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Class action come co-obbligati in solido per omesso versamento imposta unica scommesse
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Class action come co-obbligati in solido per omesso versamento imposta unica scommesse
Messaggioda scommettitore siracusano » 11/06/2022 - 09:12
Nei giorni 8, 9 e 10 Giugno 2022, Pressgiochi mi ha pubblicato tre articoli, su argomenti spesso trattati in questa sezione del Forum:
Questo quello di giorno 10:
https://www.pressgiochi.it/class-action ... sse/101725
Class action come co-obbligati in solido per omesso versamento imposta unica scommesse
Di Riccardo Calantropio
La Sentenza 27/2018 della Corte Costituzionale sull’omesso versamento dell’imposta unica scommesse ha sentenziato, che a partire dal 2011, i gestori di CTD affiliati a bookmakers esteri, sono co-obbligati in solido per l’omesso versamento dell’Imposta Unica. Prima del 2011 spetta solo ai bookmakers.
https://www.cortecostituzionale.it/acti ... &numero=27
La sentenza infatti recita:
“D’altra parte, rimane estranea alla questione di legittimità costituzionale la possibilità del bookmaker di agire in via di rivalsa nei confronti del coobbligato in solido. Nei rapporti interni, i coobbligati in solido rimangono liberi di regolare il riparto dell’onere tributario che il legislatore, con la previsione del vincolo della solidarietà passiva, pone a carico di entrambi”.
E’ evidente, che tale sentenza, senza ombra di dubbio, invita i gestori a cui arrivano gli accertamenti e le cartelle esattoriali per omesso versamento dell’imposta unica, a rivalersi verso il proprio bookmaker, se esso non intenda pagare o rimborsare l’imposta unica a loro carico. E purtroppo, visti i costi per agire contro questi bookmakers esteri, la soluzione più logica, anzi l’unica, è di fare delle AZIONI LEGALI CIVILI COLLETTIVE, ovvero delle CLASS ACTION, introdotte da non molto anche in Italia.
Su questo argomento, vi è una grande confusione e a volte disinformazione per i gestori interessati. Sicuramente più di mille, sulle cui teste grava una “pesante Spada di Damocle” per importi a volte di diverse centinaia di migliaia di euro, arrivando per alcuni anche, per gli anni fino al 2016, a un debito di oltre 500.000,00 euro. Naturalemte poi si devono aggiungere gli anni dal 2017 ad oggi, e probabilmente fino al prossimo bando che avverà, quasi sicuramente, entro due anni. Quindi cifre complessive da bilancio statale. Ovvero il fallimento di più di mille famiglie.
E’ bene precisare, se mai ce ne fosse bisogno, che la vittoria nella causa civile è già implicita nella sentenza della Corte Costituzionale del 2018, della Corte di Giustizia Europea del Febbraio 2020 e della sentenza della Cassazione di quest’anno. Da qui le spese legali andranno sicuramente ai bookmakers, e mai ai gestori stessi. L’unico aspetto in discussione potrebbe essere solo se questi bookmakers dovranno rimborsare il 100% dell’omesso versamento, oltre tutte le spese legali per i ricorsi in commissione tributaria, o una parte; ma le spese legali spettano sicuramente ai bookmakers. Chi fosse di parere diverso, dovrebbe argomentarlo pubblicamente, visto che ne ha tutte le facoltà; ma a quanto mi risulta non lo ha mai fatto. Molti gestori, temono o sono indotti a credere, infatti erroneamente, di dover pagare delle alte spese legali; ma non esiste, se la causa è impostata correttamente da un bravo avvocato.
Da parte mia, come consulente tecnico esperto nel settore giochi e scommesse, a livello internazionale, il rimborso dovrà essere del 100%, visto che i gestori, firmando i contratti, credevano in buona fede, come era scritto chiaramente nei contratti stessi, che fosse sufficiente pagare le imposte sulle scommesse all’estero e non anche in Italia. Tutte le ultime sentenze hanno invece affermato che bisogna pagarle anche in Italia, anche perchè sarebbe una concorrenza iniqua verso i Concessionari ADM che pagano anche le tasse di concessione governativa e le costosissime fidejussioni.
Inoltre, alcuni di questi bookmakers danno solo ai propri gestori attivi di CTD dei bonus sui corrispettivi, di pari importo alle rateizzazioni delle cartelle. Viceversa non danno nulla agli ex gestori.
