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Su operazione scommesse: implicati noti bookmaker esteri operanti nel settore dei giochi sul territorio nazionale
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Su operazione scommesse: implicati noti bookmaker esteri operanti nel settore dei giochi sul territorio nazionale
Messaggioda scommettitore siracusano » 14/11/2018 - 11:58
Bombardieri (Procuratore della Rep. Reggio Calabria) su operazione scommesse: implicati noti bookmaker esteri operanti nel settore dei giochi sul territorio nazionale
https://www.jamma.tv/attualitasx/bombar ... ale-157217
Dalle prime luci dell’alba, oltre 200 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente a personale del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, stanno eseguendo in tutto il territorio nazionale un’imponente operazione con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia di Roma e della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, guidata dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, volta all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 18 soggetti, nonché al sequestro dell’intero profitto dell’organizzazione criminale, oltre a quello di 23 società estere, 15 società italiane operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, 24 immobili, 7 automezzi, 33 siti nazionali e internazionali di “gambling on line” ed innumerevoli quote societarie e conti correnti nazionali ed esteri, per un valore complessivo corrispondente ad oltre 723 milioni di euro.
Le indagini, originariamente condotte da personale del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e coordinate dal Procuratore Capo della Repubblica di Reggio Calabria, hanno accertato l’esistenza di una pluralità di associazioni per delinquere operanti sul territorio nazionale nel settore della raccolta del gioco e delle scommesse con i marchi “PLANETWIN365” (fino al 2017), “BETALAND” ed “ENJOYBET” (con condotta tuttora perdurante) le quali, in rapporto sinallagmatico con la ‘ndrangheta, da un lato consentivano a quest’ultima di infiltrarsi nella propria rete commerciale e di riciclare gli imponenti proventi illeciti, dall’altro traevano esse stesse significativo supporto per l’ampliamento della propria rete commerciale e per la distribuzione capillare del proprio marchio sul territorio.
“Ciò è stato possibile grazie agli accordi stretti con soggetti collegati alle cosche reggine e, in primis, con i rampolli emergenti delle locali organizzazioni ‘ndranghetiste, IANNI’ Danilo, TEGANO Domenico e FRANCO Francesco, delle quali potevano sfruttare i metodi caratteristici di un’associazione mafiosa, la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere delitti e per acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche illegali” spiega il Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri nel corso di una conferenza stampa.
“Per realizzare i loro progetti, i predetti TEGANO Domenico e FRANCO Francesco, a loro volta, si sono avvalsi del peso criminale delle rispettive figure paterne: TEGANO PASQUALE (vertice dell’omonima cosca, più volte condannato per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e FRANCO Roberto – capo dell’omonima “‘ndrina” operante nel rione Santa Caterina di Reggio Calabria e aderente al sodalizio che fa capo alle famiglie “DE STEFANO-TEGANO” – coinvolto, più di recente, nell’operazione denominata “Sistema Reggio” ed attualmente detenuto.
Emerge inoltre come le questioni legate ai debiti contratti dai diversi clienti/scommettitori relativi alla concessione di fidi nel settore del gioco e delle scommesse e alla fornitura di sostanze stupefacenti, fossero “agevolmente” risolte grazie al sempre disponibile intervento di soggetti di alto profilo criminale, come MURINA Carmelo Consolato e ARICO’ Domenico.
Non solo, altra icastica manifestazione di appartenenza alla ‘ndrangheta è risultata l’organizzazione, da parte delle citate “nuove leve” criminali reggine, nel 2016, di un pellegrinaggio presso il Santuario della “Madonna di Polsi”, sito in San Luca (RC), evocativo di una ritualità tipica della ‘ndrangheta in quanto, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Polsi, esso è stato per decenni il luogo individuato dalle varie “‘ndrine” per stringere alleanze e per progettare strategie criminali.
Il pellegrinaggio organizzato dagli indagati acquisisce particolare significato allorquando questi definiscono il percorso stesso da seguire: si prevede infatti inizialmente un passaggio – in segno di rispetto – davanti alle Case Circondariali di Reggio Calabria “San Pietro” e “Arghillà” nonché nei pressi dell’abitazione di FRANCO Roberto. Vengono quindi attentamente vagliate e scelte anche le modalità di trasporto e i partecipanti: verrà quindi utilizzato un autocarro scoperto, allestito in modo adeguato alla circostanza (impianto di amplificazione, generatore elettrico, etc..), ed invitati soggetti ritenuti idonei a partecipare all’evento, precisando che avrebbero preso parte esponenti delle “locali” di Archi, Condera e Cannavò: “… facciamo il triangolo delle bermuda Archi, Condera e Cannavò …”.
Non ultimo, le evidenze investigative certificano come l’organizzazione criminale in questione fosse particolarmente sollecita nel provvedere ai bisogni dei numerosi detenuti presso le Case Circondariali, attraverso la cosiddetta “colletta”, ovvero l’invio di “soldi” e la fornitura di “generi alimentari”.
Acquisiti i profili criminali, le investigazioni si sono soffermate sulle attività condotte da IANNI’ Danilo, TEGANO Domenico e FRANCO Francesco i quali – unitamente ad altri soggetti, tra cui FURFARO Santo e SERGI Francesco (detto “Zeus”) – avevano la disponibilità di siti web illegali “.com” ovvero “.it” (formalmente e/o di fatto riconducibili ai vertici delle società che hanno gestito i marchi “planetwin365” e/o “betaland”) e promuovevano nel territorio di competenza l’attività tipica dei “bookmaker”, organizzando e gestendo la raccolta illegale del gioco e delle scommesse attraverso una ramificata rete commerciale che utilizzava i siti “www.betclu.com”, “www.fullbetter.com”, “www.europabet24.com”, “www.sportbet75.net”, “www.premierwin365.it”, “www.dominobet.it”, “www.futurebet2021.com”, “www.future2bet2021.com” e “www.fsa365.com”.
Avvalendosi dei medesimi siti “.com” l’associazione aveva inoltre sviluppato ulteriori reti commerciali in Toscana, Liguria, Lombardia e nelle province di Siracusa, Catania e Crotone, con il necessario coinvolgimento di ulteriori responsabili.
E’ stata così accertata l’esistenza di un articolato sodalizio criminale che – grazie agli accordi territoriali con le organizzazioni mafiose – si è infiltrato nel tessuto economico nazionale, con specifico riferimento al comparto dei giochi e delle scommesse, compiendo una pluralità di violazioni che vanno dalla raccolta fisica delle scommesse in assenza della prevista concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, all’utilizzo di siti online “.com” completamente illegali, all’uso dei Centri Trasmissioni Dati (CTD) e dei Punti Vendita Ricariche (PVR), come schermo giuridico fittizio dietro cui celare la raccolta illegale.
Sotto il profilo giuridico, infatti, i CTD e i PVR devono operare alla stregua di un “internet point”, mettendo a disposizione del giocatore gli strumenti e i canali informatici necessari per raggiungere la piattaforma aziendale gestita all’estero, ossia devono limitarsi a svolgere una mera attività di agevolazione del contatto commerciale tra il cliente ed i “bookmaker”, concessionari esteri, senza avere alcuna possibilità di influenza sulla conclusione del contratto di scommessa e, meno che mai, sulla gestione della stessa.
In realtà, si è accertato come siffatta apparente operatività aziendale occultasse la raccolta fisica delle scommesse e dei giochi, sottoposti al sistema concessorio nazionale, attraverso l’apertura, a favore dei singoli punti commerciali, di una serie di “fidi” con conseguenti successive compensazioni delle poste di “dare” ed “avere” (con cadenza mensile, trimestrale o semestrale), a seconda delle vincite accumulate dalla clientela.
