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La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa scelta?
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 06/06/2018 - 16:27
Quella della DEMOCRAZIA DIRETTA INFORMATA e PARTECIPATA è una visione diversa e PRAGMATICA rispetto alla democrazia diretta applicata dal M5S, che nelle principali questioni si limita a confermate, dopo un breve e del tutto insufficiente dibattito, le decisioni prese da una oligarchia (puntando soprattutto sull’emotività del momento e non sulla razionalità), e che in questioni come un eventuale referendum (abrogativo o confermativo) sull’uscita dall’euro, nell’ipotesi che venga approvata la riforma di cui alla Proposta di Legge dell’Onorevole Fraccaro, presentato nel 2015, potrebbe scatenare un’apocalisse finanziaria, se non si provvedesse in tempo a realizzare un dibattito nazionale, vasto, approfondito e plurale, come quello che cerco di stimolare.
Il problema della DEMOCRAZIA DIRETTA INFORMATA e PARTECIPATA venne evidenziato, anche, nella stesura dello statuto della federazione di movimenti a democrazia diretta, “PerUnaListaCivicaNazionale”, come il mio (MOVIMENTO DEMOCRAZIA DIRETTA). Federazione che non ebbe il successo sperato, ma servì, in ogni caso. ad evidenziare alcune problematiche.
Oggi c’è un articolo del FOGLIO.IT:
https://www.ilfoglio.it/politica/2018/0 ... ro-198934/
Un’orgia referendaria e l’uscita dall’euro. È questa la democrazia diretta di Fraccaro?
La speranza è che i contenuti che il ministro proporrà nei prossimi mesi siano diversi dalla proposta di legge che lo ha visto primo firmatario nella scorsa legislatura.
E’ notorio che il FOGLIO.IT sia uno dei giornali più critici del governo LEGA-M5S appena nato, ma invito i lettori a conoscere i contenuti della Proposta di Legge Fraccaro, che sono proposte concrete, e meno i giudizi e i commenti di parte del giornalista. Poi ognuno si farà la sua opinione.
******
Ed ecco il testo integrale dell’articolo del Foglio.it:
C’è da sperare che i contenuti di “democrazia diretta” che il ministro Fraccaro proporrà nei prossimi mesi siano diversi dalla proposta di legge che lo ha visto primo firmatario nella scorsa legislatura (n. 3124 del 19 maggio 2015), sottoscritta da tutto il gruppo M5S.
La cosa migliore quando si esamina un progetto è lasciar perdere le motivazioni e andare direttamente al testo.
Il primo articolo, in sostanza, rende subito referendabili senza quorum e senza limiti di materia tutte le leggi approvate dal Parlamento. Il corpo elettorale potrebbe funzionare praticamente sempre come una terza Camera.
Il secondo articolo è quello con cui viene riscritto l’attuale 75 prevedendo il referendum propositivo, anche in materia costituzionale e senza limiti per le materie ordinarie. Basta raccogliere le firme e il referendum si fa, travolgendo anche l’intera Costituzione. Il Parlamento può solo inserire un suo controprogetto da sottoporre al voto. Quindi gli elettori potrebbero scegliere in alternativa allo status quo o il testo dei promotori o quello del Parlamento. In teoria ci sarebbe un controllo della Corte sulla “conformità costituzionale”, ma conformità a che cosa visto che sono spariti i limiti di materia? Il modello è pressoché esattamente quello svizzero: a parte che non siamo la Svizzera, e si sa, esso ha creato non pochi problemi anche nella vicina Confederazione dove sulla democrazia diretta in epoca di marketing politico virale ci sono seri ripensamenti.
Fin qui non sappiamo ogni anno su quanti referendum potremmo votare, ma il bello viene dopo.
A completamento del sistema, infatti, l’articolo 3, che interviene sull’attuale 80, inserisce un obbligo di referendum automatico sulle tutte le leggi che nella legislatura sono relative ai trattati internazionali. Una vera orgia referendaria: si tratterebbe solo con questo articolo di una media di circa trenta referendum ogni anno, ma per di più c’è un ovvio aspetto qualitativo: avrà qualcosa a che fare questo articolo con l’uscita dalla Ue e dall’Euro? Qui si passa infatti da un estremo all’altro, da un divieto di referendum sulle leggi relative ai trattati addirittura a un obbligo. Difficile non vedere l’ovvio obiettivo polemico, la cattiva Europa, capro espiatorio di tutti i nostri problemi.
Infine l’articolo 4 pretenderebbe di irrigidire la revisione costituzionale attuale, che parte da Parlamento, mettendo sempre il limite dei due terzi e il referendum obbligatorio. Ma a che pro chiudere la finestra se la rigidità costituzionale è ormai scappata dalla porta di un referendum propositivo costituzionale senza limiti?
Il futuro della nostra democrazia sarebbe un’orgia di decisioni finto popolari decise – magari – in sede Casaleggio Associati e influenzate dai Cambridge Analytica di tutto il mondo interessati a creare il caos in un grande paese europeo. Democrazia diretta perché qualcuno la dirige senza la benché minima trasparenza.
Se questa è la democrazia diretta si può solo dire “se la conosci la eviti”.
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda BENJI PRICE » 06/06/2018 - 19:52
Il termine democrazia diretta declinato al modo dei 5 stelle è un abominio.
solofognini ha scritto:Fogna oggi in palla ragazzi...
Melzer - Fognini 62 63
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 07/06/2018 - 07:34
Difficilmente, però, chi non si occupa di neuroscienze, ovvero del funzionamento della mente umana, sa che la DEMOCRAZIA DIRETTA non è un’invenzione umana, ma esisteva in natura, ben prima dell’avvento dell’uomo, negli insetti sociali.
Vedi:
CNR: Come capire il cervello guardando le api
https://www.cnr.it/it/comunicato-stampa ... ndo-le-api
Processi decisionali: le api come i neuroni
http://www.lescienze.it/news/2011/12/10 ... pi-728328/
Nella democrazia diretta dell’antica Atene, in quella degli Indignados spagnoli, e in quella delle api nella sciamatura, un fattore di base, è la preventiva e corretta INFORMAZIONE e LA PARTECIPAZIONE al DIBATTITO.
Da qui la Democrazia diretta Informata e Partecipata, che ho menzionato nel mio commento precedente.
Se si alterano questi presupposti, è come se si entrasse in un MATRIX (dal famoso film con Keanu Reeves)
in cui si pensa e si decide, in funzione di ciò che ci fanno vedere, tramite la propaganda e la manipolazione delle notizie del WEB, e le conseguenti reazioni emotive e sentimentali (Qualcuno, infatti, un certo Grillo, diceva, nel recente passato: “Votate con la pancia e non con la testa”).