PressGiochi
Questo quello di giorno 10:
https://www.pressgiochi.it/class-action ... sse/101725
Class action come co-obbligati in solido per omesso versamento imposta unica scommesse
Di Riccardo Calantropio
La Sentenza 27/2018 della Corte Costituzionale sull’omesso versamento dell’imposta unica scommesse ha sentenziato, che a partire dal 2011, i gestori di CTD affiliati a bookmakers esteri, sono co-obbligati in solido per l’omesso versamento dell’Imposta Unica. Prima del 2011 spetta solo ai bookmakers.
https://www.cortecostituzionale.it/acti ... &numero=27
La sentenza infatti recita:
“D’altra parte, rimane estranea alla questione di legittimità costituzionale la possibilità del bookmaker di agire in via di rivalsa nei confronti del coobbligato in solido. Nei rapporti interni, i coobbligati in solido rimangono liberi di regolare il riparto dell’onere tributario che il legislatore, con la previsione del vincolo della solidarietà passiva, pone a carico di entrambi”.
E’ evidente, che tale sentenza, senza ombra di dubbio, invita i gestori a cui arrivano gli accertamenti e le cartelle esattoriali per omesso versamento dell’imposta unica, a rivalersi verso il proprio bookmaker, se esso non intenda pagare o rimborsare l’imposta unica a loro carico. E purtroppo, visti i costi per agire contro questi bookmakers esteri, la soluzione più logica, anzi l’unica, è di fare delle AZIONI LEGALI CIVILI COLLETTIVE, ovvero delle CLASS ACTION, introdotte da non molto anche in Italia.
Su questo argomento, vi è una grande confusione e a volte disinformazione per i gestori interessati. Sicuramente più di mille, sulle cui teste grava una “pesante Spada di Damocle” per importi a volte di diverse centinaia di migliaia di euro, arrivando per alcuni anche, per gli anni fino al 2016, a un debito di oltre 500.000,00 euro. Naturalemte poi si devono aggiungere gli anni dal 2017 ad oggi, e probabilmente fino al prossimo bando che avverà, quasi sicuramente, entro due anni. Quindi cifre complessive da bilancio statale. Ovvero il fallimento di più di mille famiglie.
E’ bene precisare, se mai ce ne fosse bisogno, che la vittoria nella causa civile è già implicita nella sentenza della Corte Costituzionale del 2018, della Corte di Giustizia Europea del Febbraio 2020 e della sentenza della Cassazione di quest’anno. Da qui le spese legali andranno sicuramente ai bookmakers, e mai ai gestori stessi. L’unico aspetto in discussione potrebbe essere solo se questi bookmakers dovranno rimborsare il 100% dell’omesso versamento, oltre tutte le spese legali per i ricorsi in commissione tributaria, o una parte; ma le spese legali spettano sicuramente ai bookmakers. Chi fosse di parere diverso, dovrebbe argomentarlo pubblicamente, visto che ne ha tutte le facoltà; ma a quanto mi risulta non lo ha mai fatto. Molti gestori, temono o sono indotti a credere, infatti erroneamente, di dover pagare delle alte spese legali; ma non esiste, se la causa è impostata correttamente da un bravo avvocato.
Da parte mia, come consulente tecnico esperto nel settore giochi e scommesse, a livello internazionale, il rimborso dovrà essere del 100%, visto che i gestori, firmando i contratti, credevano in buona fede, come era scritto chiaramente nei contratti stessi, che fosse sufficiente pagare le imposte sulle scommesse all’estero e non anche in Italia. Tutte le ultime sentenze hanno invece affermato che bisogna pagarle anche in Italia, anche perchè sarebbe una concorrenza iniqua verso i Concessionari ADM che pagano anche le tasse di concessione governativa e le costosissime fidejussioni.
Inoltre, alcuni di questi bookmakers danno solo ai propri gestori attivi di CTD dei bonus sui corrispettivi, di pari importo alle rateizzazioni delle cartelle. Viceversa non danno nulla agli ex gestori.
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Re: Class action come co-obbligati in solido per omesso versamento imposta unica scommesse
Messaggioda scommettitore siracusano » 11/06/2022 - 09:14
Questo quello di giorno 8:
Circolare ADM, PVR e sottobanchi
https://www.pressgiochi.it/circolare-ad ... chi/101608
Di Riccardo Calantropio
Un prodotto di grande successo non basta idearlo. Dopo ci vuole un’organizzazione che lo pubblicizzi e lo distribuisca.