Detta rete commerciale aveva una struttura gerarchica a catena che vedeva al vertice i c.d. “master”, ovvero l’apice della rete commerciale del “brand” in un determinato territorio, raccogliendo sotto la propria responsabilità, talvolta con ulteriori intermediari, una serie di punti commerciali che si relazionavano direttamente con la clientela.
Ciascuno dei componenti la citata rete commerciale vantava dei profitti in percentuale sul totale del giocato; sicché, prima di essere trasferiti all’estero, agli utili derivanti dalla raccolta (al netto delle vincite dei giocatori) erano sottratte le provvigioni spettanti a ciascuno.
Talvolta i “master”, che vantavano il controllo piramidale di un numero significativo di punti commerciali, “bancavano” una quota parte delle scommesse condividendo con il “bookmaker” il rischio d’impresa connesso all’andamento delle attività, così partecipando alle vincite e alle perdite nella percentuale pattuita (c.d. “co-banco”).
Tale modalità operativa genera sempre un’attività illecita: il c.d. “co-banco”, infatti, cela l’esistenza di una società di fatto tra il “bookmaker” ed il “master”, che condividono i rischi economici connessi alla gestione del servizio e che vi conferiscono il primo, il sistema gestionale in remoto ed il secondo, la rete commerciale dedita alla diffusione del prodotto.
Ne deriva, allora, come il soggetto gerente il servizio non sia l’apparente concessionario, ma la società di fatto, che utilizza quella concessione per esercitare l’attività di gestione e raccolta dei giochi e delle scommesse.
Tuttavia, poiché tale operazione avviene senza alcuna autorizzazione dell’ADM, ne deriva la realizzazione di una forma vietata di cessione della concessione, ovvero di un suo utilizzo da parte di un soggetto terzo (la società di fatto), che si interpone tra il concessionario e l’utente finale; in entrambi i casi, l’attività di raccolta delle scommesse è esercitata da soggetto privo di concessione ed è, perciò, illecita.
Nel corso delle indagini è stato inoltre rilevato l’esercizio, da parte di alcuni componenti dell’articolato sodalizio criminale sopra citato, di una pluralità di attività illecite quali l’esercizio abusivo di attività creditizia, l’organizzazione di corse clandestine di cavalli con la contestuale raccolta illegale delle scommesse, la creazione di alcune sale adibite a “bische clandestine” gestite da soggetti appartenenti e/o vicini a cosche di “‘ndrangheta”, operanti sul territorio reggino, il riciclaggio e il traffico di sostanze stupefacenti.
È stata altresì accertata l’ostentazione da parte alcuni associati di auto e di orologi di lusso (Ferrari, Rolex, etc), di frequenti soggiorni in suite presso hotel a 5 stelle (tra i quali il “Bellagio” di Las Vegas), la disponibilità di cospicue somme di denaro contante, come dimostrano le seguenti immagini pubblicate sui relativi profili “social” degli stessi indagati:
Episodio emblematico della disponibilità di rilevanti somme di contante e del “modus operandi” utilizzato dall’organizzazione per il riciclaggio delle stesse, è stato rilevato nel novembre del 2016 allorquando, a seguito di un controllo di polizia eseguito a Salerno da personale del locale Gruppo della Guardia di Finanza, venivano rinvenuti e sequestrati a bordo dell’auto di un associato che si stava recando a giocare in un casinò, 42.980 euro in contanti. Lo stesso responsabile, dopo il sequestro della somma, si preoccupava di trovare delle giustificazioni da opporre alla Guardia di Finanza, e avviava immediate telefonate con una serie di amici/soci ai quali chiedeva di mandargli delle attestazioni di vincita (schedine vincenti) presso le agenzie scommesse, di importo inferiore ai 3.000 euro. Significativo, al riguardo, il passaggio di una di tali conversazioni nella quale l’interlocutore, non riuscendo a comprendere le motivazioni di tale richiesta, attesa la strumentalità della stessa, rispondeva “Che vuol dire <<hai vinto?>>.”.
Inoltre, è stata accertata l’infiltrazione della cosca Piromalli nelle imprese riferibili a FURFARO Santo, tra cui il Susan Bowling, sito all’interno del Parco Annunziata di Gioia Tauro ed un’impresa dedita al noleggio, su scala nazionale, di slot e VLT.
Le indagini così condotte sono state progressivamente ampliate, con il significativo contributo del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti delle società di diritto maltese “SKS365 MALTA LTD” (già “SKS365 GROUP GMBH”), titolare del marchio “PlanetWin365” e “OIA SERVICES LTD”, titolare dei marchi “Betaland” ed “Enjoybet”, che hanno strutturato sul territorio italiano una ramificata rete commerciale costituita da CTD, PVR ed Agenzie.
Va precisato, con riferimento alla “SKS365” che le investigazioni hanno riguardato esclusivamente la proprietà/management che ha gestito la società fino al 2017, ovvero prima della sua cessione ai nuovi proprietari, nei cui confronti non sono emersi elementi di responsabilità.
Grazie alle puntuali dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, è stato accertato che dette società, anche dopo aver aderito alla procedura di regolarizzazione per emersione prevista dalle leggi di stabilità 2015 e 2016 (c.d. “Sanatoria”), hanno continuato ad effettuare una raccolta parallela a quella legale attraverso siti web “.com” gestiti, anche nella modalità di “co-banco”, da soggetti riconducibili a diverse organizzazioni mafiose, così integrando, tra l’altro, il reato di cui all’art. 4 della legge 13/12/1989, n. 401 (Esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa).
Ciò è avvenuto sulla base del presupposto che – come confermato dagli stessi collaboratori di giustizia – in determinate aree del paese, tra le quali il territorio calabrese e, in particolare, la provincia di Reggio Calabria, non è possibile accedere al mercato dei giochi e delle scommesse senza il preventivo accordo con i sodalizi criminali che ne detengono il controllo.
Con specifico riferimento alla diffusione sul territorio calabrese delle varie agenzie a marchio “Planetwin365” sono stati inoltre appurati rapporti di natura illecita posti in essere da ZUNGRI Antonio, nella sua qualità di “master regionale Calabria”, nonché da LARUFFA David, quale “Agente Calabria”, con esponenti di ‘ndrangheta ovvero gravitanti in contesti di crimine organizzato. In particolare, le indagini hanno accertato l’infiltrazione di esponenti della cosca Pesce Bellocco, nella rete commerciale, destinata alla distribuzione territoriali del predetto brand.
Inoltre, con il determinante contributo del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, che ha eseguito un’articolata attività tecnica di ispezione informatica presso la principale società italiana che ha creato e gestito la parte software delle predette aziende estere, è stato rilevato che queste ultime, nonostante avessero aderito alla “sanatoria”, hanno di fatto continuato ad effettuare la raccolta illecita del gioco e delle scommesse sul territorio nazionale, attraverso siti non autorizzati, con suffisso “.com”, quali “Palace777”, “BetFaktor”, “GoldenGool”, “PlanetWin365”, “PremierWin365” e “JokerBet”.
Conseguentemente, hanno agevolato l’infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso nel tessuto economico nazionale con il relativo conseguimento di ingenti illeciti profitti, omettendo peraltro di dichiarare maggiori ricavi per un importo pari ad € 2.465.614.580,42, cui corrisponde IRES non versata per € 21.865.722,64, e un’imposta unica sulle scommesse non versata per € 38.399.700,04.
Con riferimento ai marchi “Betaland” ed “Enjoybet”, riconducibili alla società maltese “OIA SERVICES LTD”, sono state accertate le medesime illecite modalità di gestione dell’attività grazie anche agli accordi con gli esponenti della cosca “TEGANO”.
