Giro di Taglia – Stelvio e Gavia

Nel mese delle grandi salite del ciclismo, la terza parte del nostro Giro di Taglia è dedicata a Stelvio e Gavia

Maggio è il mese delle grandi salite del ciclismo, consacrate dal Giro d’Italia. Quest’anno il giro è stato rimandato a ottobre ma le bici in solitaria possono scalare i passi mitici del nostro paese e questa settimana Luca Pisanu racconta cosa significa confrontarsi con due mostri sacri come Stelvio e Gavia.

Giro di Taglia – IV parte

di Luca Pisanu

  • Bormio – Passo dello Stelvio

Obiettivo principe di un’estate (e che estate!) che è stata fondamentale per la mia carriera di amatore ciclista, il passo dello Stelvio dal versante valtellinese non presentò per il sottoscritto un ostacolo insormontabike. Raggiungere Bormio invece non fu proprio semplicissimo anche perché il tragitto Roma-Firenze-Prato-Bologna-Milano-Sondrio-Tirano in treno con bici e bagagli al seguito è una bella (am)mazzata ed il restante Tirano-Bormio in bici pure se, come il sottoscritto imboccate i 7 km di supestrada con galleria senza luci. E da Titano i Tir ti tritano… Bormio è una splendid… non è vero, non ci tornerei, turismo di massa e grossa ostentazione mentre a me interessava solo la tentazione da massa grassa sotto forma di canederli e pizzoccheri. Sono stato fortunato comunque nella scelta dell’alloggio, modalità rigorosamente ‘prezzo più basso’, perché il padrone a cena mette un live di John Mayall e in venti anni di gestione sono l’unico ad averlo riconosciuto. Forte di cotanto Blues e tracotante di birra, tre tra le tante al frumento, poggio le stanche membra a letto e ripasso i tornanti della cima Coppi contandoli come pecore per prendere sonno.
La mattina seguente sembra essere la giornata perfetta, dalla finestra vedo il serpentone che sale fino a quota 2758 slm. Il rituale è sempre lo stesso: completino ‘Sardegna’, bandana ‘quattro mori’ e un po’ di tensione neanche fossi un accordo di settima perché settimanca quella rischi di prendere il Gigante sotto gamba. È un fine settimana d’agosto e uscire da Bormio non è semplice, sembra Roma in un giorno feriale. Qualche km per riscaldarmi pedalando blando fino a che ecco, svolta a destra e inizia la salita con la scritta “Chiuso per frana”. Torno indietro al b’&’b e non incontro nessunissima difficoltà a non poter fare lo Stelvio.

  • Passo Gavia

“Ho fatto il Gavia. A Bormio mi sono accordato e accodato ad un ex pro, uno che nei primi anni ottanta portò a termine qualche Paris-Roubaix. Ho capito la teoria della relatività quando mi ha detto ‘andiamo piano’. Andare piano per un ex pro è molto oltre il mio andare forte. Però alla fine ho fatto il Gavia.”

“C’era la neve?”

“No”

“E allora…”

“Ho fatto il Gavia. Il versante da Bormio è abbastanza dolce fino a Santa Caterina e da lì la strada si inerpica con pendenze impegnative che…”

“C’era la neve?”

“No.”

“E allora…”

“Ho fatto il Gavia. Il versante da Ponte di Legno, quello della famosa tappa del 1988 insieme a tre matti. Quartier generale Temù dove temo non ci vorranno più vedere perché di solito prenotiamo stanze quadruple che lasciamo con alta densità di miasmi. Arrivati in cima al passo ci siamo scofanati mezzo rifugio Bonetta mentre i gestori ci chiamavano ‘I scopiai’ per non farsi capire e giù di grasse risate con i ricchi crucchi del posto, per non farsi capire… questo solo perché Alfio aveva un asciugamano in culo per attutire il sellino e Gianka continuava a gridare ‘bellalì’ per qualsiasi cosa seguito dal ‘moltobbbene’ di Gianfranco. Il versante da Ponte di Legno è decisamente tosto perché presenta pendenze parecchio impegnative, la strada è stretta ed esposta al vento che sposta se tira…”

“C’era la neve?”