La democrazia diretta è quindi, in parte, applicabile nella Svizzera, dove si è stati abituati da decenni a decidere in modo razionale e non emotivo, tramite ampia e corretta informazione, e soprattutto in un popolo in cui non ci sono grossi problemi sociali e finanziari, che influiscono pesantemente sulle PRIORITA’, come avviene, oggi in Italia.
La democrazia diretta è come guidare una FERRARI di Formula Uno: non basta possederla, ma bisogna anche imparare ad usarla, altrimenti è facile andare a sbattere, e rimetterci la vita.
Chiusa la parentesi. Aperta per analizzare i rischi di un voto popolare sull’uscita dall’euro, senza una corretta ed ampia informazione preventiva, e relativo dibattito.
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda ventrescaroma » 07/06/2018 - 12:28
Non a caso avevano scelto Savona......
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 07/06/2018 - 14:02
ventrescaroma ha scritto:Ma dal punto di vista legislativo, si puo fare' un referendum sull'euro?! A me risulta che prima si debba cambiare la costituzione...quindi campa cavallo. Mettiamoci poi che nel frattempo anche la casalinga di Voghera avra' ritirato i suoi risparmi e li avra' messi sotto il materasso....
Non a caso avevano scelto Savona......
Dici bene, ma nei programmi del M5S c'è appunto la modifica della Costituzione in tal senso, tanto che il Ministro Fraccaro (M5S) è oltre che ministro dei rapporti con il parlamento, anche ministro per la Democrazia Diretta.
http://www.today.it/politica/chi-e-ricc ... mento.html
E nel 2015, lo stesso attuale ministro Riccardo Flaccaro ha presentato una proposta di legge in tal senso, come ho riportato in un commento precedente:
Un'orgia referendaria e l'uscita dall’euro. È questa la democrazia diretta di Fraccaro?
La speranza è che i contenuti che il ministro proporrà nei prossimi mesi siano diversi dalla proposta di legge che lo ha visto primo firmatario nella scorsa legislatura
https://www.ilfoglio.it/politica/2018/0 ... ro-198934/
Quindi, fortunatamente, è ancora solo una possibilità, ma è uno degli obiettivi del M5S, per mantenere i voti dei sovranisti e dei sostenitori dell'uscita dall'euro, che non sono una parte secondaria del loro elettorato.
Se, come non auspico, l'attuale governo durasse più di un anno, i rischi diventerebbero consistenti; ma sarà anche un altro dei motivi che non faranno abbassare lo SPREAD, ai livelli di Aprile 2018:
https://www.tpi.it/2018/06/07/spread-og ... -btp-bund/
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda Il Web » 07/06/2018 - 15:35
I vari economisti sono in disaccordo tra loro, quindi ...
sul Sole, ad esempio, leggo cose diverse quasi ogni giorno ...
Ci sono però cose non chiare a prescindere, almeno per me.
Istituire il redditto di cittadinanza dove non c'è lavoro che senso ha?
Come andrà a finire?
Ogni paese ha la sua storia, secondo me non è detto che quello che ha funzionato altrove andrà bene anche in Italia, specie nel Sud, che è la parte di paese dove queste politiche sono più apprezzate, in base all'esito delle ultime elezioni.
Prima ci sono da fare molte altre cose. Un cambio di mentalità prima di tutto. Ora sarebbe puro assistenzialismo senza costrutto, destinato a diventare sistemico come i forestali siciliani citati da tutti, le siringhe che costano il doppio, i parti cesarei che sono il triplo perché valgono più soldi ... etc etc
Trovo logico che chi vive al Sud voglia risposte. Quello che serve sono opportunità che non siano appannaggio solo di pochi geni, che pure ci sono, ma di fette più ampie di popolazione. Non sostegno fino a quando non si trova un lavoro che non c'è, con sistemi che non faranno altro che deprimere la voglia di fare e di intraprendere. La parola dignità secondo me è usata a sproposito. Oppure no, è usata con chiari fini... e sarebbe anche peggio.
Ma lo sforzo che serve è enorme, veramente. Ovviamente non solo al Sud, ma, da questo punto di vista, soprattutto. Se non è la brama di potere che ha consentito a questo governo Frankenstein di nascere, ditemi voi...
Speriamo
I miei articoli scritti per il nostro blog: https://www.infobetting.com/blog/author/ilweb/
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 08/06/2018 - 06:47
È un sorpasso impensabile anche solo fino a metà maggio, quando uscì il «contratto» di governo M5S-Lega che prevedeva l’opzione di uscita dall’euro e destabilizzò per la prima volta il mercato del debito italiano.
Ieri a fine giornata, il sorpasso al quale nessuno aveva pensato è avvenuto. Almeno sulle scadenze a breve termine, i titoli di Stato greci hanno iniziato a offrire un rendimento più basso di quelli italiani. Il premio richiesto dagli investitori per il rischio di comprare un Buono ordinario del Tesoro rimborsabile a marzo 2019 era più alto di quello di un governo espulso da anni dal mercato dei capitali come quello di Atene.
Almeno in questo, e almeno per ora, l’Italia è scivolata in ultima posizione nell’area euro. Ieri sera i Bot a nove mesi rendevano lo 0,79% annuo e i loro equivalenti ellenici lo 0,75%. È un sorpasso impensabile anche solo fino a metà maggio, quando uscì il «contratto» di governo M5S-Lega che prevedeva l’opzione di uscita dall’euro e destabilizzò per la prima volta il mercato del debito italiano. Allora il rendimento di quei titoli era negativo (meno 0,40%), considerato ben oltre un punto più affidabile della Grecia.
Ieri sera questa gerarchia era invertita, un evento dall’impatto psicologicamente potente per chi cerca di valutare la credibilità del governo giallo-verde. Per certi aspetti è tutto perfettamente logico nella meccanica dei mercati: chi compra, cerca sempre degli ancoraggi e oggi per le scadenze più ravvicinate quel riferimento è la Grecia; del resto Atene ha un futuro prossimo meno incerto, perché è inquadrata in un programma europeo di assistenza e i grandi partiti ellenici sono esplicitamente impegnati sul futuro del Paese nell’euro e su uno stretto controllo dei conti.