Anche in questo caso è stato accertato che la “OIA SERVICES LTD”, pur avendo aderito alla sanatoria, attraverso la sua rete commerciale, negli anni 2015 e 2016, ha omesso di dichiarare in Italia ricavi per € 440.123.958,47, cui corrisponde IRES non versata per € 8.070.869,23 e un’Imposta Unica sulle Scommesse pari a € 12.342.571,52.
Infine, sempre seguendo il medesimo percorso investigativo, è stata approfondita la rete commerciale sviluppata sul territorio italiano dalla “GVC NEW LIMITED”, ulteriore società maltese collegata alla citata “OIA SERVICES LIMITED”.
Al riguardo, è stato accertato come detta società negli anni dal 2012 al 2014 abbia esercitato sul territorio nazionale la raccolta illecita del gioco e delle scommesse per € 237.719.818,01, cui corrisponde un’IRES evasa penalmente rilevante pari a € 4.109.200,31 e un’Imposta Unica sulle Scommesse per € 9.136.245,26.
In esito alle suddette risultanza investigative, è stato disposto il sequestro per equivalente di complessivi oltre 93 milioni di euro in relazione alle imposte evase (IRES e IUS), nonché di ulteriori 123 milioni di euro quale profitto illecito conseguito dall’organizzazione criminale.
Così, sulla scorta dei gravi elementi indiziari raccolti, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia – di Reggio Calabria, ha emesso una misura cautelare, in corso di esecuzione sul territorio nazionale e in diversi Stati esteri (Malta, Austria, Romania, Antille Olandesi) – mediante i canali internazionali di cooperazione giudiziaria – che dispone:
il fermo di indiziato di delitto nei confronti di n. 18 soggetti;
il sequestro preventivo:
di nr. 15 imprese operanti sul territorio nazionale;
dell’intero patrimonio aziendale di nr. 23 imprese estere;
di n. 33 siti di scommesse on-line;
dell’intero profitto dell’organizzazione criminale;
di 24 immobili;
di numerosi automezzi, conti correnti italiani e esteri, nonché di innumerevoli quote societarie di imprese nazionali ed estere,
per un valore corrispondente ad oltre 723 milioni di euro”.
https://www.jamma.tv/attualitasx/bombar ... ale-157217
Dalle prime luci dell’alba, oltre 200 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente a personale del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma, stanno eseguendo in tutto il territorio nazionale un’imponente operazione con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia di Roma e della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, guidata dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, volta all’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 18 soggetti, nonché al sequestro dell’intero profitto dell’organizzazione criminale, oltre a quello di 23 società estere, 15 società italiane operanti nel settore dei giochi e delle scommesse, 24 immobili, 7 automezzi, 33 siti nazionali e internazionali di “gambling on line” ed innumerevoli quote societarie e conti correnti nazionali ed esteri, per un valore complessivo corrispondente ad oltre 723 milioni di euro.
Le indagini, originariamente condotte da personale del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e coordinate dal Procuratore Capo della Repubblica di Reggio Calabria, hanno accertato l’esistenza di una pluralità di associazioni per delinquere operanti sul territorio nazionale nel settore della raccolta del gioco e delle scommesse con i marchi “PLANETWIN365” (fino al 2017), “BETALAND” ed “ENJOYBET” (con condotta tuttora perdurante) le quali, in rapporto sinallagmatico con la ‘ndrangheta, da un lato consentivano a quest’ultima di infiltrarsi nella propria rete commerciale e di riciclare gli imponenti proventi illeciti, dall’altro traevano esse stesse significativo supporto per l’ampliamento della propria rete commerciale e per la distribuzione capillare del proprio marchio sul territorio.
“Ciò è stato possibile grazie agli accordi stretti con soggetti collegati alle cosche reggine e, in primis, con i rampolli emergenti delle locali organizzazioni ‘ndranghetiste, IANNI’ Danilo, TEGANO Domenico e FRANCO Francesco, delle quali potevano sfruttare i metodi caratteristici di un’associazione mafiosa, la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, per commettere delitti e per acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di attività economiche illegali” spiega il Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri nel corso di una conferenza stampa.
“Per realizzare i loro progetti, i predetti TEGANO Domenico e FRANCO Francesco, a loro volta, si sono avvalsi del peso criminale delle rispettive figure paterne: TEGANO PASQUALE (vertice dell’omonima cosca, più volte condannato per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e FRANCO Roberto – capo dell’omonima “‘ndrina” operante nel rione Santa Caterina di Reggio Calabria e aderente al sodalizio che fa capo alle famiglie “DE STEFANO-TEGANO” – coinvolto, più di recente, nell’operazione denominata “Sistema Reggio” ed attualmente detenuto.
Emerge inoltre come le questioni legate ai debiti contratti dai diversi clienti/scommettitori relativi alla concessione di fidi nel settore del gioco e delle scommesse e alla fornitura di sostanze stupefacenti, fossero “agevolmente” risolte grazie al sempre disponibile intervento di soggetti di alto profilo criminale, come MURINA Carmelo Consolato e ARICO’ Domenico.
Non solo, altra icastica manifestazione di appartenenza alla ‘ndrangheta è risultata l’organizzazione, da parte delle citate “nuove leve” criminali reggine, nel 2016, di un pellegrinaggio presso il Santuario della “Madonna di Polsi”, sito in San Luca (RC), evocativo di una ritualità tipica della ‘ndrangheta in quanto, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna di Polsi, esso è stato per decenni il luogo individuato dalle varie “‘ndrine” per stringere alleanze e per progettare strategie criminali.
Il pellegrinaggio organizzato dagli indagati acquisisce particolare significato allorquando questi definiscono il percorso stesso da seguire: si prevede infatti inizialmente un passaggio – in segno di rispetto – davanti alle Case Circondariali di Reggio Calabria “San Pietro” e “Arghillà” nonché nei pressi dell’abitazione di FRANCO Roberto. Vengono quindi attentamente vagliate e scelte anche le modalità di trasporto e i partecipanti: verrà quindi utilizzato un autocarro scoperto, allestito in modo adeguato alla circostanza (impianto di amplificazione, generatore elettrico, etc..), ed invitati soggetti ritenuti idonei a partecipare all’evento, precisando che avrebbero preso parte esponenti delle “locali” di Archi, Condera e Cannavò: “… facciamo il triangolo delle bermuda Archi, Condera e Cannavò …”.
Non ultimo, le evidenze investigative certificano come l’organizzazione criminale in questione fosse particolarmente sollecita nel provvedere ai bisogni dei numerosi detenuti presso le Case Circondariali, attraverso la cosiddetta “colletta”, ovvero l’invio di “soldi” e la fornitura di “generi alimentari”.
Acquisiti i profili criminali, le investigazioni si sono soffermate sulle attività condotte da IANNI’ Danilo, TEGANO Domenico e FRANCO Francesco i quali – unitamente ad altri soggetti, tra cui FURFARO Santo e SERGI Francesco (detto “Zeus”) – avevano la disponibilità di siti web illegali “.com” ovvero “.it” (formalmente e/o di fatto riconducibili ai vertici delle società che hanno gestito i marchi “planetwin365” e/o “betaland”) e promuovevano nel territorio di competenza l’attività tipica dei “bookmaker”, organizzando e gestendo la raccolta illegale del gioco e delle scommesse attraverso una ramificata rete commerciale che utilizzava i siti “www.betclu.com”, “www.fullbetter.com”, “www.europabet24.com”, “www.sportbet75.net”, “www.premierwin365.it”, “www.dominobet.it”, “www.futurebet2021.com”, “www.future2bet2021.com” e “www.fsa365.com”.
Avvalendosi dei medesimi siti “.com” l’associazione aveva inoltre sviluppato ulteriori reti commerciali in Toscana, Liguria, Lombardia e nelle province di Siracusa, Catania e Crotone, con il necessario coinvolgimento di ulteriori responsabili.
