Borg vs McEnroe, capolavoro. Anche se il cuore batteva per Jimbo…

Bellissimo il film che racconta la storica finale di Wimbledon vinta dallo svedese al quinto set sullo statunitense.

Borg vs McEnroe film capolavoro. Anche se il mio cuore batteva per Jimbo

Al bar Centrale di Massa Martana, provincia di Perugia, trenta anni fa mi conoscevano esclusivamente come Connors. E forse anche oggi sarebbe così, se qualcuno ancora si ricordasse di me.

Merito o colpa della mia chioma a caschetto e soprattutto della mia sacra adorazione per Jimbo, negli anni in cui dovevi giocoforza schierarti. Democristiano o comunista? Starsky e Hutch o Chips? Moser o Saronni? Connors, Borg o McEnroe?
Ecco, io avevo scelto. Il meno talentuoso. Il meno metodico. Il meno affascinante. Il meno mediatico. Quello brutto, sporco e cattivo, quello che a Forest Hills contro Barazzutti cancellava il segno della palla sul campo per impedire all’arbitro di correggere la chiamata. Quello che giocava tutti i colpi piatti, con quella T2000 100% alluminio che avrebbe spezzato gomiti e polsi di ogni altro giocatore del circuito.

Amavo Jimbo per il suo coraggio, la lucida follia di chi sa che deve superare tutti i propri limiti per provare a confrontarsi con i migliori, per quello sguardo da pazzo che non si arrende mai, soprattutto di fronte all’evidenza. L’ho visto perdere tante volte, eternamente condannato alla sconfitta quando incrociava Borg, ma la finale vinta con McEnroe a Wimbledon nel 1982 rimane una delle mie gioie più belle. Sempre vissuta in quel bar di Massa Martana, con diverse persone che a fine partita venivano a complimentarsi con me… Connors Migliola.

Ecco, per questo motivo sono andato al cinema a vedere Borg vs McEnroe con lo spirito di chi in tv guarda Juve-Lazio.
Ma quella finale me la ricordo, punto per punto: Jimbo era stato preso a pallate in semifinale da Mc eppure non riuscivo a tifare per lo svedese, l’insopportabile computer scandinavo mentre l’altro sintetizzava il talento infinito applicato al tennis.
Il film è svedese, normale quindi che l’attenzione sia posta più nel racconto di quei giorni per come sono stati vissuti da Borg. Il tormento del campione che vince sempre e sente di non poter fallire, la minaccia del giovane statunitense che non conosce limiti e non riconosce alcuna regola, il terrore della sconfitta e del relativo cedimento psicologico.

Film bellissimo, per quanto mi riguarda, nonostante mi fosse stato recensito negativamente da qualche amico. Se hai vissuto quella finale non puoi appassionarti alle storie incrociate che ne hanno accompagnato il backstage. Quando mi avvicino a un film che a che fare con lo sport, sono accompagnato da un sottile filo di terrore. Quello che lo sport stesso venga banalizzato, umiliato da una terminologia approssimativa, da un doppiaggio superficiale. E’ successo tante volte, in passato, e il disagio che ne è seguito ha compromesso irrimediabilmente la visione.

Stavolta no. Borg vs McEnroe impressiona anche e soprattutto per il realismo col quale vengono descritti i vari momenti della finale. Attori formidabili nel riprodurre anche le singole manie dei due. Da John che ondeggia ritmicamente prima del servizio a Bjorn che si soffia ossessivamente sulla mano. E lo svedese che da bimbo palleggia col muro del suo garage porta il rovescio a due mani esattamente come poi Bjorn farà sul centrale di Wimbledon.

Introspezione vs Demi-volee. Auto-Analisi vs Smash. Esame di Coscienza vs Ace. Borg vs McEnroe. Capolavoro.

Archivio Giancarlo Migliola