In Italia mancano entrambi questi elementi. Non può aver aiutato ieri un’intervista a “Market News” del senatore della Lega Claudio Borghi per reclamare interventi incondizionati della Banca centrale europea ad hoc sui titoli di Stato per fermare l’instabilità; eppure Borghi appena due settimane fa aveva detto che quei debiti del governo verso la stessa Bce potevano essere tranquillamente cancellati. Né avrà aiutato che Alberto Bagnai, altro senatore anti-euro della Lega e candidato sottosegretario all’Economia, si sia detto pronto a bloccare le aggregazioni fra Banche di credito cooperativo. Il mercato ha capito che dovranno essere i contribuenti futuri a pagare, tramite il debito pubblico, per salvare decine di quei piccoli istituti in dissesto.
Ma la fiducia verso l’Italia oggi sembra destabilizzata in maniera più complessiva, visti i segnali confusi mandati dal governo. Target2, il sistema di pagamenti della zona euro, ieri ha rivelato che in maggio sono usciti dal Paese 38 miliardi di euro. Lo stesso rendimento dei titoli di Stato a 10 anni ormai paga uno spread “tedesco” di oltre cento punti sul Portogallo, di 157 sulla Spagna ed è semmai più vicino — benché inferiore — a quello greco. Ma è soprattutto il crollo dei prezzi di bond a breve, che si muovo in senso opposto ai rendimenti, a rivelare come i timori maggiori riguardino il futuro immediato. Non lo si direbbe dal silenzio che accompagna queste convulsioni. Ne parla poco l’opposizione. Tacciono i tanti economisti italiani di solito pronti ad accapigliarsi per questioni ben più futili: gli stessi che non hanno speso una parola per il Quirinale, quando la Lega cercava di imporre un anziano professore anti-euro come ministro dell’Economia.
Fonte originale “Corriere della Sera”
https://www.corriere.it/economia/18_giu ... 2c18.shtml
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 08/06/2018 - 12:42
Forte pressione sui Btp: lo spread sulla scadenza decennale sfiora i 270 punti base (267) da 255 della chiusura di ieri, con un rendimento del Btp al 3,01%. Spread in rialzo anche sul due anni, a 221 punti base a fronte di un rendimento del titolo italiano dell’1,56%.
«Questo spread che sta crescendo è preoccupante per la Repubblica italiana perché in precedenza viaggiava in una direzione di maggiore benessere per tutti e lo spread è una tassa che l’Italia paga sui mercati internazionali», afferma il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, al convegno Acri secondo cui «più lo spread cresce più si impoverisce l’Italia e più cresce li spread e più si complica la vita alle banche» con riflessi sui loro indicatori patrimoniali.
Secondo Bankitalia, però, l’aumento dello spread non è causato «da una demoniaca e misteriosa» manovra da parte «di pochissimi speculatori» ma dall’aumento del «rischio percepito dai gestori dei risparmi degli italiani» che uno dei «paesi come l’Italia possa uscire dall’euro». Il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, continua: «È un tema che non dobbiamo cessare di spiegare all’opinione pubblica», sottolineando come i gestori «a cui sono affidati i nostri risparmi, di fronte a questo rischio, si coprono vendendo i titoli». La speculazione «esiste ma si accoda a questo movimento».
Ovviamente, La Banca d'Italia, non poteva non esse in linea con la mia campagna informativa.
E registriamo con piacere, anche:
Ue, la retromarcia di Savona: «Euro e mercato comune pilastri d’Europa»
«Due pilastri su cui si fonda l’Unione europea sono il mercato comune e l’euro. L’uno implica l’altro. Noi chiediamo il rafforzamento di questi due pilastri al servizio dei cittadini europei. Questa iniziativa è pertanto una tappa indispensabile». Potrebbe essere una bacchetta magica per lo spread la dichiarazione del ministro per gli Affari europei, Paolo Savona, fatta questa mattina aprendo questa mattina la Conferenza internazionale ‘Cooperation Project 2’ a cui partecipano 81 delegati di 27 Paesi.
Il ministro, che ha dovuto cedere la poltrona dell’Economia per le sue dichiarazioni anti-euro, aprendo la conferenza promossa dal Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell’Ue che opera presso il Dipartimento Politiche Europee e dal Comando Generale della Guardia di Finanza, ha porto a nome del governo italiano il benvenuto e ha augurato buon lavoro agli 81 delegati di 27 Paesi che partecipano al Cooperation Project 2. E ha ringraziato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e il comandante della Guardia di Finanza Toschi, per la loro presenza.
Chi sono e cosa vogliono da noi i «signori dello spread»
Dopo la dichirazione su mercato comune ed euro ha parlato di frodi. Le frodi, ha detto il ministro, «sono una violazione delle regole di buon funzionamento del mercato comune ben noto agli economisti. Il mio collega al Mit di Cambridge, George Akerlof, ha vinto il Premio Nobel dell’economia principalmente per aver scritto nel 1970 un saggio breve sull’argomento (The market of Lemons). Le frodi sono un aspetto dei lemons. La lotta alle frodi è un compito indispensabile per quell’Europa ‘più forte e più equa’ che si prefigge di raggiungere il Governo di cui faccio parte».
Fonte originale “Il Sole 24 ore”
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AEJemk2E
Ora, che sia veramente il pensiero di Savona, o meno, si sarà dovuto rendere conto che l'attuale SPREAD è in gran parte dovuto a lui
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 10/06/2018 - 07:05
BOLOGNA – “Non siamo schiavi dello spread come si dice, ma del debito pubblico”. Così l’economista Carlo Cottarelli, presidente del Consiglio incaricato per pochi giorni, giudica, parlando a Repubblica delle Idee con Sergio Rizzo e Fabio Bogo una delle questioni di attualità di questi giorni. Cottarelli entra anche in un altro dibattito di grande appeal: l’uscita dall’euro. Il giudizio dell’economista è chiaro: “Uscire dall’euro sarebbe un errore enorme”.
• TUTTI I DANNI DELL’USCITA
E spiega perché: “Nell’euro siamo entrati impreparati. Però adesso ci siamo. Se usciamo non andremmo nel regno di Bengodi. Il vantaggio, dicono, è che svalutando ci si avvantaggerebbe nelle esportazioni. Ma per far questo, dovrebbero restare fermi i salari. Ma se questi non vengono aumentati, con la svalutazione si taglierebbe il reddito delle famiglie”. E non è ancora finita: “Se si ha un mutuo in euro e si viene pagati in lire, il peso del debito aumenta rispetto al reddito. E ancora: lo Stato dovrebbe ristrutturare il proprio debito, ma ci rimetterebbero i creditori.” Infine, dice l’economista, mentre il valore dell’euro è stabilito, quello della nuova lira sarebbe soggetto a oscillazioni che la renderebbero instabile: “Per evitare svalutazioni eccessive si smetterebbe di stampare moneta e bisognerebbe fare politiche monetarie più dure di quelle attuali”. Non in ultimo, anche gli importatori si troverebbero inevitabilmente a spendere di più.
https://alternativademocraticablog.word ... el-debito/
Continua a leggere l'interessante articolo tratto da "La Repubblica"
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 10/06/2018 - 11:48
____________________
Ah, come ci stiamo divertendo. Dopo la telenovela della formazione del governo, che abbiamo seguito con il fiato sospeso, è iniziato un altro tormentone: il governo del Cambiamento. Complice l’arrivo dell’estate, che predispone all’intrattenimento, tutti si aspettano grandi cose: rimpatri di massa, dichiarazioni di guerra a Malta, per ora mancano le retate degli oppositori, come in Russia, ma solo perché non esistono, gli oppositori.