E’ stata così accertata l’esistenza di un articolato sodalizio criminale che – grazie agli accordi territoriali con le organizzazioni mafiose – si è infiltrato nel tessuto economico nazionale, con specifico riferimento al comparto dei giochi e delle scommesse, compiendo una pluralità di violazioni che vanno dalla raccolta fisica delle scommesse in assenza della prevista concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, all’utilizzo di siti online “.com” completamente illegali, all’uso dei Centri Trasmissioni Dati (CTD) e dei Punti Vendita Ricariche (PVR), come schermo giuridico fittizio dietro cui celare la raccolta illegale.
Sotto il profilo giuridico, infatti, i CTD e i PVR devono operare alla stregua di un “internet point”, mettendo a disposizione del giocatore gli strumenti e i canali informatici necessari per raggiungere la piattaforma aziendale gestita all’estero, ossia devono limitarsi a svolgere una mera attività di agevolazione del contatto commerciale tra il cliente ed i “bookmaker”, concessionari esteri, senza avere alcuna possibilità di influenza sulla conclusione del contratto di scommessa e, meno che mai, sulla gestione della stessa.
In realtà, si è accertato come siffatta apparente operatività aziendale occultasse la raccolta fisica delle scommesse e dei giochi, sottoposti al sistema concessorio nazionale, attraverso l’apertura, a favore dei singoli punti commerciali, di una serie di “fidi” con conseguenti successive compensazioni delle poste di “dare” ed “avere” (con cadenza mensile, trimestrale o semestrale), a seconda delle vincite accumulate dalla clientela.
Detta rete commerciale aveva una struttura gerarchica a catena che vedeva al vertice i c.d. “master”, ovvero l’apice della rete commerciale del “brand” in un determinato territorio, raccogliendo sotto la propria responsabilità, talvolta con ulteriori intermediari, una serie di punti commerciali che si relazionavano direttamente con la clientela.
Ciascuno dei componenti la citata rete commerciale vantava dei profitti in percentuale sul totale del giocato; sicché, prima di essere trasferiti all’estero, agli utili derivanti dalla raccolta (al netto delle vincite dei giocatori) erano sottratte le provvigioni spettanti a ciascuno.
Talvolta i “master”, che vantavano il controllo piramidale di un numero significativo di punti commerciali, “bancavano” una quota parte delle scommesse condividendo con il “bookmaker” il rischio d’impresa connesso all’andamento delle attività, così partecipando alle vincite e alle perdite nella percentuale pattuita (c.d. “co-banco”).
Tale modalità operativa genera sempre un’attività illecita: il c.d. “co-banco”, infatti, cela l’esistenza di una società di fatto tra il “bookmaker” ed il “master”, che condividono i rischi economici connessi alla gestione del servizio e che vi conferiscono il primo, il sistema gestionale in remoto ed il secondo, la rete commerciale dedita alla diffusione del prodotto.
Ne deriva, allora, come il soggetto gerente il servizio non sia l’apparente concessionario, ma la società di fatto, che utilizza quella concessione per esercitare l’attività di gestione e raccolta dei giochi e delle scommesse.
Tuttavia, poiché tale operazione avviene senza alcuna autorizzazione dell’ADM, ne deriva la realizzazione di una forma vietata di cessione della concessione, ovvero di un suo utilizzo da parte di un soggetto terzo (la società di fatto), che si interpone tra il concessionario e l’utente finale; in entrambi i casi, l’attività di raccolta delle scommesse è esercitata da soggetto privo di concessione ed è, perciò, illecita.
Nel corso delle indagini è stato inoltre rilevato l’esercizio, da parte di alcuni componenti dell’articolato sodalizio criminale sopra citato, di una pluralità di attività illecite quali l’esercizio abusivo di attività creditizia, l’organizzazione di corse clandestine di cavalli con la contestuale raccolta illegale delle scommesse, la creazione di alcune sale adibite a “bische clandestine” gestite da soggetti appartenenti e/o vicini a cosche di “‘ndrangheta”, operanti sul territorio reggino, il riciclaggio e il traffico di sostanze stupefacenti.
È stata altresì accertata l’ostentazione da parte alcuni associati di auto e di orologi di lusso (Ferrari, Rolex, etc), di frequenti soggiorni in suite presso hotel a 5 stelle (tra i quali il “Bellagio” di Las Vegas), la disponibilità di cospicue somme di denaro contante, come dimostrano le seguenti immagini pubblicate sui relativi profili “social” degli stessi indagati:
Episodio emblematico della disponibilità di rilevanti somme di contante e del “modus operandi” utilizzato dall’organizzazione per il riciclaggio delle stesse, è stato rilevato nel novembre del 2016 allorquando, a seguito di un controllo di polizia eseguito a Salerno da personale del locale Gruppo della Guardia di Finanza, venivano rinvenuti e sequestrati a bordo dell’auto di un associato che si stava recando a giocare in un casinò, 42.980 euro in contanti. Lo stesso responsabile, dopo il sequestro della somma, si preoccupava di trovare delle giustificazioni da opporre alla Guardia di Finanza, e avviava immediate telefonate con una serie di amici/soci ai quali chiedeva di mandargli delle attestazioni di vincita (schedine vincenti) presso le agenzie scommesse, di importo inferiore ai 3.000 euro. Significativo, al riguardo, il passaggio di una di tali conversazioni nella quale l’interlocutore, non riuscendo a comprendere le motivazioni di tale richiesta, attesa la strumentalità della stessa, rispondeva “Che vuol dire <<hai vinto?>>.”.
Inoltre, è stata accertata l’infiltrazione della cosca Piromalli nelle imprese riferibili a FURFARO Santo, tra cui il Susan Bowling, sito all’interno del Parco Annunziata di Gioia Tauro ed un’impresa dedita al noleggio, su scala nazionale, di slot e VLT.
Le indagini così condotte sono state progressivamente ampliate, con il significativo contributo del Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti delle società di diritto maltese “SKS365 MALTA LTD” (già “SKS365 GROUP GMBH”), titolare del marchio “PlanetWin365” e “OIA SERVICES LTD”, titolare dei marchi “Betaland” ed “Enjoybet”, che hanno strutturato sul territorio italiano una ramificata rete commerciale costituita da CTD, PVR ed Agenzie.
Va precisato, con riferimento alla “SKS365” che le investigazioni hanno riguardato esclusivamente la proprietà/management che ha gestito la società fino al 2017, ovvero prima della sua cessione ai nuovi proprietari, nei cui confronti non sono emersi elementi di responsabilità.
Grazie alle puntuali dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, è stato accertato che dette società, anche dopo aver aderito alla procedura di regolarizzazione per emersione prevista dalle leggi di stabilità 2015 e 2016 (c.d. “Sanatoria”), hanno continuato ad effettuare una raccolta parallela a quella legale attraverso siti web “.com” gestiti, anche nella modalità di “co-banco”, da soggetti riconducibili a diverse organizzazioni mafiose, così integrando, tra l’altro, il reato di cui all’art. 4 della legge 13/12/1989, n. 401 (Esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa).
Ciò è avvenuto sulla base del presupposto che – come confermato dagli stessi collaboratori di giustizia – in determinate aree del paese, tra le quali il territorio calabrese e, in particolare, la provincia di Reggio Calabria, non è possibile accedere al mercato dei giochi e delle scommesse senza il preventivo accordo con i sodalizi criminali che ne detengono il controllo.
Con specifico riferimento alla diffusione sul territorio calabrese delle varie agenzie a marchio “Planetwin365” sono stati inoltre appurati rapporti di natura illecita posti in essere da ZUNGRI Antonio, nella sua qualità di “master regionale Calabria”, nonché da LARUFFA David, quale “Agente Calabria”, con esponenti di ‘ndrangheta ovvero gravitanti in contesti di crimine organizzato. In particolare, le indagini hanno accertato l’infiltrazione di esponenti della cosca Pesce Bellocco, nella rete commerciale, destinata alla distribuzione territoriali del predetto brand.