È il caso dei cosiddetti “sottobanchi”, ovvero un doppio canale di scommesse in uno stesso punto vendita. Un canale legale che fa da “ombrello” e un canale illegale proposto e distribuito dai gestori a determinati clienti che preferisco quote più alte, e con cui i gestori dei centri hanno commissioni più alte.
In realtà, i primi sottobanchi furono proposti a diversi concessionari del primo bando scommesse del 1999, ed erano basati su alcune postazioni-terminali del centro scommesse collegati a dei server interni, e non al provider e alla SOGEI, come il resto delle altre postazioni-terminali. Così si risparmiava sulle imposte delle scommesse e sulle imposte sul reddito. I concessionari bancavano già al 100%, per cui il rischio era lo stesso.
Li proposero anche a me nell’agenzia di scommesse ippiche e sportive di Siracusa, la più grande della mia provincia, ma non li accettai. Sta di fatto che già nei primi anni 2000 ero consapevole della concorrenza sleale di questo doppio canale, e ne ho seguito da sempre l’evoluzione, visitando i centri scommesse sospetti, come vari PVR che mettevano a disposizione PC con cui collegarsi ai siti illegali. Me li segnalavano anche i miei stessi clienti dell’agenzia.
E, sempre nel 2020, con una lettera aperta sulle varie falle illegali al Direttore ADM Minenna e ai sottosegretari al MEF Villarosa e Baretta, con ampia relazione allegata.
Se ora dopo ben sei anni, ADM si è decisa ad operare una stretta sui Concessionari ONLINE, che operano mediante PVR, probabilmente anche grazie ai miei numerosi articoli esplicativi ed email pubbliche, trovo incomprensibile questa inopportuna alzata di scudi. Probabilmente nei nuovi bandi online ci sarà la norma sempre da me auspicata nel 2016, ovvero “l’incompatibilità tra internet point e PVR”.
Nel forum internazionale infobetting, ho infatti pubblicato un topic esplicativo, in cui dico che basterebbe controllare gli IP telefonici con i quali arrivano le scommesse, per dare chiari segnali ai concessionari che quasi sicuramente nel PVR vengono commesse delle illegalità, se il numero di scommesse con lo stesso IP è relativamente alto. Basta verificare dopo se questa linea telefonica è intestata al gestore del PVR o a uno dei suoi familiari.
Ma a parte questa concorrenza sleale e illegale dei PVR nei confronti dei centri retail, la falla più grande da tenere sotto controllo da parte dei concessionari è quella dei “sottobanchi” per i loro stessi interessi economici: “Non capisco come i concessionari ADM ONLINE o i bookmakers esteri discriminati dai bandi, non si siano ancora resi conto, che proprio nei PVR avvenga la grandissima parte dei SOTTOBANCHI ILLEGALI di bookmakers senza concessione e nemmeno discriminati dai bandi.
Se ci sono pochi controlli, è naturale che i gestori offrano, tramite i PC al pubblico, siti illegali di gioco con quote più alte e commissioni più alte per loro stessi, e su cui non pagano nemmeno le tasse sul reddito.
Incompetenza assoluta o mancanza di lungimiranza?
Da buon siracusano ero già a conoscenza che questa fosse la principale FALLA dell’illegalità.
PressGiochi
Circolare ADM, PVR e sottobanchi
https://www.pressgiochi.it/circolare-ad ... chi/101608
Di Riccardo Calantropio
Un prodotto di grande successo non basta idearlo. Dopo ci vuole un’organizzazione che lo pubblicizzi e lo distribuisca.
È il caso dei cosiddetti “sottobanchi”, ovvero un doppio canale di scommesse in uno stesso punto vendita. Un canale legale che fa da “ombrello” e un canale illegale proposto e distribuito dai gestori a determinati clienti che preferisco quote più alte, e con cui i gestori dei centri hanno commissioni più alte.
In realtà, i primi sottobanchi furono proposti a diversi concessionari del primo bando scommesse del 1999, ed erano basati su alcune postazioni-terminali del centro scommesse collegati a dei server interni, e non al provider e alla SOGEI, come il resto delle altre postazioni-terminali. Così si risparmiava sulle imposte delle scommesse e sulle imposte sul reddito. I concessionari bancavano già al 100%, per cui il rischio era lo stesso.
