Beppe Bergomi e l’Amore per l’Olimpia: “La mia bandiera? Dino Meneghin”

La sua passione per la pallacanestro e per le scarpette rosse è questione nota e spontanea: ancora oggi quando può segue la squadra e la protegge dalle troppe critiche.

L’ultima volta che ho incrociato Beppe Bergomi era al Mandela Forum di Firenze. L’EA7 era stata appena travolta da Cantù nel quarto di finale di Coppa Italia, io non me la sentii di fermarlo per chiedergli qualche impressione sulla partita. Era contrariato quanto Giorgio Armani, che l’aveva preceduto di qualche metro in uscita dal Palasport.

D’altra parte, la passione dello “Zio” per la pallacanestro e per l’Olimpia Milano è questione tanto nota quanto autentica. 

All’Oratorio praticavo diversi sport e dopo il calcio il mio preferito era la pallacanestro, prima della pallavolo e di molti altri. La mia passione per il basket è stata favorita anche dal mio tifo per il Billy di quegli anni, della mia adolescenza.

Una squadra perfetta per innamorarsi, da Mike D’Antoni a Pupi Premier fino a Dino Meneghin…
Assolutamente sì, una squadra pazzesca. Ma ho anche qualche ricordo doloroso. Indimenticabile fu la sconfitta in gara3 di semifinale del 1981 contro la Squibb Cantù, dopo due supplementari. Si giocava nel Palasport di San Siro, che poi fu dismesso nel 1985 dopo il crollo del tetto per neve.

Si parla spesso di analogie tattiche tra calcio e basket, soprattutto in relazione alle spaziature.
Non sono così tecnico per poter dare un giudizio, leggo anche io qualche intervista in merito ma sinceramente credo sia complicato mutuare qualcosa da uno sport all’altro. Sono discipline completamente diverse, si gioca in spazi che è difficile accostare.

Milano stenta in Eurolega e qualche volta, come lo scorso anno, stecca anche in Italia, nonostante un budget senza paragoni in Serie A.
Io sono un fedelissimo, semmai sono critico perché abbiamo fatto andare via tanti italiani buoni come Gentile, Melli, Hackett, Aradori. Ho una chat con alcuni amici tifosi e io sono uno dei meno polemici. Aggiungo che qualche volta ho notato un certo accanimento nei confronti dell’Olimpia. Vero che in Europa facciamo fatica ma in Italia abbiamo vinto campionati e Coppe Italia, eppure le critiche sono sempre continuate a piovere. Quanto all’Eurolega, credo che Giorgio Armani sia davanti a un bivio: rimanere in questa sorta di limbo o fare come Massimo Moratti, quando si stancò di non vincere con l’Inter e decise di fare investimenti ancora superiori per avvicinarsi al vertice.

La tua bandiera Olimpia.
Sicuramente Dino Meneghin. L’emblema di quel Billy che mi fece innamorare. Cuore, muscoli e cervello.

La partita che non dimentichi.
Coppa Campioni ’86-’87: la rimonta da -34 con l’Aris Salonicco. Io c’ero.

E l’NBA?
La seguo sempre, da grande tifoso di Philadelphia che quest’anno è tornata prepotentemente alla ribalta. Sono cresciuto con il mito di Julius Erving, poi è stata la volta di Charles Barkley e Allen Iverson. Dopo tanti anni bui, ora i Sixers sono tornati a fare paura e la presenza di Marco Belinelli in squadra per me è un motivo in più per sostenerli.

Foto Ufficio Stampa Olimpia Milano