Inoltre, con il determinante contributo del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, che ha eseguito un’articolata attività tecnica di ispezione informatica presso la principale società italiana che ha creato e gestito la parte software delle predette aziende estere, è stato rilevato che queste ultime, nonostante avessero aderito alla “sanatoria”, hanno di fatto continuato ad effettuare la raccolta illecita del gioco e delle scommesse sul territorio nazionale, attraverso siti non autorizzati, con suffisso “.com”, quali “Palace777”, “BetFaktor”, “GoldenGool”, “PlanetWin365”, “PremierWin365” e “JokerBet”.
Conseguentemente, hanno agevolato l’infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso nel tessuto economico nazionale con il relativo conseguimento di ingenti illeciti profitti, omettendo peraltro di dichiarare maggiori ricavi per un importo pari ad € 2.465.614.580,42, cui corrisponde IRES non versata per € 21.865.722,64, e un’imposta unica sulle scommesse non versata per € 38.399.700,04.
Con riferimento ai marchi “Betaland” ed “Enjoybet”, riconducibili alla società maltese “OIA SERVICES LTD”, sono state accertate le medesime illecite modalità di gestione dell’attività grazie anche agli accordi con gli esponenti della cosca “TEGANO”.
Anche in questo caso è stato accertato che la “OIA SERVICES LTD”, pur avendo aderito alla sanatoria, attraverso la sua rete commerciale, negli anni 2015 e 2016, ha omesso di dichiarare in Italia ricavi per € 440.123.958,47, cui corrisponde IRES non versata per € 8.070.869,23 e un’Imposta Unica sulle Scommesse pari a € 12.342.571,52.
Infine, sempre seguendo il medesimo percorso investigativo, è stata approfondita la rete commerciale sviluppata sul territorio italiano dalla “GVC NEW LIMITED”, ulteriore società maltese collegata alla citata “OIA SERVICES LIMITED”.
Al riguardo, è stato accertato come detta società negli anni dal 2012 al 2014 abbia esercitato sul territorio nazionale la raccolta illecita del gioco e delle scommesse per € 237.719.818,01, cui corrisponde un’IRES evasa penalmente rilevante pari a € 4.109.200,31 e un’Imposta Unica sulle Scommesse per € 9.136.245,26.
In esito alle suddette risultanza investigative, è stato disposto il sequestro per equivalente di complessivi oltre 93 milioni di euro in relazione alle imposte evase (IRES e IUS), nonché di ulteriori 123 milioni di euro quale profitto illecito conseguito dall’organizzazione criminale.
Così, sulla scorta dei gravi elementi indiziari raccolti, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia – di Reggio Calabria, ha emesso una misura cautelare, in corso di esecuzione sul territorio nazionale e in diversi Stati esteri (Malta, Austria, Romania, Antille Olandesi) – mediante i canali internazionali di cooperazione giudiziaria – che dispone:
il fermo di indiziato di delitto nei confronti di n. 18 soggetti;
il sequestro preventivo:
di nr. 15 imprese operanti sul territorio nazionale;
dell’intero patrimonio aziendale di nr. 23 imprese estere;
di n. 33 siti di scommesse on-line;
dell’intero profitto dell’organizzazione criminale;
di 24 immobili;
di numerosi automezzi, conti correnti italiani e esteri, nonché di innumerevoli quote societarie di imprese nazionali ed estere,
per un valore corrispondente ad oltre 723 milioni di euro”.
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Re: Su operazione scommesse: implicati noti bookmaker esteri operanti nel settore dei giochi sul territorio nazionale
Messaggioda scommettitore siracusano » 14/11/2018 - 13:29
SCOMMESSE ONLINE, 68 ARRESTI E SEQUESTRI PER 1 MILIARDO DI EURO
Novembre 14, 2018 Scritto da Rf
https://www.gioconews.it/cronache/70-ge ... do-di-euro
Maxi operazione condotta dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo su scommesse online per un giro di affari di 1 miliardo di euro.
Dalle prime luci dell’alba di oggi, 14 novembre, è in corso un'imponente operazione internazionale di polizia, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, che vede impegnati congiuntamente uomini di Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri e Dia nella cattura di 68 esponenti della criminalità organizzata pugliese, calabrese e siciliana e nel sequestro di beni per 1 miliardo di euro in Italia e in numerosi Stati esteri.
I reati contestati sono tutti riconducibili all’associazione mafiosa, al trasferimento fraudolento di valori, al riciclaggio ed autoriclaggio, all’illecita raccolta di scommesse online ed alla connessa fraudolenta sottrazione ai prelievi fiscali dei relativi guadagni.
L’attività repressiva in corso giunge al termine di complesse indagini, delegate dalle Dda delle Procure della Repubblica di Bari, Reggio Calabria e Catania e riguarda gruppi criminali che si erano spartiti e controllavano, con modalità mafiose, il lucrosissimo mercato della raccolta illecita di scommesse su eventi sportivi e non, per un volume di giocate superiore a 4,5 miliardi di euro su diverse piattaforme online gestite dalle associazioni delittuose.
I cospicui guadagni accumulati, monitorati dalla Guardia di Finanza, venivano poi reinvestiti in patrimoni immobiliari e posizioni finanziarie all’estero, intestati a persone, fondazioni e società, schermati con la complicità di prestanome di comodo.
Su tali beni sono in corso di esecuzione i provvedimenti di sequestro in Italia e all’estero, grazie anche alla fondamentale collaborazione delle autorità giudiziarie di Austria, Svizzera, Regno Unito, Isola di Man, Paesi Bassi, Curaçao, Serbia, Albania, Spagna e Malta, nonché dell’Unità di Cooperazione Eurojust.
IL COMMENTO DI SALVINI - Poche parole ma efficaci quelle del ministro dell'Interno Matteo Salvini, espresse su Facebook in merito agli arresti contro la criminalità organizzata su scommesse online illegali. "68 mafiosi che controllavano le scommesse online arrestati e beni per un miliardo di euro sequestrati. Bene, avanti così".
