Il fallimento dell’operazione CR7, il portoghese cambierà squadra?

L'operazione Cristiano Ronaldo alla Juve è stato un fallimento, i motivi sono tecnici e di progetto e coinvolgono direttamente una società che ha perso la propria identità

Adesso che il campionato è finito e la striscia di nove scudetti consecutivi interrotta dagli uomini che le diedero il via, cioè Conte e Marotta, vale la pena approfondire il concetto del titolo che nelle ultime settimane è stata timidamente accennata dai media con il tocco felpato di chi ha quasi paura di accostare la parola fallimento al nome di Cristiano Ronaldo. Ma, stando ai risultati non solo sportivi, è un fatto che l’operazione Cristiano Ronaldo alla Juve sia stata un fallimento. Probabilmente lo è stata e lo sarà anche sul piano economico, non solo per colpa della pandemia, ma non è quello che ci interessa qui. La sostanza è inesorabile e incontrovertibile: CR7 era stato preso per fare l’ultimo passo verso la Champions League da una squadra che dominava a proprio comodo in Italia e con lui non solo dalla Champions League si è allontanata, ma ha smesso anche di vincere incessantemente in Italia. Poteva andare certamente meglio, ma è difficile immaginare come potesse andare peggio.

L’impoverimento della rosa

Nelle ultime due stagioni, con l’avvicinarsi degli ottavi di Champions League, avevamo scritto che il problema della Juve non era di per sé il portoghese, ma le carenze di un organico adatto a potersi permettere la sua presenza soprattutto a centrocampo. Avere Cristiano Ronaldo è diverso dall’avere in rosa qualsiasi altro attaccante e il primo errore strategico di questa operazione è stato non considerare il quadro nella sua totalità. CR7 doveva essere l’ultima pennellata per alzare la Champions League, ma la storia del suo passato al Manchester United e al Real Madrid insegna che quella coppa si vince mettendolo accanto ad altri artisti di livello mondiale. La Juve si è impoverita progressivamente e inesorabilmente nelle ultime tre stagioni: un po’ perché la vecchia guardia invecchia ed è sempre un po’ meno efficace e sempre un po’ più acciaccata, un po’ perché spostare quella quantità enorme di milioni di euro sul portoghese ha impedito di mettere le mani in profondità dove serviva, un po’ perché obiettivamente sul mercato i bianconeri nelle ultime tre stagioni sono stati confusi dal punto di vista tecnico e temerari dal punto di vista finanziario. Sostanzialmente: la Juve di Allegri che giocava due finali di Champions e che veniva eliminato giocando alla pari agli ottavi con il Bayern Monaco e ai quarti con il Real Madrid nella partita dei bidoni di immondizia al posto del muscolo cardiaco dell’arbitro, era una potenza europea perché il suo organico e i suoi risultati giustificavano quello status. La Juve eliminata da Ajax, Lione e Porto ha conservato quello status solo sulla carta e per la presenza di CR7. Era un titolo che conquistava i lettori, ma non era guadagnato sul campo. Reparto per reparto, non c’è nessuno che oggi non farebbe a cambio tra la Juve del 2015-18 e quella del 2018-21. Chiaramente la Juve non aveva bisogno di Cristiano Ronaldo per vincere altri scudetti, e infatti ne ha vinti altri due, ma non ne aveva bisogno nemmeno per farsi eliminare agli ottavi di Champions League o per rischiare di non qualificarsi per l’edizione 2021-22. Perciò, comunque la si guardi, sportivamente è un fallimento che poteva almeno in parte essere previsto.

La scommessa persa sul piano tecnico

E’ chiaro che fare all in su un giocatore di 33 anni nella fase discendente della carriera è un azzardo, ma è altrettanto chiaro che l’errore fondante di questa operazione da parte della Juve è stato non considerare quello che ogni scommettitore valuta attentamente prima di ogni scommessa azzardata: me la posso permettere? La risposta è che, dal punto di vista tecnico, non se la poteva permettere. Lo dimostra anche il paradosso che è lievitato nelle ultime due stagioni, ovvero una rosa che viene progressivamente, ma per forza di cose non completamente, ringiovanita. Tanto che si parla di un nuovo progetto a lungo termine quando con CR7 l’orizzonte doveva essere breve: continuare a vincere quello che si vinceva prima e vincere quello che non si vince più da venticinque anni. La tempistica corretta di questa operazione sarebbe stata tra il 2015 e il 2018 ma, appunto, quelli erano gli anni in cui il Real Madrid di Cristiano Ronaldo vinceva tre Champions League di seguito e in pochi, nell’estate del suo arrivo alla Juve e dell’euforia diffusa da questa operazione, fecero notare che il calcio italiano poteva sì permettersi uno dei due più forti giocatori al mondo ma solo nel momento in cui il meglio della sua carriera era alle spalle. Un discorso che, tra gli allenatori, si potrebbe fare per Mourinho alla Roma. Se prendi uno del genere per fargli fare il risolutore, e non il trascinatore come erroneamente ci si aspettava che fosse, hai bisogno che un’intera squadra giochi per lui e in un certo modo. L’errore di fondo è stato pensare che a una squadra abituata a giocare e pensare in un certo modo bastasse aggiungere CR7, che ha invece un modo di giocare e pensare tutto suo. La fusione non c’è mai stata e le due entità sul campo sono rimaste separate, entrambe sospese a metà. E’ bastato perché il portoghese continuasse a segnare tanto, ma non è stato mai abbastanza. I risultati sono impietosi e lo confermano.

