato dalla sua famiglia che suo padre Pa Michael era stato rapito a sud della capitale Abuja. A poche ore dalla partita decisiva per la qualificazione agli ottavi di finale, Mikel ha contattato i rapitori e incassato la richiesta di un ingente riscatto, senza il quale il padre sarebbe stato ucciso.

La stella del Tianjin Teda ha trovato comunque la forza per giocare, mantenendo il silenzio che gli era stato imposto dai rapitori. “Ero emotivamente sconvolto e ho dovuto decidere da solo se sarei stato in grado di giocare. Ero confuso e non sapevo cosa fare ma poi ho capito che non potevo deludere 180 milioni di miei connazionali. Ho dovuto spegnere il pensiero di mio padre dalla mia testa e andare in campo per rappresentare il mio Paese. Non ero nemmeno in grado di informare l’allenatore o lo staff o qualcuno della Federazione, solo una cerchia molto ristretta dei miei amici lo sapeva. Mi era stato detto infatti che avrebbero sparato immediatamente a mio padre se avessi riferito qualcosa alle autorità. Inoltre non volevo discuterne con il Ct Rohr perché non volevo che il mio problema diventasse una distrazione per lui o per il resto della squadra nel giorno di una partita così importante. Quindi ho giocato mentre papà era nelle mani dei criminali”.

Il padre di Mikel era già stato sequestrato nel 2011 a Jos, località dove vive e lavora. La scorsa settimana era partito da Jos per andare a un funerale nella città di Enugu quando un gruppo di persone, dopo avergli bloccato la strada, l’ha rapito. Secondo quanto raccontato dal giocatore, il padre è stato torturato dai rapitori prima che la polizia trovasse il luogo in cui lo nascondevano. Dopo la liberazione è stato ricoverato in ospedale per le lesioni provocate dalle torture.

Una storia incredibile ma con lieto fine.

Foto Ufficio Stampa Nigeria