Il futuro di LeBron James: le sue scelte cambieranno la Nba

Il futuro di LeBron James cambierà la Nba. Potrebbe rimanere i Cavs o andare via con diverse formule, ma al netto delle difficoltà di salary cap conterà la sua volontà

Golden State Warriors campioni, Cavs sconfitti per la terza volta alle Finals nelle ultime quattro stagioni e futuro di LeBron James. I primi due ingredienti sono una costante dell’ultimo lustro, il terzo deciderà il panorama che vedremo a ottobre quando inizierà la regular season 2018-19. Da mesi si parla di un LBJ con la valigia pronta, come nel 2010, a trascinare i propri talenti altrove. In tanti, dall’Atlantico al Pacifico, sono pronti ad accoglierlo perché dati alla mano, oltre al migliore giocatore di questa epoca, prendendo lui quasi automaticamente vai all’ultimo atto dei playoff senza passare dal via. Succede dal 2011 ininterrottamente. Ma se non andasse così? Al momento ci sono tre scenari plausibili.

Rimane a Cleveland

La prima cosa che ha detto dopo le Finals è stata che dovrà parlarne con la famiglia. Sembra una frase banale e precotta da dare in pasto ai giornalisti, ma la verità è che LBJ ha tre figli di cui due ormai in età adolescenziale, sono cresciuti a Cleveland, l’Ohio è casa sua e casa loro, trasferire l’intero nucleo familiare altrove potrebbe non essere automatico né semplice. Il 23 continuando ai Cavs rimarrebbe a casa, la terra dove è cresciuto e alla quale ha regalato l’unico e storico titolo del 2016. Per convincerlo a rimanere il management, al netto dei rapporti sempre tesi tra il re e il proprietario Dan Gilbert, può sfruttare un’ottava scelta al Draft e Kevin Love, pezzi da spostare sul mercato per rendere più competitivo un roster che ha mostrato enormi limiti ai playoff. In realtà, a parte Nance Jr, Zizic e Osman, sul mercato potrebbero finire tutti gli elementi di corredo, da Hill a Korver passando per JR Smith. L’obiettivo sarebbe portare una spalla di peso accanto a LBJ, anche se la partenza di Kyrie Irving lo scorso anno per non rimanere in ombra conferma che giocare accanto a lui è più difficile che farlo accanto ad altre superstar. Di sicuro il gm Koby Altman deve offrire al sovrano un progetto credibile per farlo rimanere. E credibile significa che deve essere competitivo per vincere le Finals, non solo per giocarle. Difficile. Se LBJ rimane, a questo livello, lo fa per una scelta sentimentale e non cestistica.

Firma con un’altra franchigia

E’ la soluzione più immediata dal punto di vista salariale, va in una squadra che può garantirgli il suo contratto senza opposizioni sul salary cap. Da questo punto di vista i Los Angeles Lakers continuano a essere sulla bocca di tutti, perché sono gli unici ad avere abbastanza spazio da firmare LBJ e un’altra stella. Senza contare l’appeal californiano e la mediaticità che garantirebbe una mossa del genere con Magic Johnson a capo delle operazioni. Un anno fa avevamo scritto che a LeBron James manca l’essere allenato, o gestito, da una figura di eccellenza della Nba. E al momento ce ne sono solo due, uno è Gregg Popovich e l’altro proprio Magic Johnson anche se in modo diverso. Un’altra possibilità è rappresentata dai Sixers, giovani e già competitivi, che hanno meno spazio salariale ma possono compensare con Simmons, Embiid, Fultz. Ma ha senso cambiare per rimanere nella Eastern Conference, dopo una carriera trascorsa a est?

Rinnova con i Cavs e viene scambiato

E’ un’opzione possibile e molto di moda nella Nba delle ultime stagioni. Il suo contratto che vale circa 36 milioni ha un’opzione che scade il 29 giugno, può esercitarla e poi obbligare i Cavs a scambiarlo. E’ una sign-and-trade che permette al giocatore di andare ovunque alla stessa cifra con la quale ha rinnovato e alla franchigia che lo cede di ottenere contropartite di vario genere, altri giocatori o scelte al draft. E’ esattamente quello che successe nel 2010 quando andò agli Heat ed è la stessa cosa che ha fatto Chris Paul per andare ai Rockets la scorsa stagione. Houston è un esempio concreto di come funzionerebbero: per battere i Warriors sono disposti a tutto, ma non avendo margine per la sign-and-trade rinnovando Paul e Capela, dovrebbero puntare a uno scambio. Per progettare il quale dovrebbero liberarsi del contratto da 20 milioni di Ryan Anderson, complicato, oppure tenere Anderson e mandare ai Cavs circa 28 milioni di contratti, ovvero un pacchetto che per esempio comprenderebbe PJ Tucker, Eric Gordon, Nene, Aaron Jackson, Onuaku e Zhou Qi. Con una mossa del genere, e perdendo due tiratori fondamentali nel sistema di D’Antoni come Gordon e Tucker, i Rockets avrebbero quattro All Star in roster, proprio come i Warriors, e sarebbero costretti a completare il roster con tanti veterani e la predisposizione a pagare una montagna di dollari in luxury tax. In Texas sono disposti a farlo, non solo i Rockets ma anche gli Spurs, benché San Antonio sia meta meno appetibile. Teoricamente la lotteria riguarda anche i Celtics, che sono pieni di pezzi pregiati da scambiare e per i Cavs sarebbero i più appetibili, anche se rimarrebbe il nodo di Kyrie Irving che se ne andò per non fargli da vassallo. In ogni caso, in questa configurazione, ovunque vada troverà un contesto meno competitivo rispetto a questa stagione perché per averlo i suoi nuovi datori di lavoro devono dare qualcosa di consistente in cambio.