Coronavirus, il governo pensa a un aprile blindato. Possibile riapertura dopo il 4 maggio
Conte: «La riduzione dei blocchi sarà graduale». E i prefetti decideranno a livello locale le aziende autorizzate a ripartireROMA. Per uscire di casa e da questa quarantena infinita a questo punto è quasi certo che se ne riparlerà dopo il ponte del 1° maggio, ossia il 4. È probabile, vuole dire che non è certo. Perché ancora nulla è certo, oggi. Né può esserlo. La riunione, ieri, del comitato tecnico-scientifico che affianca il governo nelle sue scelte, più la frenata dei contagi in salita da coronavirus, offre spunti di speranza, ma sancisce una verità difficile da digerire per tanti: i dati sono ancora molto teorici, ci spiegano da Palazzo Chigi, non c’è il calo netto dei contagi che ci si aspettava due settimane fa, e numeri buoni sui quali fondare disposizioni più nette arriveranno magari tra altre due settimane.
La fretta che improvvisamente ha impresso Matteo Renzi è qualcosa che per Giuseppe Conte fa a schiaffi con la realtà. Il premier-avvocato difende la strategie a tappe, della progressiva chiusura dell’Italia, e continua a dire che ogni decisione sulla riapertura sarà presa solo su quando gli scienziati diranno: ora è possibile. Eppure l’incursione corsara di Renzi che sul modello di Donald Trump ha azzardato l’ipotesi di riaprire le fabbriche e le aziende, ha creato quel tanto di dibattito dentro il quale si sono fiondati associazioni di settore, come Federacciai, terrorizzati di perdere mercato. Ma per Conte, come spiega alla Stampa, «è prematuro fare previsioni rispetto ai tempi in cui tutte le attività produttive e quelle commerciali potranno ripartire. Ci auguriamo di poter tornare quanto prima alla normalità, riducendo gradualmente le restrizioni per evitare che gli sforzi sin qui compiuti da tutto il Paese siano vani».
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