“No.”

“E allora…”

“Ho fatto il Gavia.”

“C’era la neve?”

“No.”

“E allora…”

“E allora vaffanculo! Fallo tu!”

  • Prato allo Stelvio – Passo Stelvio

L’appuntamento è alla stazione di Schluderns Glurns, in Italia… dopo lungo viaggio della speranza finalmente riusciamo ad accasarci al Birkenhof. Siamo sempre quelli e sempre a fine agosto ma arriviamo a fine serata. O meglio, quella che qui è considerata ‘fine serata’. Cercate voi una pizzeria aperta alle 21:30 a nord di Merano. L’impresa è titanica ma riusciamo e una tanica di birra non basterebbe per celebrare l’ennesima follia di quattro quasi cinquantenni che si ritrovano per l’Impresa che rimarrà impressa! Al Birkenau non c’è una tanica ma la birra alla spina nella sala della colazione… e siamo soli… e ci sono dei bicchieri… e ‘dai, magari domani gliele paghiamo…’ epperò non mi ricordo quante ne abbiamo bevute… Colazione super a base di strudel, burro fatto probabilmente con il latte, formaggi fatti sicuramente con il latte, marmellata fatta probabilmente anche con la frutta, latte al sapore di latte, schwarzenbrot che detto così sembra un nazista integralista e invece di integrale c’è solo la farina usata. Il tutto nel salone del nonno di Heidi con vista su panorama quasi meglio delle pagine di intimo di Postalmarket. Lasciamo una decina di euro per le ‘poche’ birre bevute e ci dirigiamo verso Prato allo Stelvio. Questa volta non voglio né grane né frane, voglio i 48 tornanti uno per ogni mio anno vissuto. C’è prima da noleggiare le bici per Alfio e Gianka. Quest’ultimo deve lasciare un recapito ma non ricorda dove siamo alloggiati e prima bofonchia ‘Birkenstock’, che sono le ciabatte da ciclista che utilizza di solito e poi ‘Birkenau’, nome di campo di concentramento che fa sorridere la signora di lingua tedesca del negozio. Chissà perché… Giornata meravigliosa, foto di rito e diritto punto il primo dei 48 tornanti. Il Serpentone è abbastanza regolare, oserei dire noioso. Si fa presto selezione e io e Gianfranco rimaniamo a scortare una ragazza tedesca dalla buona gamba e non solo. Quando pedali con femmine gradevoli alla vista non sai mai se fare il macho e star davanti per non sfigurare o, sticazzi!, sto dietro e le guardo il culo. Diciamo che ha scelto lei per noi perché andava più forte ed era ‘difficile’ starle dietro…
Gianka prosegue col suo passo dello Stelvio e ogni tanto si ferma a leggere l’inserto di Repubblica. Alfio ha finito l’acqua e sta per mollare. L’idratazione è importante, forse le birre della sera prima erano poche. Se solo trovasse una fontana… la fontana c’è ma è dietro la curva ai meno 7 km dalla vetta. E dietro la curva Alfio non vede quello che io già avevo visto decine di volte sul mio sito porno preferito: Google Maps. Alfio non trova fontana e la Lombardia oggi invece sì, tutti avremmo preferito il contrario. Tornante dopo tornante si arriva al passo, è una salita molto cerebrale. Serve darsi dei target temporanei:

1) “Beh, il primo è andato.”
2) “Beh, i primi 10 li ho fatti.”
3) “Beh, sono al 25°, oltre la metà.”
4) “Beh, sono a meno 5 km dalla vetta!”
5) “Beh, ma quando cazzo finisce?!”

Finisce con la meritatissima weissbier ad accompagnare ciabattone non birkenstock ma wurstel e crauti, incauti del fatto che lo Stelvio andrà poi fatto pure in discesa, magari spezzando in due la picchiata. “Carino questo albergo, fermiamoci a prendere il caffè.” Il barista è Gustav Thoeni… quale modo migliore per riprendere poi la discesa libera verso Prato allo Stelvio?