L’unica cosa che stride un po’ con il divertimento di massa è l’impennata dello spread, arrivato a 270: più o meno il doppio di quanto ci possiamo permettere. Quando poi a dicembre la Bce smetterà di comprare titoli di Stato italiani, facendolo schizzare a quote berlusconiane, allora il serial virerà definitivamente verso l’horror, nel senso della macelleria sociale. Una volta si diceva “ballare sul ponte del Titanic”. Ma oggi, nel meraviglioso mondo dell’informazione-spettacolo, servono metafore più cazzute. A questo proposito, checché ne dica la redazione, trovo inevitabile ricorrere a una metafora – metafora si può dire, non è una parolaccia. Chiedo scusa preventivamente a tutti, ma la greve metafora cattura perfettamente la situazione. Credo sia stata inventata da alcuni comici genovesi di mia conoscenza, ma in romanesco è diventata «Fare i froci con il culo degli altri».
Provo a dirlo con parole mie: dai tempi della premiata ditta Craxi&Andreotti – prima eravamo un paese normale – lo Stato italiano si finanzia in modo crescente non solo con le imposte ma anche, per non aumentare ulteriormente le imposte, con titoli pubblici, che ormai servono anche a pagare stipendi, pensioni, investimenti ecc. È questo il mitico debito pubblico, arrivato a 2.300 (duemilatrecento) miliardi, da rimborsare ogni anno, naturalmente emettendo nuovi titoli pubblici, e così all’infinito. Con un codicillo divertente: che se risparmiatori, le banche, i fondi d’investimento, o anche solo gli algoritmi che regolano i loro programmi informatici, smettono di comprarli, perché pensano che poi lo Stato italiano non li rimborserà, addio stipendi, pensioni, investimenti, ecc..
E qui di solito si alza subito il coro: fatelo pagare a chi l’ha prodotto, il debito pubblico. Già, ma Craxi e Andreotti sono morti, e anche i loro eredi 2.300 (duemilatrecento) miliardi, ogni anno, non ce l’hanno, neanche facendo un mutuo. Giunti a questo punto, del resto, tutti i lettori che sono risparmiatori, dipendenti dello Stato e/o pensionati italiani, e che con una mano investono in titoli dello Stato, con l’altra ritirano stipendi e pensioni e non ne hanno una terza per pararsi il didietro, sempre lui, forse hanno già capito la morale della storia. Chi parla di non pagare il debito per fare un dispetto alle banche e ai poteri forti fa appunto il frocio con il nostro povero culo. E forse, se questo può consolarci, pure con il proprio.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... d/4415566/
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 23/06/2018 - 05:51
I criteri di sostenibilità del debito devono basarsi su variabili storiche non prospettiche
di Francesco Giavazzi Lucrezia Reichlin Luigi Zingales
Emmanuel Macron e Angela Merkel shadow
https://www.corriere.it/economia/18_giu ... 0990.shtml
Al Presidente del Consiglio
Le dichiarazioni rilasciate a Meseberg dal Presidente francese Macron e dalla cancelliera tedesca Merkel sono un segno importante della volontà dei due maggiori paesi della eurozona di riformare l’Unione monetaria. Se ne discute da anni, proposte diverse sono pervenute da parte di esperti e di istituzioni federali, ma per la prima volta l’iniziativa è stata presa da capi di stato eletti e questo la rende più credibile. La trattativa che si svolgerà durante l’incontro dei capi di governo la prossima settimana e’ quindi un momento da non sottovalutare e a cui l’Italia deve partecipare con una strategia chiara.
Le inviamo questa lettera per condividere con Lei il nostro pensiero su quali debbano essere le linee di fondo che dovrebbero ispirarla. Scriviamo insieme pur avendo nel passato espresso posizioni diverse sui benefici dell’euro, ma proprio per sottolineare cio’ su cui si può trovare una linea unitaria nell’interesse dell’Italia in un’occasione che può essere una opportunità, ma che comporta anche rischi. Ci limitiamo a parlare della parte della proposta che riguarda i problemi economici perché è su questi che ci riteniamo più competenti. Innanzitutto apprezziamo l’impegno del Suo governo sulla partecipazione dell’Italia all’Unione monetaria, ma – data la comunicazione a volte contraddittoria di alcuni membri della coalizione - la sollecitiamo a chiarire ogni dubbio onde evitare di minare la nostra efficacia nella trattativa.
A fronte di un impegno non ambiguo dell’Italia a restare nell’euro deve esservi un analogo impegno del governo tedesco a opporsi a chi oggi in Germania solleva questioni sul saldo delle partite tra banche centrali, altrimenti noto come Target 2. Finché l’euro esiste, tale saldo non rappresenta in alcun modo un debito dell’Italia. Qualsiasi discussione su un possibile limite alla dimensione di questo saldo corrisponde a una richiesta di escludere l’Italia dall’Unione monetaria e in quanto tale è destabilizzante, sia dal punto di vista economico che politico. Comprendiamo chi ha criticato elementi della proposta franco-tedesca ma La invitiamo a non esprimere un parere negativo e accogliere invece gli elementi di progresso, insistendo sui punti che per noi sono cruciali.
Con questa premessa veniamo alla sostanza della proposta.
1. Bilancio dell’eurozona.
È la prima volta che si propone un bilancio comune per gli investimenti, la convergenza e la stabilizzazione nell’area dell’euro. Per quanto riguarda gli investimenti si va oltre al piano Juncker. Si afferma per la prima volta la necessità di un meccanismo comune che serva a trasferire temporaneamente risorse a quei Paesi che hanno subito impatti ciclici più negativi di altri. Non è chiaro quale sarà la dimensione di questo bilancio, ma il principio è positivo e va sostenuto. I dettagli su come finanziare questo strumento sono da definire. L’Italia deve affermare il principio che nel disegnare questo bilancio comune sia necessario riconoscere che la stabilizzazione e la convergenza si devono ottenere non solo allocando la spesa, ma anche allocando in modo diverso i contributi. Per mantenere un livello di inflazione più omogeneo nell’area euro è necessario che le economie in espansione contribuiscano con maggiori fondi rispetto alle economie in recessione. Se nel 2005 la Spagna avesse contribuito in modo più che proporzionale a sostenere la disoccupazione tedesca, non ne avrebbe beneficiato solo la Germania, ma la Spagna stessa, perché avrebbe ridotto l’eccessivo aumento dei prezzi, che poi ha dovuto correggere con una pesante recessione. Su questo l’Italia deve insistere.