I DETTAGLI DELL'OPERAZIONE - Secondo quanto si apprende da un comunicato diramato dalla Procura della Repubblica del tribunale di Catania, "sono stati eseguiti ventotto provvedimenti di fermo, anche nei confronti di esponenti dei clan mafiosi Santapaola-Ercolano e Cappello, dediti al controllo illecito del mercato delle scommesse sportive e dei giochi esercitati attraverso rete telematica e raccolte da banco. I reati contestati sono quelli di associazione mafiosa; di associazione a delinquere, a carattere transnazionale, finalizzata all’illecito esercizio sul territorio nazionale di giochi e scommesse sportive; di riciclaggio; di autoriciclaggio; di intestazione fittizia di beni; di truffa a danno dello Stato; di omessa e infedele dichiarazione dei redditi, reati aggravati dalla finalità di agevolazione dell’associazione di stampo mafioso, per avere consentito ai due sodalizi mafiosi summenzionati l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse online, nonché l’autoriciclaggio dei proventi derivanti dalle attività criminose delle stesse associazioni. Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti di fermo, sono stati eseguiti in via d’urgenza sequestri preventivi di beni per un valore di circa 70 milioni di euro localizzati sia in Italia che all’estero, nonché di quarantasei agenzie di scommesse/internet point, ricadenti nelle province di Catania, Messina, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa. In particolare, "la Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico ), ha dato esecuzione a sequestri preventivi finalizzati alla confisca, anche per sproporzione, di un patrimonio complessivo dell’ingente valore sopra indicato in virtù di approfondite indagini economico-finanziarie condotte da questa stessa Forza di Polizia e con l’attivazione dei canali di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia che hanno consentito di individuare e sequestrare circa un centinaio di rapporti bancari e conti correnti accesi in Italia e nelle Isole di Man, mentre altrettanti conti correnti e depositi bancari sono stati individuati in altri Paesi. La stessa Guardia di Finanza ha inoltre sequestrato venticinque centri scommesse attivi nelle province di Catania, Messina e Siracusa; l’Arma dei Carabinieri ne ha sequestrata uno con sede in Misterbianco (Ct) mentre altre venti sono stati individuati e sequestrati dalla Polizia di Stato, riconducibili direttamente o indirettamente al clan Cappello". Le indagini condotte dalle tre Forze di polizia summenzionate sono state distinte ed autonome tra loro ma coordinate dalla Procura della Repubblica del tribunale di Catania secondo un unico progetto investigativo che prevedeva la suddivisione delle aree di intervento in modo che Guardia di Finanza e Carabinieri si occupassero delle attività illecite facenti capo ad esponenti di spicco della famiglia catanese di Cosa Nostra ed in particolare a Placenti Carmelo, Placenti Giuseppe Gabriele e Placenti Vincenzo, la cui attività criminale per conto della famiglia Santapaola Ercolano anche in settori diversi da quello del gaming on line era già ben nota ai militari dell’Arma, mentre la Polizia di Stato seguiva le attività illecite riconducibili ad esponenti di rilievo del clan Cappello. "Le indagini si sono avvalse tutte, oltre che di attività tecniche e dinamiche, del contributo di un collaboratore di giustizia che era stato, grazie alle proprie competenze tecniche specifiche, l’ideatore della struttura organizzativa utilizzata dai predetti sodalizi mafiosi per operare nel settore e che è stato quindi in grado di fornire la chiave di lettura idonea a disvelare il sistema illecito una volta che ha deciso di collaborare con la giustizia per sottrarsi al controllo delle predette organizzazioni che non gli avrebbero mai consentito di uscire da tale sistema che procurava loro ingenti profitti derivanti da un volume di scommesse, quantificato dalla Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio di esperti del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche di Roma, solo per un sito web .com in circa venti milioni di euro per il periodo dall’ottobre del 2016 al giugno del 2017, volume di scommesse del tutto sconosciuto all’Erario. Tale attività criminale ha assicurato ai sodalizi mafiosi catanesi un profitto complessivo di oltre 50 milioni di euro tra il 2011 e il 2017", si legge ancora nel comunicato. "Le agenzie di scommesse controllate direttamente o indirettamente dai predetti sodalizi mafiosi simulavano un’attività di trasmissione dati per la raccolta online di scommesse, ma in realtà operavano la tradizionale raccolta da banco per contanti.
La riconducibilità ai sodalizi mafiosi di tali agenzie veniva schermata attraverso un reticolo di società estere (localizzate principalmente nelle Antille Olandesi a Curaçao) amministrate da prestanome, che permetteva alle consorterie criminali di riciclare, anche attraverso il passaggio di denaro sui conti correnti accesi in Paesi non cooperativi, i guadagni illecitamente conseguiti. Il gruppo Placenti aveva compiuto un autentico salto imprenditoriale assurgendo al primario ruolo di bookmaker in grado di imporsi nel mercato regionale del gaming con una rete commerciale di 8 master sotto i quali hanno operato 28 commerciali, 7 sub-commerciali e 20 presentatori. I Placenti avevano così messo a frutto il ruolo di master ricoperto negli anni 2011 -2015 nell’area catanese. Nello specifico, Carlo Paolo Tavarelli e Ivana Ivanovich, negli anni 'pre-sanatoria' dal 2011 al 2015, responsabili dei settori vendita e marketing, nonché titolari di quote societarie promuovevano e alimentavano una parallela rete per l’esercizio abusivo di giochi e scommesse che avveniva sia attraverso la raccolta da banco, non consentita ai punti di commercializzazione (Pdc), che mediante la creazione e il funzionamento di siti web paralleli (quelli con estensione .com) affidati alla gestione di un esperto informatico (ora collaboratore di Giustizia), quale master per la Sicilia, e ai fratelli Placenti, quali master per l’area catanese. "Gli ingenti guadagni originati dall’attività organizzata di raccolta delle scommesse, sono stati reintrodotti dalle compagini criminali nel circuito economico legale mediante l’acquisizione di svariate attività commerciali, la maggior parte delle quali operative nel gaming avente la loro sede non solo in Italia ma anche all’estero.
Gli accertamenti patrimoniali condotti dai Finanzieri di Catania hanno disvelato, in capo al gruppo Placenti, l’esistenza di un patrimonio sproporzionato rispetto alle capacità reddituali e, per le attività commerciali, schermato mediante fittizie intestazioni. Le indagini, estese ai loro compartecipi – titolari delle software house, società di servizi necessarie per il funzionamento dei siti scommesse nonché le figure apicali della holding - hanno consentito a questa Procura di emettere provvedimenti ablativi cautelari per 42 unità immobiliari e 36 società commerciali (tra le quali oltre a società nazionali ed estere attive nel gaming anche un autosalone, una società di rimessaggio di barche e noleggio di moto d’acqua, una palestra, una squadra di calcio militante nel campionato di Promozione). Tra i beni di particolare pregio, vi sono una villa sul mare, edificata ad Augusta e non censita al catasto e un lussuoso appartamento di 11 vani sita a Castelnuovo di Porto a Roma (fittiziamente intestato a un Gruppo Europeo di Interesse Economico maltese) nonché 5 appartamenti in Austria (Vienna e Innsbruck)", ricorda la Procura della Repubblica del tribunale di Catania.
Per quanto concerne le indagini condotte da Squadra Mobile di Catania e Sco, esse hanno consentito di accertare che, "con analoghe modalità tecniche ispirate a suo tempo dall’odierno collaboratore di giustizia, gli interessi del clan Cappello in tale settore del gaming online clandestino venivano curati, sul versante catanese, da Giovanni Orazio Castiglia, legato da rapporti diretti di parentela a Salvatore Massimiliano Salvo, esponente di vertice del predetto clan, mentre sul versante aretuseo emergeva la figura dell’imprenditore Antonino Iacono, residente a Pachino (Sr), quale garante dei medesimi interessi. Venivano così a delinearsi due distinte associazioni a delinquere, dedite all’esercizio del gaming online clandestino, che perseguivano interessi illeciti coincidenti con quello perseguito dalla compagine mafiosa di riferimento e che operavano, pertanto, al fine di agevolare e rafforzare l’operatività del clan Cappello. Il Castiglia è ritenuto organizzatore e direttore dell’associazione per delinquere, promossa da Salvatore Massimiliano Salvo (al quale è contestato il ruolo di capo promotore), finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’intestazione fittizia di beni attraverso l’illecito esercizio dell’attività di giochi e scommesse a distanza, riconducibili a società operanti all’estero (Albania, Romania e Malta) in violazione della normativa di settore, di quella fiscale, antiriciclaggio, ovvero attraverso la creazione di diverse reti di gioco online finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi ed al gioco d’azzardo".
