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Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 05/02/2015 - 16:04
da Ghepard
VISITE RECORD NEI MUSEI, MA LA CULTURA E’ SCONFITTA...

Senza visitatori un museo non respira. Con troppi soffoca. E' il rischio che si corre oggi che il consumo di massa dell'arte ha dato vita a un vero e proprio trekking museale. Orde di turisti che all'apertura dei cancelli scattano come dai blocchi di partenza e si precipitano verso la meta. Che è il capolavoro di turno. Al Louvre nove milioni di persone all'anno si sdilinquiscono davanti alla Gioconda o alla Venere di Milo. Al British Museum quasi sette si immortalano davanti alla Stele di Rosetta o ai marmi del Partenone. E ai Vaticani oltre cinque affollano all'inverosimile la Sistina. Per non parlare del muro umano che al Prado quasi impedisce di vedere Las Meninas di Velazquez e dell'esercito di turisti che al Rijksmuseum di Amsterdam sfila dall'alba al tramonto davanti alla Ronda di notte di Rembrandt.
Davanti a queste cifre sembrerebbe che l'istruzione di massa abbia raggiunto in pieno il suo scopo. Ma è proprio cosi? Viene da dubitarne davanti allo spettacolo di folle che non guardano più i capolavori con i propri occhi ma con quelli delle fotocamere e cellulari. Il tutto allo scopo di selfeggiarsi e postarsi in tempo reale. Di fronte a questa invasione c'è il rischio che la fruizione diventi distruzione. Tutto il contrario dell'istruzione. A questo punto ai musei tocca un compito fondamentale e al tempo stesso difficilissimo. Alfabetizzare i comportamenti del pubblico. Aiutando a capire che vedere non significa guardare. E tanto meno fotografare. Battaglia di retroguardia? Tutto il contrario. E' una legittima difesa di un patrimonio che abbiamo il dovere di trasmettere ai posteri.


Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 25/03/2015 - 17:28
da Ghepard
Sukiyabashi Jiro


Il cammino verso la perfezione.
Concezione, esecuzione, risultato: gesti ripetuti ossessivamente nella ricerca del miglioramento continuo. Giorno dopo giorno. Per tutta una vita.
Jiro Ono è un uomo di 88 anni, ancora al posto di comando nel suo minuscolo locale nella stazione della metropolitana di Ginza.
Jiro Ono è uno shokunin: è difficile tradurre in italiano un termine così lontano dalla nostra cultura. La traduzione in “artigiano” infatti non gli rende giustizia: è molto di più.
Comporta certamente avere competenze tecniche, ma implica anche una coscienza e un atteggiamento sociale. Lo shokunin ha l’obbligo sociale di lavorare al meglio per il benessere generale della popolazione. Obbligo che è sia spirituale che materiale. Una cosa enorme, ma è fondamentale averne chiarezza prima di mettere piede qui dentro.

“Dovete innamorarvi del vostro lavoro”: così dice Jiro nel famoso documentario di David Gelb, Jiro Dreams of Sushi.

Quanto è fortunato l’uomo che riesce a trovare nel proprio lavoro passione e forza innamorandosi di quello che giornalmente è chiamato a fare per la comunità! L’unione tra vita e lavoro diventa quindi vocazione.
Tutta la vita di quest’uomo non è stato che questo: un cammino verso una perfezione che non è raggiungibile perché non si sa quale sia il suo apice ma a cui bisogna continuamente tendere.

«Io continuerò a salire, cercando di raggiungere la vetta, anche se nessuno sa quale essa sia». (Jiro Ono)

Ma Sukiyabashi Jiro non è solo il contenitore della storia di un grande uomo: qui le storie da raccontare sono molteplici e si intrecciano come si mischiano le esistenze degli esseri umani.
C’è la storia di Yoshikazu, il figlio maggiore di Jiro San: al fianco del padre tutti i giorni. E’ un macigno da portare sulla schiena quella eredità che probabilmente lo relegherà ad eterno secondo.
E’ lui che tutti i giorni va al mercato a scegliere il pesce: solo il meglio per Jiro Ono. Possono essere aperti anche 40 tonnetti prima di trovare quello degno di essere servito da Jiro San.
C’è la storia del figlio minore Takashi, che ha aperto un suo locale a Roppongi Hills che è l’esatta copia a specchio del locale del padre ( Takashi è mancino). Fuga che può diventare salvezza e rinascita.
O quella dei tanti apprendisti in attesa di un segno di approvazione dal Maestro: chi ha il compito di strizzare gli asciugamani, chi per mesi e mesi non fa altro che frittate dolci, chi ancora massaggia i polpi (non meno di cinquanta minuti per renderli morbidi).
Non ci sono concessioni, non ci sono regali: qui ogni cosa è sudata e guadagnata sul campo.

