Shevchenko Milan compleanno, la ricorrenza – Che anno il 1976. Nel calcio verrà ricordato per avere dato i natali a tre dei più forti giocatori dei nostri tempi. In settimana non si è parlato d’altro che di Totti, prima per le frasi di Ilary Blasi su Spalletti e Pallotta, poi per il compleanno. Di Ronaldo, altro quarantenne indimenticabile, abbiamo parlato la settimana scorsa. Oggi festeggia il traguardo un’altra leggenda, Andriy Schevchenko.
Shevchenko Milan compleanno, l’anti Fenomeno – Che di Ronaldo fu esatta conseguenze e contraltare. Il Fenomeno era arrivato all’Inter nel 1997-98 sfiorando lo scudetto. L’ucraino finì nella sponda opposta di Milano quando il diavolo appena vinto il più incredibile dei suoi scudetti, nel 1999-00, dopo avere recuperato sette punti alla Lazio con Zaccheroni e il suo tridente. C’era Bierhoff, tedesco puntuale con il gol e implacabile di testa, ma non accendeva le fantasie presidenziali al pari del suo allenatore. Berlusconi per questo si innamorò del giovane ucraino, un biondino con il quale condivideva la data di nascita e il senso estetico del gol. E ne fu ricompensato con uno scudetto e la Champions League forse più sentita, quella vinta a Manchester contro la Juve.
Shevchenko Milan compleanno, gli inizi – Alla Dinamo Kiev il giovane Sheva è un talento da plasmare. Nel 1997, quando Ronaldo sbarca in Italia, la figura leggendaria di Valeri Lobanovski torna alla Dinamo e ci trova questo ragazzino che gioca per la squadra, ha i colpi del top player, ma è gracile e timido. Lobanovski, con la sua disciplina militare, lo fa maturare. In due stagioni segna 69 gol, finisce sull’agenda dei grandi club europei e terzo nella classifica del pallone d’oro 1999. Abbastanza perché Ariedo Braida si metta al lavoro per portarlo al Milan e farne naturalmente il contralto calcistico dell’attaccante brasiliano.
Shevchenko Milan compleanno, il Milan e la Champions – Arriva e segna subito in un campionato nel quale le Sette Sorelle (le due milanesi e le romane, la Juve, il Parma, la Fiorentina) danno spettacolo e si giocano lo scudetto. Lascia subito il segno mentre Ronaldo è già vittima degli infortuni che ne condizionano la carriera. 24 gol, capocannoniere, primo straniero a riuscirci dopo Platini. La svolta arriva con Ancelotti in panchina nel 2001 e gli acquisti di Nesta, Seedorf e Rivaldo nell’estate 2002. L’Inter non si è ancora ripresa dal 5 maggio, ma trova la forza di andare in semifinale di Champions. E’ una delle sfide che a Milano non dimenticheranno mai, Galliani ancora non ci dorme per la tensione. L’andata è in casa del Milan e finisce 0-0. Il ritorno viene sbloccato da un gol di Sheva, poi pareggiato da Martins, che manda il diavolo in finale a Manchester nel primo derby che si disputa nell’ultimo atto nella storia della Champions. E’ ancora pareggio, 0-0, si va ai rigori. E lo sguardo di Shevchenko, quegli occhi fissi su Buffon in un corpo impaziente del fischio dell’arbitro verso un rigore che saprà già di non poter sbagliare è rimasto l’emblema di quella coppa.
Shevchenko Milan compleanno, alti e bassi – E’ l’apice della sua carriera. La stagione successiva perde la coppa Intercontinentale, ancora ai rigori, ma vince scudetto e pallone d’Oro. E’ un momento in cui il diavolo torna a essere dominante in Europa, ci sono anche Stam e Crespo, e mentre la Juve di Capello si prende l’Italia, con Ancelotti e Shevchenko è di nuovo finale di Champions. A Istanbul, contro il Liverpool. L’indescrivibile che diventa realtà, il 3-0 alla fine del primo tempo che diventa 3-3 in sei minuti di follia. Dudek che fa ammattire i rigoristi rossoneri. Contrappasso dantesco con la notte di due anni prima: il rigore di Shevchenko è ancora decisivo ma al contrario. Lo tira addosso al portiere e la coppa che era stata vicina a fine primo tempo vola via. Da quel momento la carriera va verso il basso, nel 2006 va al Chelsea. Ha tempo di perdere la finale di Champions nel 2008, ancora ai rigori ma senza giocare. E di tornare al Milan l’estate dello stesso anno, ma ormai è una copia sbiadita di sé stesso.
Shevchenko Milan compleanno, il futuro – Oggi è commissario tecnico della nazionale ucraina, prima esperienza in panchina supportato come vice da un altro milanista storico, Mauro Tassotti che proprio la scorsa stagione ha abbandonato il diavolo. 127 gol in serie A, miglior marcatore nella storia della sua nazionale. Elegante, tecnico, meno esplosivo di Ronaldo e Vieri, più generoso e solare. Portava il numero 7, segno di un calcio che stava cambiando rispetto a quando la prima punta indossava il 9, senza dubbio l’attaccante più forte del Milan nell’era moderna. Una sorta di collegamento tra vecchio e nuovo millennio anche nel modo di interpretare il ruolo. Indimenticabile.