In particolare, si fa riferimento "alla rete operante su siti con estensione .com, mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’Adm, tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra), utilizzati all’interno di sale scommesse, Internet point, Ced, Ctd ed esercizi commerciali. Tali attività, in alcuni casi, erano fittiziamente intestate a soggetti compiacenti. Della doppia veste degli illeciti conseguiti erano certamente consapevoli i vertici della associazioni in parola, tra cui Giovanni Conte, organizzatore della rete di agenzie operanti nei territori di Siracusa, Augusta (Sr), Gela (Cl), Vittoria (Rg) e Floridia (Sr), braccio destro di Fabio Lanzafame e responsabile della gestione territoriale della rete .com; Davide Cioffi, socio responsabile-accettazione della rete.com; Gino Vincenzo D'Anna, responsabile tecnico- finanziario della rete .com; Pietro Salvaggio, socio di Fabio Lanzafame, responsabile per la Sicilia occidentale della rete di siti .com, nonché tutti coloro che, all’interno della rete illecita rivestivano il ruolo di master, tra cui Antonino Russo e Francesco Nania, Andrea Di Bella, Santo D'Agata, Angelo Antonio Susino, Giovanni Di Pasquale e Salvatore Truglio. A Castiglia Giovanni Orazio è stato, altresì, contestato il reato di concorso esterno nell’associazione mafiosa Cappello perché, pur non essendo stabilmente inserito nel sodalizio, contribuiva sistematicamente e consapevolmente alla realizzazione di talune attività ed al raggiungimento degli scopi del clan, avendo organizzato e garantito la diffusione sul territorio di Catania e Siracusa della rete necessaria per realizzare i giochi online, acquisendo agenzie, dirigendo i master e gli agenti, gestendo il flusso di denaro necessario per le vincite, in tal modo fornendo un contributo causale di rilievo per il mantenimento e la realizzazione degli interessi del predetto clan mafioso. Castiglia Giovanni Orazio e Antonino Iacono, inoltre, sono ritenuti organizzatori e direttori anche di una ulteriore associazione a delinquere - anch’essa facente capo al leader promotore Salvatore Massimiliano Salvo - che in termini e modalità del tutto speculari rispetto a quella prima citata, operava specialmente nelle province di Siracusa e Ragusa nella raccolta abusiva di scommesse online tramite i siti con estensione .com, anch’essi mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’Adm e tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra)", conclude il comunicato.
Novembre 14, 2018 Scritto da Rf
https://www.gioconews.it/cronache/70-ge ... do-di-euro
Maxi operazione condotta dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo su scommesse online per un giro di affari di 1 miliardo di euro.
Dalle prime luci dell’alba di oggi, 14 novembre, è in corso un'imponente operazione internazionale di polizia, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, che vede impegnati congiuntamente uomini di Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri e Dia nella cattura di 68 esponenti della criminalità organizzata pugliese, calabrese e siciliana e nel sequestro di beni per 1 miliardo di euro in Italia e in numerosi Stati esteri.
I reati contestati sono tutti riconducibili all’associazione mafiosa, al trasferimento fraudolento di valori, al riciclaggio ed autoriclaggio, all’illecita raccolta di scommesse online ed alla connessa fraudolenta sottrazione ai prelievi fiscali dei relativi guadagni.
L’attività repressiva in corso giunge al termine di complesse indagini, delegate dalle Dda delle Procure della Repubblica di Bari, Reggio Calabria e Catania e riguarda gruppi criminali che si erano spartiti e controllavano, con modalità mafiose, il lucrosissimo mercato della raccolta illecita di scommesse su eventi sportivi e non, per un volume di giocate superiore a 4,5 miliardi di euro su diverse piattaforme online gestite dalle associazioni delittuose.
I cospicui guadagni accumulati, monitorati dalla Guardia di Finanza, venivano poi reinvestiti in patrimoni immobiliari e posizioni finanziarie all’estero, intestati a persone, fondazioni e società, schermati con la complicità di prestanome di comodo.
Su tali beni sono in corso di esecuzione i provvedimenti di sequestro in Italia e all’estero, grazie anche alla fondamentale collaborazione delle autorità giudiziarie di Austria, Svizzera, Regno Unito, Isola di Man, Paesi Bassi, Curaçao, Serbia, Albania, Spagna e Malta, nonché dell’Unità di Cooperazione Eurojust.
IL COMMENTO DI SALVINI - Poche parole ma efficaci quelle del ministro dell'Interno Matteo Salvini, espresse su Facebook in merito agli arresti contro la criminalità organizzata su scommesse online illegali. "68 mafiosi che controllavano le scommesse online arrestati e beni per un miliardo di euro sequestrati. Bene, avanti così".
I DETTAGLI DELL'OPERAZIONE - Secondo quanto si apprende da un comunicato diramato dalla Procura della Repubblica del tribunale di Catania, "sono stati eseguiti ventotto provvedimenti di fermo, anche nei confronti di esponenti dei clan mafiosi Santapaola-Ercolano e Cappello, dediti al controllo illecito del mercato delle scommesse sportive e dei giochi esercitati attraverso rete telematica e raccolte da banco. I reati contestati sono quelli di associazione mafiosa; di associazione a delinquere, a carattere transnazionale, finalizzata all’illecito esercizio sul territorio nazionale di giochi e scommesse sportive; di riciclaggio; di autoriciclaggio; di intestazione fittizia di beni; di truffa a danno dello Stato; di omessa e infedele dichiarazione dei redditi, reati aggravati dalla finalità di agevolazione dell’associazione di stampo mafioso, per avere consentito ai due sodalizi mafiosi summenzionati l’infiltrazione e la connessa espansione nel settore dei giochi e delle scommesse online, nonché l’autoriciclaggio dei proventi derivanti dalle attività criminose delle stesse associazioni. Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti di fermo, sono stati eseguiti in via d’urgenza sequestri preventivi di beni per un valore di circa 70 milioni di euro localizzati sia in Italia che all’estero, nonché di quarantasei agenzie di scommesse/internet point, ricadenti nelle province di Catania, Messina, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa. In particolare, "la Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (Scico ), ha dato esecuzione a sequestri preventivi finalizzati alla confisca, anche per sproporzione, di un patrimonio complessivo dell’ingente valore sopra indicato in virtù di approfondite indagini economico-finanziarie condotte da questa stessa Forza di Polizia e con l’attivazione dei canali di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia che hanno consentito di individuare e sequestrare circa un centinaio di rapporti bancari e conti correnti accesi in Italia e nelle Isole di Man, mentre altrettanti conti correnti e depositi bancari sono stati individuati in altri Paesi. La stessa Guardia di Finanza ha inoltre sequestrato venticinque centri scommesse attivi nelle province di Catania, Messina e Siracusa; l’Arma dei Carabinieri ne ha sequestrata uno con sede in Misterbianco (Ct) mentre altre venti sono stati individuati e sequestrati dalla Polizia di Stato, riconducibili direttamente o indirettamente al clan Cappello". Le indagini condotte dalle tre Forze di polizia summenzionate sono state distinte ed autonome tra loro ma coordinate dalla Procura della Repubblica del tribunale di Catania secondo un unico progetto investigativo che prevedeva la suddivisione delle aree di intervento in modo che Guardia di Finanza e Carabinieri si occupassero delle attività illecite facenti capo ad esponenti di spicco della famiglia catanese di Cosa Nostra ed in particolare a Placenti Carmelo, Placenti Giuseppe Gabriele e Placenti Vincenzo, la cui attività criminale per conto della famiglia Santapaola Ercolano anche in settori diversi da quello del gaming on line era già ben nota ai militari dell’Arma, mentre la Polizia di Stato seguiva le attività illecite riconducibili ad esponenti di rilievo del clan Cappello. "Le indagini si sono avvalse tutte, oltre che di attività tecniche e dinamiche, del contributo di un collaboratore di giustizia che era stato, grazie alle proprie competenze tecniche specifiche, l’ideatore della struttura organizzativa utilizzata dai predetti sodalizi mafiosi per operare nel settore e che è stato quindi in grado di fornire la chiave di lettura idonea a disvelare il sistema illecito una volta che ha deciso di collaborare con la giustizia per sottrarsi al controllo delle predette organizzazioni che non gli avrebbero mai consentito di uscire da tale sistema che procurava loro ingenti profitti derivanti da un volume di scommesse, quantificato dalla Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio di esperti del Nucleo Speciale Frodi Tecnologiche di Roma, solo per un sito web .com in circa venti milioni di euro per il periodo dall’ottobre del 2016 al giugno del 2017, volume di scommesse del tutto sconosciuto all’Erario. Tale attività criminale ha assicurato ai sodalizi mafiosi catanesi un profitto complessivo di oltre 50 milioni di euro tra il 2011 e il 2017", si legge ancora nel comunicato. "Le agenzie di scommesse controllate direttamente o indirettamente dai predetti sodalizi mafiosi simulavano un’attività di trasmissione dati per la raccolta online di scommesse, ma in realtà operavano la tradizionale raccolta da banco per contanti.