2. Assicurazione comune alla disoccupazione.
Un’assicurazione comune alla disoccupazione è una novità che introduce il principio della condivisione del rischio ciclico e va sostenuta. Rimangono comunque da chiarire dettagli e dimensioni del programma.
3. Fondo di stabilità.
Qui ci sono progressi ma anche insidie.
i. Un passo avanti importante è la proposta di cambiare le regole che governano il fondo, un passo che contempla un cambiamento del Trattato ad hoc che lo ha istituito. Si propone di abbandonare una gestione inter-governativa, soggetta alla regola dell’unanimità incorporando il fondo nei Trattati europei. La possibilità di un veto tedesco rimarrà — ma anche l’Italia ha un diritto di veto — ma non ci sarà più bisogno dell’unanimità, condizione essenziale per la sua credibilità;
ii. Si contempla la possibilità di linee di credito precauzionali instaurando quindi il principio che bisogna attrezzarsi per poter aiutare un Paese prima che una crisi sia esplosa quando è spesso troppo tardi. Il credito si erogherebbe previa valutazione della sostenibilità delle politiche del Paese in questione, ma senza richiedere un vero e proprio programma. Anche questa proposta va accolta positivamente;
iii. Si propone di introdurre maggiore trasparenza nell’analisi di sostenibilità del debito. Anche qui dobbiamo difendere il principio per evitare fenomeni, come quelli accaduti in Grecia del 2010, dove gli stati membri pagano per gli errori delle banche. Tuttavia, è cruciale affermare il principio che i criteri di sostenibilità del debito devono basarsi su variabili storiche (per esempio il saldo di bilancio primario degli ultimi anni) e non prospettiche, per evitare che una paura del mercato si trasformi in una condanna, come successe all’Italia nel 2011. Questo è l’aspetto più insidioso dove l’Italia deve fare valere il suo punto di vista.
4. Unione bancaria e dei mercati dei capitali.
Sulle banche la proposta è al di sotto delle aspettative. Si afferma la volontà di far si che l’ESM (il Meccanismo europeo di stabilità) possa erogare una linea di credito che alimenti il fondo di ricapitalizzazione delle banche (“backstop”), ma si condiziona l’introduzione di questo strumento ad una sostanziale riduzione del rischio delle banche in termini di crediti deteriorati ed altri criteri che non si specificano chiaramente. Si nega quindi il principio che riduzione e condivisione del rischio debbano procedere insieme e si propone invece di procedere in sequenza: riduzione del rischio prima, condivisione dopo. La proposta rimane inoltre molto vaga sui tempi dell’introduzione di un’assicurazione comune ai depositi bancari e sulle condizioni necessarie ad introdurre il fondo di ricapitalizzazione. Chiaramente l’accordo per completare l’Unione bancaria in tempi brevi non c’è e si rimanda l’analisi a tavoli tecnici. L’Italia deve esprimere un parere critico ma adoperarsi per migliorare la proposta sui tavoli in cui verrà discussa.
Queste le linee principali. Data la mancanza di dettagli su aspetti importanti della proposta, e l’invocazione di tavoli tecnici per metterli a punto, è importante che l’Italia partecipi al processo anche a livello tecnico per fare valere i suoi diritti e che non si deleghino discussione e trattativa alla Francia e alla Germania.
E’ un primo passo, certamente ancora incompleto, per migliorare il funzionamento delll’eurozona e dotarla degli strumenti necessari ad affrontare una crisi. Ma è un passo avanti dopo sei anni in cui i progressi sono stati pressoché inesistenti. Anche il fatto che di questa proposta si discuta non nel mezzo di una grave crisi, come è avvenuto in passato, è un segnale importante. E’ cruciale, quindi, per l’Italia entrare attivamente e in modo costruttivo nel negoziato politico e tecnico della prossima settimana, e in quelli che seguiranno. Lo sguardo è oggi giustamente rivolto al grande tema delle migrazioni, ma il processo di costruzione europea sta segnando passi che per il nostro Paese sono altrettanto importanti.
22 giugno 2018 (modifica il 22 giugno 2018 | 21:50)
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 08/07/2018 - 10:41
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AEpvLEIF
Un'ulteriore conferma contro la DISINFORMAZIONE SOVRANISTA degli incompetenti del WEB.
«Uscire dall’euro avrebbe un costo. Certo. Per questo per l’Italia l’opzione migliore è restare nell’eurozona e riformarla dall’interno. Ma se non fosse possibile cambiare le regole e la struttura della moneta unica, il vostro Paese alla fine potrebbe non avere scelta. L’abbandono dell’euro è solo l’ultima spiaggia». Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001 e professore alla Columbia University, ha sempre criticato l’euro. Ha anche scritto un libro, intitolato «L’euro» e sottotitolato «Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa», per esprimere il suo pensiero. Per questo è sempre stato uno dei punti di riferimento per l’euroscetticismo.
Anche in Italia.
Ma parlando con lui, analizzando i problemi e le possibili soluzioni, la sua posizione appare ben diversa da quella che l’immaginario collettivo dipinge: l’euro non funziona ma è possibile farlo funzionare – sostiene in estrema sintesi -, mentre l’ipotesi che un Paese come l’Italia abbandoni la moneta unica è solo l’ultima possibile di un ventaglio ben più ampio. Perché se l’euro ha creato problemi all’Italia, uscirne – ammette senza pensarci due volte – «avrebbe un costo». Il Sole 24 Ore l’ha incontrato a Parigi, a margine dell’Amundi World Investment Forum.
“Se non si arriva a un minimo di condivisione dei rischi, l’Unione monetaria non può sopravvivere. La Germania deve capirlo”
Professor Stiglitz, le strade ipotizzate per risollevare l’Italia sono solitamente tre: o si fanno riforme strutturali per ridare competitività al Paese, o si riforma l’Europa per ridurre le insostenibili asimmetrie tra i vari Paesi, oppure si esce dall’euro. Cosa ne pensa?
