“E vai che pure questo se lo vendemo a 40 milioni…”

Il primo intervento per risollevare le sorti della Roma, l’avevo compiuto in occasione del big-match col Frosinone. Col Sassuolo, il secondo.

Il primo intervento per risollevare le sorti della mia amata Roma, l’avevo compiuto in occasione del big-match col Frosinone. Giallorossi fischiati alla presentazione in campo, gol apripista di Under dopo 3 minuti, brodino digerito già alla mezz’ora e tutti a casa con mezzo sorriso. Seguirono il successo col CSKA e quello nel derby ma non bastò. No che non bastò.

Ieri, dunque, col Sassuolo si è reso necessario il secondo intervento, sempre dalla Tribuna Tevere dell’Olimpico, stavolta insieme al mio nipote ventenne, residente in Piemonte ma di sangue giallorosso. Quando scende a Roma, sull’esempio dei Fratelli Capone in “Totò, Peppino e la Malafemmena”, tendo a consolidargli le tradizioni portanti della famiglia Migliola.

L’ambiente che circonda lo stadio Olimpico è sornione, come e più della canzone di Daniele Silvestri. Fegati in difficoltà quanto Fazio contro Gervinho, dopo tanta tempesta la sensazione è che sfruttando l’onda del buonismo natalizio si voglia fare pace con la squadra. Che peraltro dopo le comiche col Genoa e la (s)confortante prestazione di Torino da zero tiri in porta in 90 minuti, meriterebbe ancora solo carbone.

Di fronte al Centrale del Foro Italico, incrocio due signori sulla settantina abbondante, hanno l’aria di chi la sa lunga, da Pierino Prati in poi. Si guardano in silenzio, uno si avvicina all’orecchio dell’altro e prima di allontanarsi gli sussurra: “Due a uno. Sofferto”. Prendo per buona la profezia e insieme a Francesco varco i cancelli dell’Olimpico.

C’è poca gente ma più di quanta mi aspettassi, la presentazione della squadra viene salutata alternativamente da applausi (Olsen, Manolas, Cristante, Zaniolo, Perotti) e fischi (Florenzi, Nzonzi, Schick, Di Francesco). Rischiamo la sigla di Mai Dire Gol al primo rinvio dello svedese ma poi la partita si mette in discesa, col rigore di Perotti e il raddoppio di Schick, che prima va a 3 centimetri dall’autogol fantozziano e poi segna nella rete giusta, scacciando fantasmi bosniaci e brusii.

Il Sassuolo è indolore fino al minuto 89, ovvero fino a quando mi giro verso Francesco per pontificare: “Non mi aspettavo una prova così solida dietro, alla fine gli unici due rischi sono stati quelli provocati da Olsen e Schick”. Fazio è all’ascolto e lascia sfilare Babacar per il 3-1. Che però non ci spaventa. Qualche minuto prima, l’unico vero motivo per cui ieri ci si è alzati tutti in piedi. Trenta minuti di fuga, dribbling alla Kolarov, un paio di finte e scavetto. Non so se Zaniolo diventerà un fuoriclasse, certo è che di personalità ne ha da vendere. Ah, a proposito di “vendere”, i due signori di mezza età dietro di me (tipico prodotto della ex Tevere non Numerata) al gol del 22 si abbracciano per cinque minuti per poi liberare la loro gioia. “E vai che pure questo se lo vendemo a 40 milioni”.

Ridotti così. A darci pacche sulle spalle per non aver preso l’imbarcata a Torino. A esultare per una nuova probabile plusvalenza o, se volete, a preoccuparci che il ragazzino rubi così tanto l’occhio in giro per il mondo.

Forza Roma sempre. E buon 2019!

Foto Ufficio Stampa AS Roma