
Gp Stati Uniti 2022 – La F1 torna negli Stati Uniti per il doppio appuntamento americano che prevede in successione il Messico per la volata finale nel mondiale con il titolo piloti già andato a Verstappen e quello costruttori che si appresta a finire nelle mani della Red Bull che è comunque nell’occhio del ciclone a causa del budget cap sfiorato di cui si conosce forse l’inizio ma non si vede la fine. Vediamo protagonisti e quote.
Il circuito
Il Circuito delle Americhe è stato disegnato dall’architetto tedesco Hermann Tilke e lo si vede anche dal disegno del tracciato. Suggestiva e tecnica la partenza, con il rettilineo iniziale che si impenna in salita e genera un tornante senza visuale che spesso è teatro di sorpassi e bagarre al via. Circuito medio veloce di 5513 metri, con curve veloce che ricordano Silverstone nella prima parte e due lunghi rettilinei. Finito di costruire nel 2011, è tracciato che ogni tanto in questa stagione è sottoposto a violente sferzate di vento o acquazzoni che possono cambiare le qualifiche e la gara. Qui come a Dubai e a Interlagos, si gira in senso antiorario. E’ circuito utilizzato anche dalla MotoGp proprio per le sue caratteristiche, le ampie vie di fuga e la carreggiata larga.
Albo d’oro
Agli albori della F1 si correva a Watkins Glen, negli anni Ottanta arrivò la moda dei circuiti cittadini. Prima Dallas, poi Detroit e Phoenix per tre stagioni ciascuna fino a un interruzione dal 1992 al 2000, quando lo scarso appeal degli americani verso il circus portò il mondiale lontano dagli Stati Uniti. Si provò in seguito ad abbinare la F1 a un simbolo delle corse a stelle e strisce, Indianapolis, correndo a metà sull’anello e in parte su un circuito costruito al suo interno. Andò avanti fino al 2007 e poi altri cinque anni di pausa. Con la costruzione del Circuito delle Americhe si è tornati in Texas, dove si corre dal 2012. E’ un circuito targato Lewis Hamilton. L’inglese qui ha vinto all’esordio, nel 2012, e poi nel 2014, 2015, 2016 e 2017 in epoca dominio Mercedes che ad Austin aveva una striscia aperta di quattro vittorie consecutive interrotta nel 2018 da Kimi Raikkonen nell’ultima vittoria al volante della Ferrari prima del successo di Bottas nel 2019 e di Verstappen nel 2021 per il terzo vincitore diverso nelle ultime tre edizioni. Contando anche il successo del 2007 il britannico è il pilota più vincente negli Stati Uniti con sei vittorie davanti alle cinque di Senna e Schumacher.
Protagonisti
Il mondiale genera ebollizione e tensione in tutto ciò che è contorno all’azione vera e propria e si possono distinguere due binari paralleli nel finale di stagione. Il primo è la distanza sempre maggiore tra Fia e Liberty Media, con la gestione del budget cap, l’utilizzo della safety car, le scelte dei commissari di gara, i trattori a bordo pista a Suzuka, tutti segnali che la struttura preposta a prendere decisioni in F1 continua a non essere all’altezza del proprio compito ed è un problema segnalato da anni ma curiosamente raccontato come se fosse una novità di questa stagione. Si potrebbero citare le gomme Pirelli cambiate in corso d’opera nel 2013, la vittoria tolta a Vettel in Canada nel 2019 senza volere pescare più approfonditamente nella memoria fino ad Abu Dhabi 2021, ma si fa poco per cambiare la rotta e non è escluso che dipenda anche dalla volontà dei team (che per esempio sono tra i responsabili dell’assurda norma per la quale in parco chiuso non si può cambiare l’assetto delle monoposto in caso di pioggia come in Giappone, perché una gara bagnata significa maggiore rischio di incidenti e più danni da pagare). Quello che succederà dopo che gli austriaci sono stati pescati con le mani nella marmellata, scenario neanche troppo ipotetico visto che si parla di extra budget in cui è coinvolto il catering, è un mistero e lo resterà chissà per quanto tempo, a occhio e croce molto. Il secondo piano è la superiorità tecnica totale della Red Bull e di Verstappen dall’estate in poi ed è una dinamica che in Ferrari hanno già visto, con altri uomini al comando e altre teste nell’organigramma, nel 2017 e 2018. A inizio stagione avevamo scritto come il mondiale del Cavallino si sarebbe deciso nella fase centrale della stagione e la ricerca di maggiore prestazione ha portato alla deriva sul piano della gestione delle gomme, ruolo nel quale Leclerc ha responsabilità ma non in percentuali decisive, sul passo gara. E’ certamente anche una conseguenza della norma sulla stabilizzazione del fondo piatto introdotta a Spa che ha costretto gli uomini rossi a ricominciare da zero nella configurazione degli assetti e il risultato è che anche a Suzuka con l’asfalto bagnato la monoposto del monegasco cuoce le intermedie e quella del bicampione del mondo arriva al traguardo con il battistrada intatto. Non è una tendenza destinata a cambiare nelle ultime gare e se anche Perez inizia a essere più costante in gara se non in qualifica, rendendo quasi superfluo il paragone con Sainz che ha perso il bandolo della matassa, l’ipotesi di vedere una o più doppiette austriaca nelle ultime gare è concreta. Così come è concreta la possibilità che nessun’altra scuderia iscriva il proprio nome tra le vincitrici nel 2022, con la Mercedes che procede a singhiozzo e la battaglia per le posizioni intermedie tra Alpine e McLaren che rimane in equilibrio ma non regala emozioni sostanziali. Tanto che ciò che ha pagato in Giappone, margine della vittoria con più di 10 secondi intorno a 2.87, lo riproponiamo ad Austin in un tracciato sul quale a meno di cataclismi (e stavolta le previsioni meteo parlano di sereno con al massimo qualche nuvola la domenica) il successo di Verstappen è meno che scontato.
Quote massime dei piloti principali
Le quote sono relative alle 15:45 del 19.10.2022 e potrebbero essere soggetto a variazione, consultare sempre il book di riferimento.
Pilota | Bet365.it | Snai |
Verstappen | 1.44 | 1.55 |
Leclerc | 6.00 | 4.50 |
Hamilton | 9.00 | 10.00 |
Perez | 10.00 | 10.00 |
Russell | 15.00 | 15.00 |
Sainz | 19.00 | 15.00 |
Norris | 251.00 | 250.00 |
Alonso | 276.00 | 250.00 |
Ocon | 501.00 | 250.00 |