Li proposero anche a me nell’agenzia di scommesse ippiche e sportive di Siracusa, la più grande della mia provincia, ma non li accettai. Sta di fatto che già nei primi anni 2000 ero consapevole della concorrenza sleale di questo doppio canale, e ne ho seguito da sempre l’evoluzione, visitando i centri scommesse sospetti, come vari PVR che mettevano a disposizione PC con cui collegarsi ai siti illegali. Me li segnalavano anche i miei stessi clienti dell’agenzia.
E, sempre nel 2020, con una lettera aperta sulle varie falle illegali al Direttore ADM Minenna e ai sottosegretari al MEF Villarosa e Baretta, con ampia relazione allegata.
Se ora dopo ben sei anni, ADM si è decisa ad operare una stretta sui Concessionari ONLINE, che operano mediante PVR, probabilmente anche grazie ai miei numerosi articoli esplicativi ed email pubbliche, trovo incomprensibile questa inopportuna alzata di scudi. Probabilmente nei nuovi bandi online ci sarà la norma sempre da me auspicata nel 2016, ovvero “l’incompatibilità tra internet point e PVR”.
Nel forum internazionale infobetting, ho infatti pubblicato un topic esplicativo, in cui dico che basterebbe controllare gli IP telefonici con i quali arrivano le scommesse, per dare chiari segnali ai concessionari che quasi sicuramente nel PVR vengono commesse delle illegalità, se il numero di scommesse con lo stesso IP è relativamente alto. Basta verificare dopo se questa linea telefonica è intestata al gestore del PVR o a uno dei suoi familiari.
Ma a parte questa concorrenza sleale e illegale dei PVR nei confronti dei centri retail, la falla più grande da tenere sotto controllo da parte dei concessionari è quella dei “sottobanchi” per i loro stessi interessi economici: “Non capisco come i concessionari ADM ONLINE o i bookmakers esteri discriminati dai bandi, non si siano ancora resi conto, che proprio nei PVR avvenga la grandissima parte dei SOTTOBANCHI ILLEGALI di bookmakers senza concessione e nemmeno discriminati dai bandi.
Se ci sono pochi controlli, è naturale che i gestori offrano, tramite i PC al pubblico, siti illegali di gioco con quote più alte e commissioni più alte per loro stessi, e su cui non pagano nemmeno le tasse sul reddito.
Incompetenza assoluta o mancanza di lungimiranza?
Da buon siracusano ero già a conoscenza che questa fosse la principale FALLA dell’illegalità.
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Re: Class action come co-obbligati in solido per omesso versamento imposta unica scommesse
Messaggioda scommettitore siracusano » 11/06/2022 - 09:39
E questo il terzo del 9 Giugno:
Pvr, sottobanchi e infiltrazioni mafiose. Il nuovo ombrello legale sulle scommesse illegali
https://www.pressgiochi.it/pvr-sottoban ... ali/101662
Di Riccardo Calantropio
Quando si parla di “sottobanchi”, ormai, si sta parlando implicitamente di infiltrazioni mafiose nel settore scommesse.
Le organizzazioni mafiose, come hanno dimostrato, da tempo, le molteplici indagini della DIA, operano nel settore delle scommesse tramite i “sottobanchi” collegati a siti esteri punto.com, gestiti quasi sempre dalle stesse organizzazioni mafiose.
Prima del 2000, la mafia operava solo nel mercato delle slot machine, specialmente nel periodo in cui non erano collegate alla SOGEI, e come si sa, il controllo del territorio da parte delle mafie, rispetta le loro regole. Una spartizione territoriale in zone, dove comandano le famiglie mafiose del luogo.
Da parte mia, conoscevo questa realtà del controllo mafioso del territorio fin dal 1975, quando avevo ereditato da mio padre, insieme ai miei due fratelli, complessivamente un terzo delle azioni della Navalmeccanica SPA, una società di oltre 500 dipendenti, che operava, tramite appalti, nel campo della prefabbricazione, montaggi e manutenzione di impianti petrolchimici e nella manutenzione delle petroliere che attraccavano nei pontili del siracusano, il più grande polo petrolchimico d’Italia.
Il problema del controllo del territorio da parte delle organizzazioni mafiose, l’ho ritrovato, mio malgrado, dopo il 2000 nel settore delle scommesse, visto che nel 1999, avevo vinto nel primo bando di gara una concessione ippica e una sportiva.