Le riforme strutturali sono necessarie. Ovviamente dipende da quali, ma lo sono. Però richiedono molto tempo e non risolvono i problemi nell’immediato. Anzi, possono anche pesare sulla crescita economica nel breve periodo. L’Italia ha fatto molte riforme, ma non hanno portato per ora grandi benefici tangibili dal punto di vista della crescita. Questa non è dunque la risposta per cambiare la situazione nel breve periodo. Ciò che andrebbe riformato strutturalmente, invece, è l’Eurozona. Se non si arriva a un minimo di condivisione dei rischi, l’Unione monetaria non può sopravvivere. La Germania deve capirlo. La domanda dunque è: c’è la volontà di far sopravvivere il progetto europeo?
Lei sa che il dibattito è proprio tra chi chiede maggiore condivisione dei rischi (i Paesi del Sud) e chi dice che prima di condividerli andrebbero ridotti (la Germania).
I Paesi del Sud hanno ragione. Non si possono ridurre i rischi se non vengono prima condivisi tra i vari Paesi. Per questo la prima riforma da completare è l’Unione bancaria con la garanzia unica sui depositi. Questa serve per evitare fughe di capitali dai Paesi deboli a quelli forti: se fosse fatta, i rischi nei Paesi deboli calerebbero di molto. Invece in Europa si segue la morale di Sant’Agostino: si dice che tutti saranno salvati dai peccati, ma non ora.
E poi quali altre riforme sarebbero necessarie per rendere l’Eurozona più equa?
Servirebbe un’assicurazione unica contro la disoccupazione: un meccanismo europeo che scatti quando il tasso di disoccupazione in un Paese supera certi livelli. Poi bisogna andare verso un bilancio comune: se ne parla, ma serve più coraggio. Poi servono risorse vere per sostenere i Paesi che finiscono in crisi e che non hanno più la possibilità di svalutare la moneta per risollevarsi. Inoltre va rafforzato il budget comunitario per gli investimenti in infrastrutture. Guardi la Cina: il Governo sta investendo molto per cambiare la geografia economica del Paese. L’Europa no: i Paesi vanno interconnessi maggiormente. Anche voi dovete cambiare la geografia economica.
Queste riforme sono complesse politicamente. Per questo tanti pensano che l’uscita dall’euro sia un’opzione preferibile. A prescindere dalla logica economica di medio termine, sulla quale c’è dibattito e le opinioni sono discordanti, a preoccupare sono innanzitutto le conseguenze immediate.
Per esempio?
Per esempio il rischio di default a catena. Tante aziende italiane, tanti Comuni e tante Regioni hanno emesso in questi anni obbligazioni sui mercati internazionali, sotto forma di Eurobond. Questi titoli non sono sottoposti a legge italiana, ma sono sotto la legge inglese. Il Tribunale competente è la Corte di Giustizia di Londra. Se noi tornassimo alla lira, questi bond resterebbero in euro (rendendo molto oneroso il rimborso) oppure se si cercasse di ridenominarli unilateralmente si rischierebbe di mandarli in default (come sostengono molti giuristi) oppure di creare quantomeno un contenzioso tra giurisdizioni. Scenari incerti e rischiosi insomma.
Certo, i Tribunali inglesi potrebbero non accettare la ridenominazione. L’Italia può fare una legge che ridenomini i debiti in lire ma le Corti di Londra potrebbero non riconoscerla. La risposta italiana potrebbe essere di riformare la legge fallimentare e favorire la ristrutturazione dei debiti di aziende ed Enti Locali.
In tal caso vari studi legali sostengono che si creerebbe un contenzioso internazionale, con il risultato che i beni all’estero delle aziende italiane potrebbero venire confiscati a tutela dei creditori.
Non credo che accadrebbe con l’Italia. E di certo non sarebbe un problema per gli Enti locali che non hanno beni all’estero.
Ma le aziende sì. E poi quanto tempo ci vorrebbe per vedere le nostre imprese tornare sui mercati, dopo un tale shock?
La Russia fece default e dopo due anni tornò sui mercati.
L’Argentina no.
L’Argentina non è tornata sui mercati perché non voleva farlo. E ha fatto bene. Anche perché ogni volta che l’ha fatto si è sovra-indebitata… Anche l’Italia potrebbe evitare i mercati per un po’, avendo un elevato tasso di risparmio delle famiglie.
Ma il risparmio va tutelato. Qui tocca poi l’altro grande rischio immediato: appena si capisse che Italexit fosse sul tavolo, i capitali fuggirebbero dall’Italia. Nessuno vuole che i risparmi vengano ridenominati in una valuta debole: meglio averli in valute forti.
Ha ragione, per questo dico che Italexit sarebbe un’opzione costosa. Per questo la migliore opzione per l’Italia sarebbe restare nell’Eurozona. Ma questa si deve riformare: altrimenti l’Italia rischia di restare stagnante o in recessione per altri 20 anni. Questo è il punto: ve lo potete permettere? La vita è fatta di scelte, a volte anche difficili. Qui bisogna mettere sulla bilancia i costi di restare e quelli di uscire. I problemi legali possono essere superati con riforme e intelligenti stratagemmi giuridici. Ci sono molti modi per proteggere gli asset. Voglio dire insomma che il rischio legale si può mitigare.
Più difficile mitigare il rischio di fuga di capitali. Tutti ricordiamo quanti soldi fuggirono dalla Grecia quando c’era la sola vaga ipotesi che uscisse dall’euro.
Se un Governo volesse abbandonare l’euro dovrebbe decidere in maniera veloce e tempestiva. E ovviamente servirebbero dei meccanismi di controllo dei capitali.
Per quanto tempo? Quanto ci vorrebbe per uscire dall’euro, dato che i trattati non prevedono neppure una procedura?
Il cambio di valuta va fatto molto velocemente. Poi per cambiare il contesto normativo multilaterale servirà molto tempo, ovvio, ma qui stiamo parlando di una decisione unilaterale.
Non crede che questo aumenterebbe le diseguaglianze sociali, su cui lei combatte da una vita? In fondo i ricchi sono i primi ad avere strumenti, consulenti e capacità per mettere i capitali al riparo su valute forti, per cui a pagarne le spese sarebbero soprattutto i meno abbienti.
Questo già accade oggi. E questo è il vero problema. Per questo ripeto che bisognerebbe agire in fretta: altrimenti i ricchi scapperebbero tutti. Ma ribadisco: l’uscita dall’euro di un Paese è solo l’ultima spiaggia. Se però la riforma dell’Eurozona dovesse fallire e i Paesi deboli continuassero a soffrire un’emorragia di capitali a favore di quelli più forti, allora si potrebbe arrivare a un punto in cui non c’è più scelta. Comunque ci sarebbe anche un’ulteriore opzione, una sorta di via di mezzo.
