Divieto pubblicità: i servizi comparativi sono davvero un’altra cosa

I principi che hanno ispirato le linee guida emanate da AGCOM sono condivisibili ma vanno approfonditi e applicati in modo corretto dando a tutti il tempo di capire

Per chi opera nel nostro settore i temi legati al divieto di pubblicizzare giochi e scommesse recentemente entrato pienamente in vigore sono molto sensibili. Senza entrare troppo nel merito di posizioni prese da altri, cercherò di dire con chiarezza cosa, basandomi su un’esperienza ormai ventennale, può essere davvero utile in questo nuovo e mutato contesto normativo.

Cosa fanno i servizi comparativi

Mettono a confronto due o più elementi in base a parametri ritenuti importanti per valutare un bene o un servizio. Nel settore giochi e scommesse ci sono due aree particolarmente interessanti da questo punto di vista: le offerte promozionali offerte dai vari concessionari autorizzati, siano esse destinate ai soli nuovi clienti o a tutti in maniera indifferenziata, e le quote disponibili per i vari eventi sportivi. Mi vorrei soffermare su queste pur sapendo che ci sono altri aspetti che potrebbero essere approfonditi e confrontati.

In uno stato un cui le scommesse sono legali e regolamentate è giusto tutelare gli interessi di tutti. La maggior parte dei cittadini non ha problemi di ludopatia e non vedo perché dovrebbe godere di meno tutele se vuole continuare a scommettere.

Quando si decide di aprire un conto gioco si trarrà certamente vantaggio da un servizio comparativo in grado di fornire un rapido quadro della situazione su alcune delle migliori offerte disponibili sul mercato legale. Allo stesso modo si trarrà vantaggio da un servizio di comparazione quote che in pochi minuti può evidenziare quali sono le quote più alte per la puntata preferita.

Nelle scommesse le quote sono basilari e non solo per i professionisti. Anche lo “scommettitore della domenica”, non affetto da ludopatia e con budget prestabilito, quindi sotto controllo, potrà divertirsi per più tempo con lo stesso importo stanziato. Semplicemente perché scommettendo mediamente a quote migliori incasserà di più per le puntate vincenti aumentando quindi la durata del budget a disposizione e riducendo quindi, nel lungo periodo, anche la spesa complessiva. Chi ha poca esperienza in materia forse troverà utile questa guida introduttiva.

Comparazione = pubblicità camuffata

No. Questo succede solo se chi deve vigilare non lo fa, magari perché non ha i mezzi per farlo.

Criticarla, con la scusa che appunto, con questa modalità alla fine non cambia nulla, significa non tanto fare un favore al gioco illegale, tesi che peraltro non convince i promotori del provvedimento, ma al gioco legale che dispone di un prodotto di scarsa qualità.

Altrimenti qualcuno dovrebbe chiarirmi come a mai bookmaker anche non secondari proibiscono, o tentanto di farlo, di pubblicare tutte le loro quote. Succede, non lo sapevate? Benvenuti nel mondo reale.

Chi disponeva di un prodotto scarsamente competitivo poteva, in teoria fino a pochi giorni fa, pagare un sito ad alto traffico per evidenziare la sua offerta, anche se di qualità inferiore rispetto ad altre. Oggi, in special mondo se le linee guida fossero percepite correttamente, la musica è cambiata. Si va al confronto come principale modalità di comunicazione e quindi tutto si sposta sulla qualità del prodotto più che sugli investimenti in spot pubblicitari.

Regolamentazione SI/NO

Si, una, dieci, cento volte. Ignorare il problema sarebbe imperdonabile. Infobetting, per il poco che può valere, è nettamente favorevole. Però chiediamo che le regole siano chiare e fatte rispettare. E anche che le sanzioni siano progressive e proporzionate.

Oggi c’è chi si arrovella nel capire se un logo messo a destra o a sinistra sia a norma o meno e allo stesso tempo chi pubblica banner (si, banner) molto simili a quelli di prima senza farsi troppi problemi,

Chi deve decidere batta un colpo. Sensato e attento, ma lo batta. Altrimenti sarà tutto inutile.