Conoscendo il settore, mi sono sempre rifiutato, categoricamente, di accettare nella mia agenzia di Siracusa le slot machine, nonostante le forti pressioni. Già dal 1976, operando in quell’ambiente, sapevo come trattare con certi ambienti, ovvero rispetto reciproco, ma senza scendere a compromessi. Ho accettato le slot machine, e dopo le VLT, solo quando erano gestite direttamente dalla SNAI, che avevo come provider per le mie concessioni AAMS, e dopo il 2013 dalla Sisal, a cui cedetti la mia agenzia di Siracusa, rimanendo gestore fino al 2018.
Naturalmente non ho mai accettato i “sottobanchi”, ma sapevo che erano gestiti dalle mafie.
Quando, nel 2020, stavo per inviare l’email pubblica ad ADM e ai sottosegretari al MEF Villarosa e Baretta, avevo contattato alcune associazioni di gestori nate da poco per coinvolgerli, ma non ne vollero proprio sapere, tranne un paio. Probabilmente avevano paura delle ritorsioni, o erano consapevoli che molti gestori accettavano, loro malgrado o preferibilmente, da tempo, i “sottobanchi”.
ADM, ormai, dopo quanto si è già pubblicato, è perfettamente consapevole dei problemi legati ai PVR e ai “sottobanchi”. Per cui se non si vuole fare un favore alle mafie, e si vuole la legalità e una concorrenza leale nel settore giochi e scommesse, consiglierei di non ostacolare le sue scelte.
I PVR sul territorio italiano sono circa 25000 e il 75% opera nel centro sud, e principalmente in Campania e i Sicilia, ovvero dove il controllo delle organizzazioni mafiose sul territorio è maggiore. I PVR sono, in pratica, il nuovo ombrello legale dei sottobanchi. Consiglierei di controllare quanto incassano ognuno dei PVR puri, ovvero, senza retail, e se sono cifre insufficienti, probabilmente il resto lo guadagnano con i sottobanchi.
Uno dei metodi più collaudati per proporre i sottobanchi collegati a siti online.com, controllati dalle varie mafie, è quello di avvicinare i procacciatori di PVR, CTD e Centri scommesse, e tentare di “convincerli”, con i loro “metodi”, a proporre oltre i centri scommesse e i PVR legali, anche i sottobanchi. A volte ci riescono, specialmente nelle regioni del Sud, come Campania, Sicilia e Calabria. Solo dopo i bookmakers o i concessionari se ne rendono conto e fanno piazza pulita. Ho avuto esperienze dirette. Da qui, consiglierei di monitorare spesso sia da parte dei concessionari e sia da parte di ADM e delle forze dell’ordine questi “professionisti”.
Altro aspetto è che non si può escludere che gli stessi concessionari, visti gli elementi con cui si ha a che fare, preferiscono non denunciare quando scoprono questi episodi. Questa è la dura realtà con cui si ha a che fare, specialmente in regioni, dove il controllo del territorio è più pressante.
Del resto l’influenza delle mafie, da sempre, si basa sul controllo del territorio, e di conseguenza, per pubblicizzare e diffondere i sottobanchi di siti online illegali, si serve di alcuni gestori di PVR e centri scommesse legali.
Altro problema è quindi superare le reticenze di gestori onesti a segnalare i sottobanchi, se ne vengono a conoscenza tramite i loro stessi clienti. Lasciamo operare ADM e le forze dell’ordine, che sanno quello che fanno, e non ostacoliamoli con azioni che alla fine favoriscono i sottobanchi delle mafie.
PressGiochi
***
Come di consueto sono gradite controdeduzioni e richieste di chiarimenti.
Pvr, sottobanchi e infiltrazioni mafiose. Il nuovo ombrello legale sulle scommesse illegali
https://www.pressgiochi.it/pvr-sottoban ... ali/101662
Di Riccardo Calantropio
Quando si parla di “sottobanchi”, ormai, si sta parlando implicitamente di infiltrazioni mafiose nel settore scommesse.
Le organizzazioni mafiose, come hanno dimostrato, da tempo, le molteplici indagini della DIA, operano nel settore delle scommesse tramite i “sottobanchi” collegati a siti esteri punto.com, gestiti quasi sempre dalle stesse organizzazioni mafiose.
Prima del 2000, la mafia operava solo nel mercato delle slot machine, specialmente nel periodo in cui non erano collegate alla SOGEI, e come si sa, il controllo del territorio da parte delle mafie, rispetta le loro regole. Una spartizione territoriale in zone, dove comandano le famiglie mafiose del luogo.