La riconducibilità ai sodalizi mafiosi di tali agenzie veniva schermata attraverso un reticolo di società estere (localizzate principalmente nelle Antille Olandesi a Curaçao) amministrate da prestanome, che permetteva alle consorterie criminali di riciclare, anche attraverso il passaggio di denaro sui conti correnti accesi in Paesi non cooperativi, i guadagni illecitamente conseguiti. Il gruppo Placenti aveva compiuto un autentico salto imprenditoriale assurgendo al primario ruolo di bookmaker in grado di imporsi nel mercato regionale del gaming con una rete commerciale di 8 master sotto i quali hanno operato 28 commerciali, 7 sub-commerciali e 20 presentatori. I Placenti avevano così messo a frutto il ruolo di master ricoperto negli anni 2011 -2015 nell’area catanese. Nello specifico, Carlo Paolo Tavarelli e Ivana Ivanovich, negli anni 'pre-sanatoria' dal 2011 al 2015, responsabili dei settori vendita e marketing, nonché titolari di quote societarie promuovevano e alimentavano una parallela rete per l’esercizio abusivo di giochi e scommesse che avveniva sia attraverso la raccolta da banco, non consentita ai punti di commercializzazione (Pdc), che mediante la creazione e il funzionamento di siti web paralleli (quelli con estensione .com) affidati alla gestione di un esperto informatico (ora collaboratore di Giustizia), quale master per la Sicilia, e ai fratelli Placenti, quali master per l’area catanese. "Gli ingenti guadagni originati dall’attività organizzata di raccolta delle scommesse, sono stati reintrodotti dalle compagini criminali nel circuito economico legale mediante l’acquisizione di svariate attività commerciali, la maggior parte delle quali operative nel gaming avente la loro sede non solo in Italia ma anche all’estero.
Gli accertamenti patrimoniali condotti dai Finanzieri di Catania hanno disvelato, in capo al gruppo Placenti, l’esistenza di un patrimonio sproporzionato rispetto alle capacità reddituali e, per le attività commerciali, schermato mediante fittizie intestazioni. Le indagini, estese ai loro compartecipi – titolari delle software house, società di servizi necessarie per il funzionamento dei siti scommesse nonché le figure apicali della holding - hanno consentito a questa Procura di emettere provvedimenti ablativi cautelari per 42 unità immobiliari e 36 società commerciali (tra le quali oltre a società nazionali ed estere attive nel gaming anche un autosalone, una società di rimessaggio di barche e noleggio di moto d’acqua, una palestra, una squadra di calcio militante nel campionato di Promozione). Tra i beni di particolare pregio, vi sono una villa sul mare, edificata ad Augusta e non censita al catasto e un lussuoso appartamento di 11 vani sita a Castelnuovo di Porto a Roma (fittiziamente intestato a un Gruppo Europeo di Interesse Economico maltese) nonché 5 appartamenti in Austria (Vienna e Innsbruck)", ricorda la Procura della Repubblica del tribunale di Catania.
Per quanto concerne le indagini condotte da Squadra Mobile di Catania e Sco, esse hanno consentito di accertare che, "con analoghe modalità tecniche ispirate a suo tempo dall’odierno collaboratore di giustizia, gli interessi del clan Cappello in tale settore del gaming online clandestino venivano curati, sul versante catanese, da Giovanni Orazio Castiglia, legato da rapporti diretti di parentela a Salvatore Massimiliano Salvo, esponente di vertice del predetto clan, mentre sul versante aretuseo emergeva la figura dell’imprenditore Antonino Iacono, residente a Pachino (Sr), quale garante dei medesimi interessi. Venivano così a delinearsi due distinte associazioni a delinquere, dedite all’esercizio del gaming online clandestino, che perseguivano interessi illeciti coincidenti con quello perseguito dalla compagine mafiosa di riferimento e che operavano, pertanto, al fine di agevolare e rafforzare l’operatività del clan Cappello. Il Castiglia è ritenuto organizzatore e direttore dell’associazione per delinquere, promossa da Salvatore Massimiliano Salvo (al quale è contestato il ruolo di capo promotore), finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’intestazione fittizia di beni attraverso l’illecito esercizio dell’attività di giochi e scommesse a distanza, riconducibili a società operanti all’estero (Albania, Romania e Malta) in violazione della normativa di settore, di quella fiscale, antiriciclaggio, ovvero attraverso la creazione di diverse reti di gioco online finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse su eventi sportivi ed al gioco d’azzardo".
In particolare, si fa riferimento "alla rete operante su siti con estensione .com, mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’Adm, tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra), utilizzati all’interno di sale scommesse, Internet point, Ced, Ctd ed esercizi commerciali. Tali attività, in alcuni casi, erano fittiziamente intestate a soggetti compiacenti. Della doppia veste degli illeciti conseguiti erano certamente consapevoli i vertici della associazioni in parola, tra cui Giovanni Conte, organizzatore della rete di agenzie operanti nei territori di Siracusa, Augusta (Sr), Gela (Cl), Vittoria (Rg) e Floridia (Sr), braccio destro di Fabio Lanzafame e responsabile della gestione territoriale della rete .com; Davide Cioffi, socio responsabile-accettazione della rete.com; Gino Vincenzo D'Anna, responsabile tecnico- finanziario della rete .com; Pietro Salvaggio, socio di Fabio Lanzafame, responsabile per la Sicilia occidentale della rete di siti .com, nonché tutti coloro che, all’interno della rete illecita rivestivano il ruolo di master, tra cui Antonino Russo e Francesco Nania, Andrea Di Bella, Santo D'Agata, Angelo Antonio Susino, Giovanni Di Pasquale e Salvatore Truglio. A Castiglia Giovanni Orazio è stato, altresì, contestato il reato di concorso esterno nell’associazione mafiosa Cappello perché, pur non essendo stabilmente inserito nel sodalizio, contribuiva sistematicamente e consapevolmente alla realizzazione di talune attività ed al raggiungimento degli scopi del clan, avendo organizzato e garantito la diffusione sul territorio di Catania e Siracusa della rete necessaria per realizzare i giochi online, acquisendo agenzie, dirigendo i master e gli agenti, gestendo il flusso di denaro necessario per le vincite, in tal modo fornendo un contributo causale di rilievo per il mantenimento e la realizzazione degli interessi del predetto clan mafioso. Castiglia Giovanni Orazio e Antonino Iacono, inoltre, sono ritenuti organizzatori e direttori anche di una ulteriore associazione a delinquere - anch’essa facente capo al leader promotore Salvatore Massimiliano Salvo - che in termini e modalità del tutto speculari rispetto a quella prima citata, operava specialmente nelle province di Siracusa e Ragusa nella raccolta abusiva di scommesse online tramite i siti con estensione .com, anch’essi mutevoli in ragione degli interventi di oscuramento da parte dell’Autorità amministrativa, non autorizzati dall’Adm e tutti operanti su server esteri (Malta, Austria, Inghilterra)", conclude il comunicato.
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