Quale?
Potrebbe essere la Germania ad uscire dall’euro. Oppure potrebbe essere sempre la Germania a fare qualcosa per riequilibrare l’Europa. Per esempio dovrebbe alzare i salari dei lavoratori tedeschi e incrementare la spesa.
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Re: La prossima SCOMMESSA potrebbe essere se l'Italia uscirà dall'euro. I cittadini sono in grado di valutare questa sce
Messaggioda scommettitore siracusano » 15/07/2018 - 17:09
Disgregare l’Unione Europea: ecco l’obiettivo comune di Trump e Putin
Si assisterà a ciò che una volta era l'impensabile ossia che al summit di Helsinki, il 16 luglio, Donald Trump tratterà il rivale russo Vladimir Putin meglio degli alleati europei? Il presidente americano ha manifestato più volte la sua ammirazione per Putin così come ha ribadito in più occasioni che l'Ue è stata creata unicamente per sfruttare gli Stati Uniti.
Con il ritorno alla Madman Theory, praticata in politica estera da Richard Nixon contro il Blocco comunista, Trump ha scompigliato la scena europea per fiaccare gli alleati. I durissimi attacchi alla Germania al vertice di Bruxelles dimostrano che questa amministrazione agisce per destabilizzare le basi di fiducia reciproca. E ciò nonostante l'impegno degli europei ad aumentare le spese per la difesa e il documento congiunto Nato che ribadisce il principio core dell'Alleanza.
D'altronde sentimenti e giudizi anti-UE sono radicati negli ambienti conservatori d'oltreoceano. In pratica Trump sta attuando ciò che la destra neoconservatrice americana più nazionalista aveva auspicato durante il primo mandato di George W. Bush quando si parlò apertamente di «Eurominaccia». Dopo il crollo dell'URSS certe divergenze avevano già creato tensioni nei rapporti transatlantici. Ma fu la guerra in Iraq a causare la frattura poiché Francia e Germania presero le distanze dall'intervento militare statunitense, mentre in Europa si moltiplicavano le manifestazioni di antiamericanismo. In alcuni ambienti neoconservatori il disprezzo per l'Ue e le istituzioni multilaterali giunse a un punto tale che, nel 2003, qualcuno propose di sostituirle con una triade fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia.
La nostalgia degli anni dell'immediato post-Guerra Fredda, quando l'ex nemico era divenuto l'amico, spingeva a disegnare scenari Est-Ovest in funzione anti-Ue. Si auspicava che gli Stati Uniti, contando sulla capacità della Russia di tornare a essere una grande potenza, ponessero le premesse per una nuova strategia di intese fra Washington e Mosca che emarginasse quella che Donald Rumsfeld definì la “vecchia Europa”.
È pur vero che gli europei sotto la pressione di interessi nazionali contrastanti non erano riusciti, in oltre mezzo secolo di integrazione, a creare un proprio potere militare per controbilanciare quello americano né avevano messo a punto una politica estera e di sicurezza comune. Ma nel milieu neoconservatore d'oltreoceano l'Ue era presentata e percepita anche come un progetto ispirato da Parigi per far da contrappeso alla potenza Usa; e l'euro come un'insidia al ruolo di valuta globale del dollaro.
Le difficoltà di gestione della situazione post-bellica in Iraq e l'ascesa economica e militare della Cina indussero poi Bush a ricercare l'appoggio dell'alleato europeo. Anche il suo successore Barack Obama, alle prese con i drammatici effetti causati dall'esplosione della crisi economico-finanziaria del 2008, manifestò scarsa empatia per i rituali comunitari degli alleati. Infine egli si rese conto che senza la ripresa dell'Ue, il più ricco mercato del mondo, neanche gli Usa avrebbero potuto consolidare la propria ripresa e garantire la propria leadership, e cercò un riavvicinamento.
Con il baricentro del potere mondiale che si spostava verso l'Asia il consolidamento dell'Ue fu ritenuto prioritario dagli esponenti della diplomazia USA per difendere i valori occidentali. Tuttavia un'Europa superpotenza economica con in testa la Germania era ed è percepita come una sfida. D'altronde Bruxelles ha sviluppato nel tempo un proprio ruolo di controllore della concorrenza mondiale che ha finito per colpire o limitare il potere delle grandi multinazionali statunitensi come Microsoft, General Electric e, di recente, i giganti del web.
Durante la corsa per la presidenza Trump si presentò come il paladino dell'americano medio a favore di isolazionismo e unilateralismo. Così la Casa Bianca, in vista delle elezioni di midterm, dà ora grande risalto al fatto che “a richiesta del presidente” ogni membro Nato abbia «concordato di aumentare il proprio contributo a livelli mai pensati prima». Vedremo come Trump procederà con la sua proposta di riammettere la Russia nel G7, pur estromessa nel 2014 per violazione del diritto internazionale a causa dell'annessione della Crimea. Anche perché tuttora ignota la vera agenda dell'incontro di Helsinki.
Il punto è che Trump sta scardinando gli assunti di leadership globale, alleanze e istituzioni internazionali promossi dagli Stati Uniti nel secondo dopoguerra su cui si è retto sinora l'ordine mondiale. La sua visione è un distopico ritorno al passato con rapporti regolati dalla supremazia dell'hard power. Mentre le stesse tensioni con gli europei sembrano agevolare Mosca nelle sue mire per riaffermare l'influenza russa sui Balcani e sugli Stati Baltici. Per realizzare tutto ciò occorre che l’Ue si disarticoli: un obiettivo questo comune a Trump e a Putin.
Fonte originale "Il sole 24 ore"
Riassumo anche le tecniche di DISINFORMAZIONE USATE:
La disinformazione e la nuova propaganda possono assumere molte forme, dall’uso di immagini false o titoli fuorvianti, a tecniche di social media che creano l’impressione che la “maggioranza” capisca un problema in un certo modo.
Nella camera di risonanza che è il moderno spazio informativo la diffusione della disinformazione è facile come un ‘mi piace’, un ‘tweet’ o una ‘condivisione’.
Ecco alcune delle tecniche più comunemente utilizzate dal Cremlino per diffondere storie false e disinformazione:
Ping pong
L’uso coordinato di siti web complementari per immettere e rilanciare una falsa notizia nei circuiti informativi tradizionali.
Il lupo che grida al lupo
La denigrazione di un individuo o istituzione su qualcosa che fai anche tu (“anche loro lo fanno”).
Il titolo fuorviante
I fatti o le affermazioni dell’articolo sono corrette, o per lo più corrette, ma il titolo è fuorviante.