Da parte mia, conoscevo questa realtà del controllo mafioso del territorio fin dal 1975, quando avevo ereditato da mio padre, insieme ai miei due fratelli, complessivamente un terzo delle azioni della Navalmeccanica SPA, una società di oltre 500 dipendenti, che operava, tramite appalti, nel campo della prefabbricazione, montaggi e manutenzione di impianti petrolchimici e nella manutenzione delle petroliere che attraccavano nei pontili del siracusano, il più grande polo petrolchimico d’Italia.
Il problema del controllo del territorio da parte delle organizzazioni mafiose, l’ho ritrovato, mio malgrado, dopo il 2000 nel settore delle scommesse, visto che nel 1999, avevo vinto nel primo bando di gara una concessione ippica e una sportiva.
Conoscendo il settore, mi sono sempre rifiutato, categoricamente, di accettare nella mia agenzia di Siracusa le slot machine, nonostante le forti pressioni. Già dal 1976, operando in quell’ambiente, sapevo come trattare con certi ambienti, ovvero rispetto reciproco, ma senza scendere a compromessi. Ho accettato le slot machine, e dopo le VLT, solo quando erano gestite direttamente dalla SNAI, che avevo come provider per le mie concessioni AAMS, e dopo il 2013 dalla Sisal, a cui cedetti la mia agenzia di Siracusa, rimanendo gestore fino al 2018.
Naturalmente non ho mai accettato i “sottobanchi”, ma sapevo che erano gestiti dalle mafie.
Quando, nel 2020, stavo per inviare l’email pubblica ad ADM e ai sottosegretari al MEF Villarosa e Baretta, avevo contattato alcune associazioni di gestori nate da poco per coinvolgerli, ma non ne vollero proprio sapere, tranne un paio. Probabilmente avevano paura delle ritorsioni, o erano consapevoli che molti gestori accettavano, loro malgrado o preferibilmente, da tempo, i “sottobanchi”.
ADM, ormai, dopo quanto si è già pubblicato, è perfettamente consapevole dei problemi legati ai PVR e ai “sottobanchi”. Per cui se non si vuole fare un favore alle mafie, e si vuole la legalità e una concorrenza leale nel settore giochi e scommesse, consiglierei di non ostacolare le sue scelte.
I PVR sul territorio italiano sono circa 25000 e il 75% opera nel centro sud, e principalmente in Campania e i Sicilia, ovvero dove il controllo delle organizzazioni mafiose sul territorio è maggiore. I PVR sono, in pratica, il nuovo ombrello legale dei sottobanchi. Consiglierei di controllare quanto incassano ognuno dei PVR puri, ovvero, senza retail, e se sono cifre insufficienti, probabilmente il resto lo guadagnano con i sottobanchi.
Uno dei metodi più collaudati per proporre i sottobanchi collegati a siti online.com, controllati dalle varie mafie, è quello di avvicinare i procacciatori di PVR, CTD e Centri scommesse, e tentare di “convincerli”, con i loro “metodi”, a proporre oltre i centri scommesse e i PVR legali, anche i sottobanchi. A volte ci riescono, specialmente nelle regioni del Sud, come Campania, Sicilia e Calabria. Solo dopo i bookmakers o i concessionari se ne rendono conto e fanno piazza pulita. Ho avuto esperienze dirette. Da qui, consiglierei di monitorare spesso sia da parte dei concessionari e sia da parte di ADM e delle forze dell’ordine questi “professionisti”.
Altro aspetto è che non si può escludere che gli stessi concessionari, visti gli elementi con cui si ha a che fare, preferiscono non denunciare quando scoprono questi episodi. Questa è la dura realtà con cui si ha a che fare, specialmente in regioni, dove il controllo del territorio è più pressante.
Del resto l’influenza delle mafie, da sempre, si basa sul controllo del territorio, e di conseguenza, per pubblicizzare e diffondere i sottobanchi di siti online illegali, si serve di alcuni gestori di PVR e centri scommesse legali.
Altro problema è quindi superare le reticenze di gestori onesti a segnalare i sottobanchi, se ne vengono a conoscenza tramite i loro stessi clienti. Lasciamo operare ADM e le forze dell’ordine, che sanno quello che fanno, e non ostacoliamoli con azioni che alla fine favoriscono i sottobanchi delle mafie.
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