Al giorno d’oggi i genitori dicono ai figli: “Se non funziona puoi tornare a casa”. Quando i genitori dicono stupidaggini come questa, i figli sono destinati a fallire nella vita. (Jiro Ono)

Due virtù caratterizzano la cultura giapponese: l’onore e la ricerca della purezza.
L’onore è parte integrante del proprio lavoro, nell’amore che si prova per esso e nella continua ricerca del miglioramento.
La purezza va invece ricercata nella semplicità.
Niente di più semplice dell’accoppiamento di riso e pesce in un vortice armonioso che porta alla fusione di questi due elementi.
Il riso: molti tendono a cuocerlo troppo. In quello di Jiro si sente l’aceto ed è servito a temperatura corporea. È cotto ad altissima pressione, il che lo rende soffice e vaporoso, ma allo stesso tempo ogni chicco mantiene la sua forma. E’ una rivelazione, un riso straordinario.
Il pesce: niente che sia meno di eccellente. La fornitura giornaliera al mercato di Tokyo è maniacale.
L’armonia: la perfetta unione tra i due elementi si rispecchia nel gusto, unico ed emozionante.
Il wasabi, modulato in quantità a seconda del pezzo: uno schiaffo iniziale che lascia il campo al gusto di questa incredibile radice che in Giappone tocca vertici qualitativi assoluti.
Una spennellata di salsa di soia. E subito in bocca in pochi secondi, perché la perfezione è fugace.
Il menu (19 portate fisse) si sviluppa come un’onda, in un crescendo di sapori.
Solo sushi preparato dal Maestro davanti ai vostri occhi: 30 minuti per i 240 euro meglio spesi della vostra vita.
Una composizione che rende terra e cielo più vicini, continui shock neurosensoriali che non si dimenticheranno facilmente.
Chissà se avremo ancora la possibilità di gustare il sushi preparato da questo monumento della gastronomia mondiale. Chissà se lo troveremo ancora lì, a perfezionare il suo riso, il suo pesce, il suo sushi. A costruire il suo destino partendo da se stesso, giorno dopo giorno.
Dopo giorno, dopo giorno…

Note pratiche: la prenotazione può essere fatta dal concierge dell’albergo, solo il primo giorno del mese precedente la visita (esempio, il primo settembre per il mese di ottobre).

Il ristorante si trova sotto alla fermata Ginza della metropolitana: per individuarlo cercate il cartello del ristorante Birdland che riporta la scritta in inglese ed entrate nel corridoio. Jiro si trova proprio di fronte.

Il menu è fisso ma a fine pasto è possibile richiedere dei bis dei pezzi che avete preferito.

Sono accettati solo contanti, quindi ricordate di fare il pieno prima di entrare.



Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 22/04/2015 - 16:05
da Ghepard
CHARLES POLLOCK: UNA RETROSPETTIVA

Dal 22 Aprile 2015 al 14 Settembre 2015
VENEZIA
LUOGO: Collezione Peggy Guggenheim
CURATORI: A cura di Philip Rylands
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 041 2405411
E-MAIL INFO: info@guggenheim-venice.it
SITO UFFICIALE: http://www.guggenheim-venice.it

COMUNICATO STAMPA: Dal 23 aprile al 14 settembre 2015 la Collezione Peggy Guggenheim dedica la più esaustiva retrospettiva mai realizzata a Charles Pollock (1902-1988), fratello maggiore del celebre genio dell’Espressionismo astratto americano Jackson Pollock. Charles Pollock. Una retrospettiva, a cura di Philip Rylands, direttore della Collezione Peggy Guggenheim, intende documentare la carriera di Charles Pollock attraverso una ricca serie di materiali, un centinaio di opere e documenti, in gran parte inediti, concessi dall’Archivio Charles Pollock di Parigi, grazie alla moglie e alla figlia dell’artista, nonché ai membri della famiglia Pollock. Oltre a un ristretto numero di opere di Jackson Pollock, Thomas Hart Benton, maestro sia di Charles che di Jackson, e un raro dipinto di Sanford Pollock, fratello dei due artisti, che andranno a completare la parte dedicata alla carriera giovanile di Charles a New York e Washington, la mostra sarà l’occasione unica di poter vedere opere mai esposte prima. Inoltre ulteriori prestiti arriveranno dalla famiglia, dagli Archivi dell’American Art/Smithsonian Institution, nonché da altre istituzioni e collezioni private. Lettere, fotografie e schizzi documenteranno lo stretto rapporto tra Charles e Jackson, e gli altri membri della famiglia Pollock, in una luce intima e privata.