Nessuna prova
Si riportano fatti o affermazioni non corredati di prove o fonti.
Le carte impilate
I fatti o le affermazioni sono parzialmente vere, ma l’informazione viene offerta in modo selettivo o i fatti chiave vengono omessi.
Tipicamente il Cremlino utilizza questa tecnica per guidare il pubblico verso una conclusione che si inserisce in una narrativa prefabbricata o falsa.
Fatti falsi
I fatti o le affermazioni sono false.
Ad esempio, un’intervista menzionata in un articolo che non ha mai avuto luogo, un evento o un incidente riportati in una notizia che in realtà non si sono verificati.
Immagini false
E’ una variante dei “fatti falsi”. Questa tecnica utilizza l’uso di materiale visivo provocatorio falso o manipolato. Il suo scopo è dare maggiore credibilità a un fatto o ad una narrativa falsa.
Negazione dei fatti
E’ una variante dei “fatti falsi”. Si verifica quando i fatti reali vengono negati o falsamente sminuiti. Si potrebbero riportare i fatti di un evento, invece si tenta di screditare la loro veridicità.
In alternativa si dà una loro reinterpretazione per ottenere lo stesso effetto: stabilire un dubbio tra il pubblico sulla veridicità di un fatto o di una narrazione.
Esagerazione ed eccessiva generalizzazione
Questo metodo usa la drammatizzazione. Solleva falsi allarmi o usa una particolare premessa per delineare una conclusione.
Il tutto per una parte
E’ una tecnica correlata a quella precedente. Un esempio: ritrarre le opinioni di un singolo giornalista o esperto come il punti di vista ufficiale o la posizione di un governo.
Cambiare la citazione, l’origine o il contesto
I fatti e le dichiarazioni sono citati da altre fonti, ma sono ora diversi dall’originale o non tengono conto delle ultime modifiche editoriali.
Ad esempio: una citazione è corretta, ma la persona a cui è attribuita è non è la stessa o il contesto di una citazione è alterato in modo da cambiare il suo significato o il significato nella notizia originale.
Uso di parole o metafore pesanti
Uso di espressioni e metafore per supportare una falsa narrazione o nascondere quella vera; per esempio, usando un termine come “morte misteriosa” invece di termine precisi come “avvelenamento” o “omicidio” per descrivere i fatti di una notizia.
Ridicolizzare, screditare, sminuire
Marginalizzare fatti, affermazioni o persone attraverso la derisione, il soprannome (ad esempio argumentum ad hominem), o minando la loro autorità. Ciò include l’uso dell’umorismo tradizionale e dei nuovi media, al fine di screditare i meriti non sostanziali.
Benaltrismo
Usare falsi confronti per supportare una narrativa prefabbricata o giustificare atti e scelte politiche; ovvero: “E’ possibile che noi siamo cattivi, ma altri sono altrettanto cattivi” oppure “L’annessione della Crimea è stata esattamente come l’invasione dell’Irak”.
Questa tecnica è spesso accompagnata da un attacco “ad hominem”.
Riciclaggio narrativo
Nascondere e “ripulire” la provenienza di una fonte o di un’affermazione.
Succede quando un cosiddetto “esperto”, di dubbia integrità, presenta falsi fatti o narrative come fossero la verità. Spesso questo accade quando i punti di propaganda richiamano il formato dei media mainstream.
Una tecnica comune è quella di presentare un ospite “esperto” o “specializzato” in un programma TV sulla base della quale il falso fatto o la falsa narrativa può essere riconfezionata per una più ampia distribuzione.
Ad esempio, “I media austriaci scrivono che …” o “Un noto esperto politico tedesco dice che…”
Sfruttare il bilanciamento
Questa tecnica è usata quando i principali organi di informazione tradizionali cercano di “bilanciare” le loro notizie presentando dei propagandisti di professione, dei falsi giornalisti o dei falsi esperti.
L’effetto è quello di immettere in una notizia o in un dibattito di per sè legittimi dei fatti falsi o delle false narrative.
Questa tecnica è comune nei format televisivi che presentano dibattiti fra posizioni contrapposte. In questo modo i propagandisti sabotano uno scambio in buona fede fra diverse opinioni.
Presentare le opinioni come fatti (e viceversa)
Un’opinione è presentata come un fatto per far affermare una narrazione oppure un fatto è presentato come una opinione per screditare una narrazione.
Teorie della cospirazione
Utilizzo di voci, leggende o affermazioni di cospirazione al fine di distrarre o costernare il pubblico.
Ad esempio: “La NATO vuole invadere la Russia;” “Gli Stati Uniti hanno creato il virus Zika;” “Le agenzie segrete baltiche stanno infettando i computer russi con i virus” o “La Lettonia vuole inviare la sua popolazione russa nei campi di concentramento”.
Una variante di questo la tecnica è una cospirazione al contrario – o il tentativo di screditare una narrativa di notizie fattuali etichettandola come una cospirazione.
Salire sul carro.
Creare l’impressione che la “maggioranza” preferisca o capisca un problema in un certo modo. La presunta “saggezza della maggioranza” porta a rendere credibile una conclusione o una falsa narrativa; ad esempio: “La gente chiede …” “La gente desidera …” o “La gente lo sa molto bene”.
Falso dilemma
Costringere il pubblico a una falsa scelta binaria, in genere “noi” o “loro”.
Annegare i fatti nelle emozioni
Una forma della fallacia “appello alle emozioni” è quando una notizia viene presentata in un modo così emotivo che i fatti perdono la loro importanza.
Ad esempio è il “caso Lisa”, in cui falsi immigrati musulmani in Germania hanno riferito di aver aggredito sessualmente una ragazza russa. Anche se l’evento è stato totalmente inventato, il suo fascino emotivo distrae il pubblico dall’assenza di fatti probanti.
Le varianti comuni di questo metodo evocano la nostalgia post-sovietica nell’Europa centrale e orientale o alimentano il timore collettivo di una guerra nucleare.
Creazione del contesto
E’ una tecnica comunemente utilizzata nei telegiornali.
Si crea il contesto per una narrazione prefabbricata, facendo precedere (o seguire) ad essa una notizia tale da modificare il significato delle narrazione.
Ad esempio, per trasmettere il messaggio che i recenti attacchi terroristici in Europa sarebbero stati il risultato del fatto che degli Stati membri dell’Unione Europea non collaborano con la Russia, che sta aiutando a combattere l’ISIS in Siria.
Quella notizia è stata preceduta da dei commenti sugli attacchi di Bruxelles del marzo 2016, descrivendo il successo della Russia in Siria e la sua capacità di combattere efficacemente l’ISIS.
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