La confusione della società

E questo è l’altro errore evidente della società. Che una volta scesa nella palude di un’operazione perdente dal punto di vista sportivo, in parte perché aveva poche risorse da muovere, si è ostinata a cambiare allenatore come non aveva quasi mai fatto nella sua storia. La bacchetta magica che risolve i problemi non esiste nel calcio e i problemi di una rosa sempre più logora e meno competitiva, cioè il motivo per cui Allegri se ne andò nel 2019 rendendosi conto che la sua idea di ricostruzione non veniva approvata dalla società, non potevano essere risolti in panchina. Certamente non da Sarri, uno che ha bisogno di anni di lavoro costante per dare gioco e risultati, certamente non da Pirlo che è un altro paradosso del quale per mesi si è discusso troppo poco sotto l’ombrello del credito smisurato di cui inizialmente godeva nonostante sia quello che è, un debuttante assoluto sulla panchina al momento probabilmente più difficile d’Europa. Cristiano Ronaldo, Sarri, Pirlo, sono tre facce della stessa medaglia, ed è una medaglia che alla Juve si associa con fatica per un altro motivo. Questo ciclo vincente è stato fondato su mercati morigerati, su un bilancio sostenibile, sul non fare mai il passo più lungo della gamba, su un progetto di crescita progressiva ma costante, da visioni illuminate e in anticipo sui tempi come lo stadio di proprietà. Dal 2018 in avanti, la dirigenza ha perso progressivamente questi punti di riferimento, ha in parte tradito anche il dna di una società come la Juve, e si è lanciata nel vuoto. Cristiano Ronaldo è stato il detonatore fino ad arrivare a Pirlo, che sostanzialmente può anche essere visto come manifesto di ciò che in Italia funziona in modo distorto: affidare la panchina più prestigiosa del paese a uno che non ha mai allenato in vita sua significa anche implicitamente affermare che la preparazione, l’esperienza, il curriculum non hanno valore. E’ il motivo per cui Marotta, pochi mesi dopo l’operazione CR7, salutò e se ne andò all’Inter. Quello che successe dall’estate 2018 in avanti di fatto era in antitesi, filosoficamente prima che concretamente, con il suo modo di operare. La Juve ha fatto uno, due, tre passi molto più lunghi della gamba, probabilmente perché il dominio ininterrotto ti porta a esplorare strade sconosciute per provare a raggiungere l’unica cosa che ancora ti manca, la Champions League. Ma lo ha fatto senza identità, senza visione d’insieme, valutando soltanto la parte commerciale dell’operazione e non quella sportiva, prima prendendo un campione che aveva bisogno di un certo tipo di squadra senza dargli quel certo tipo di squadra, poi copiando pallidamente ciò che il Barcellona aveva fatto con Guardiola dando la panchina a un eroe del passato recente e dimenticando che quel Barcellona aveva in campo una generazione irripetibile di giocatori che la Juve non ha, e anche il fatto che le operazioni alla Guardiola sono come il Superenalotto, vinci una volta e perdi altre sessantaquattro milioni di volte. Entrare in questo vortice è stato facile, uscirne sarà molto più difficile e lungo. La storia riporterà questa sintesi, ed è l’ennesimo paradosso. La Juve che non perdeva mai ha iniziato a perdere prendendo Cristiano Ronaldo, quello che doveva portarla a vincere ciò che insieme non hanno vinto comunque. E l’isolamento della società dopo la fallimentare vicenda della Superlega ha sbriciolato alleanze politiche del passato, ne ha cancellate altre possibili nel futuro, ha sottratto ulteriori consensi a una squadra che dopo anni di cannibalismo interno già non suscitava particolari simpatie a chi non fosse tifoso bianconero.

Dove giocherà nel 2021-22

Ogni anno, appena la Juve viene eliminata in Champions League, puntualmente partono le voci di un possibile addio tra Cristiano Ronaldo e la società. E’ successo anche nel 2021 ma se il matrimonio sportivo è fallito, l’unione potrebbe continuare per motivi esclusivamente economici e legati a un ultimo anno di contratto da 31 milioni netti a stagione che nessuna squadra può sostenere in epoca Covid per un giocatore di 36 anni che negli ultimi mesi ha dato segnali evidenti di calo. Al momento è difficile immaginare la separazione e la qualificazione dei bianconeri alla Champions League aiuterebbe la permanenza, ma la panchina di CR7 nella gara contro il Bologna sembra un’indizio per il divorzio e dalla Spagna con continuità arrivano voci di un riavvicinamento con il Real Madrid, negli ultimi giorni si è parlato con una certa insistenza di un ritorno al Manchester United e la mamma del portoghese ha dichiarato che è pronta a convincerlo a un ritorno in patria allo Sporting Lisbona. Queste al 24 maggio le quote relative alla sua prossima squadra.

Juventus 1.85
Paris Saint Germain 3.00
Real Madrid 4.50
Manchester United 7.00
Sporting Lisbona 7.00
Mls – campionato Stati Uniti 10.00
Qatar 25.00
Manchester City 25.00
Bayern Monaco 50.00