La storia di Charles Pollock, in un certo senso adombrata dal mito del fratello Jackson, è estremamente interessante. Maggiore dei cinque figli di LeRoy e Stella Pollock, si trasferisce a New York nel 1926, dove studia arte con Thomas Hart Benton, e nel 1930, insieme al fratello Frank, convince il più giovane Jackson a raggiungerli. I suoi studi alla Art Students League, il suo impegno sociale, l’avvicinamento della sua arte alla corrente figurativa del Regionalismo e il murale realizzato per la Works Progress Administration, la più grande agenzia del New Deal che diede lavoro a milioni di persone nella costruzione di opere pubbliche, hanno avvicinato il suo percorso artistico, fino a quel momento, a quello tipico degli artisti degli anni ‘30. Nel 1935-‘36 lascia New York per trasferirsi a Washington, DC, dove lavora per la Resettlement Administration, agenzia federale legata al New Deal, scelta questa che lo allontana da quel gruppo emergente di artisti avanguardisti newyorkesi, che stava portando il fratello Jackson alla scoperta di un nuovo tipo di arte. Non meno tipica dell’artista americano dell’epoca fu la crisi di Charles nei confronti della pittura figurativa regionalista e il suo conseguente spostamento, intorno al 1944, verso un linguaggio pittorico astratto, scelta opposta al rifiuto che ebbe il maestro Benton nei confronti del linguaggio astratto legato la corrente del Sincromismo, nel 1919. Dopo un periodo come insegnante di design e tipografia in Michigan alla fine degli anni ‘40, nel 1950 realizza il suo primo grande dipinto astratto. Nel 1956 in Messico, produce il primo sostanzioso corpo di opere, la serie Chapala, e dagli anni ‘60 in poi si dedica esclusivamente a un tipo di pittura collegata al movimento avanguardista conosciuto poi come Color-field, caratterizzato da una pittura a campi di colore molto estesi su tele di canapa. Grazie all’amicizia con artisti e critici come Clement Greenberg, Jules Olitski e altri, dagli anni ‘60 in poi, lo troviamo legato a quell’avanguardia da cui si era distaccato qualche decennio prima. Charles Pollock continua a dipingere campi di colore astratti anche dopo il suo trasferimento a Parigi nel 1971, dove trascorrerà il resto della sua vita, fino al 1988, anno della sua scomparsa.

Charles Pollock. Una retrospettiva è accompagnata da un catalogo, edito da Marsilio in italiano e inglese, con un saggio di Terence Maloon (Canberra, Australia), grande autore e massimo esperto vivente dell’arte di Charles Pollock.

Immagine

Re: impara l' ARTE e.....TUTTO IL RESTO!!!

Inviato: 22/04/2015 - 16:18
da Ghepard
MUSICA DA SENTIRE...

UN CAPOLAVORO GOSPEL PER LA MARCIA DI SELMA

questo disco non solo occupa un posto di rilievo nella storia contemporanea per il suo valore sociale, ma è anche un capolavoro dimenticato, che adesso viene finalmente riproposto, in una nuova versione con l' aggiunta di oltre 30 minuti di musica.

l' album contiene la registrazione che gli STAPLE SINGERS, la più originale formazione di gospel americana, tennero nel 1965 per sostenere e promuovere la marcia di SELMA, che impose al mondo il movimento per i diritti civili dei neri d' AMERICA.

canzoni di profonda spiritualità, in bilico tra le radici africane, il blues e la cultura americana, eseguite dal gruppo guidato dal leggendario POPS STAPLES, che pochi anni dopo conquistò con le sue melodie che parlavano d' amore e liberazione, i vertici delle classifiche.

THE STAPLE SINGERS " Freedom Highway Complete "