
EASTERN CONFERENCE
Nel segno del re, Cavs ancora imbattuti – Ci sono due squadre imbattute in questi playoff, le stesse che si sono giocate il titolo la scorsa stagione. Nelle semifinali della Eastern Conference il fattore campo è stato rispettato in quattro partite e i Cavs fanno un passo deciso verso la qualificazione battendo ancora nettamente 125-103 i Raptors. Mettetevi prima nei panni dei canadesi, finiti sotto 2-0 esattamente come nella finale di Conference dello scorso anno. Questa è una squadra che a Cleveland nella sua storia ai playoff ha perso tutte le cinque partite giocate con una media di 24.2 punti di scarto. Avete di fronte un LeBron James semplicemente immarcabile e vi affidate alle vostre due stelle. La prima, DeMar DeRozan, è di nuovo nella nebbia come gli capitò con Milwaukee e gioca una partita impalpabile per leadership e presenza offensiva. La seconda, Kyle Lowry, si gira la caviglia sinistra nel terzo quarto e non rientra nella partita. Il fatto che la serie si sposti in Canada, con questi presupposti, non offre nessuna fiducia a Toronto. A proposito del re, la sua è una prestazione da 39 punti, 6 rimbalzi, 4 assist, 3 recuperi, 2 stoppate, 10/14 dal campo e 4/6 dall’arco. I Raptors gli rendono più facile la serata con un quintetto piccolo che viene distrutto atleticamente e LBJ supera Kareem Abdul-Jabbar nella classifica degli attaccanti più prolifici nei playoff, adesso ha davanti solo Michael Jordan con 5987. E i Cavs con lui hanno vinto tutte le 12 serie playoff nelle quali si sono trovati avanti 2-0.
Altri elementi per considerare la serie segnata. Un primo periodo da 34-22 per i padroni di casa e un vantaggio che tocca i 30 punti nel secondo tempo per inerzia. Il 29% dall’arco dei canadesi che scatena la transizione dei Cavs. Un DeRozan da 2/11 al tiro e un Lowry che si fa male dopo 20 punti e 7/12 dal campo in 29 minuti. Un quintetto che a parte Ibaka, positivo solo in attacco con 16 punti e 5 rimbalzi, è muto. Un Valanciunas da 23 punti con 10/13 al tiro utilizzato dalla panchina e i 22 di Joseph quasi senza significato. E Cleveland che la vince in ciabatte senza avere molto da Love in attacco, 9 punti e 7 rimbalzi, con un Irving illuminato in regia da 22 punti e 11 assist e una panchina da 40 punti con 14 di Shumpert e 18 con 5/7 dall’arco di Frye. I Cavs tirano con il 54.7% dal campo e 18/33 dall’arco in una delle migliori prestazioni balistiche della loro storia ai playoff e adesso sono 30-4 contro squadre della Eastern Conference ai playoff dal 2015. Segnali di dominio supremo che coach Casey non riesce a intaccare con un quintetto piccolo. Più palleggiatori in campo che semplicemente non riescono a contenere il sovrano.
Boston | Washington | 2-0 |
Cleveland | Toronto | 2-0 |
WESTERN CONFERENCE
Leonard guida la reazione Spurs, paura per Parker – Che gli Spurs reagissero non era una notizia. Dovevano una risposta a chi li aveva visti travolti dal tornado di triple dei Rockets in gara 1 e puntualmente Popovich ha affilato l’artiglieria. Finisce 121-96 e ora la serie si sposta al Toyota Center. In maniera a tratti sorprendente gli Spurs se la giocano a chi segna di più e ne viene fuori una sparatoria divertente nella quale i padroni di casa accettano ogni duello individuale senza timore e la partita rimane in bilico perché D’Antoni a ritmi alti si lecca i baffi. Ma alla lunga, sui ferri nemici, è fisiologico perdere mira e intensità. I Rockets si spengono nell’ultimo periodo e gli Spurs restano accesi grazie a un Leonard punto nel vivo dopo le critiche di gara uno e alla rotazione con Simmons e Dedmond. Ne viene fuori un parziale di 33-13 che pareggia la serie. Sarebbe una notte felice se non ci fosse l’infortunio di Parker, che con otto minuti da giocare atterra male sul ginocchio sinistro e deve essere portato fuori a braccia dai compagni. In attesa delle analisi la sensazione è che la sua stagione potrebbe essere finita.
E sarebbe una perdita nevralgica per San Antonio che dal suo regista aveva ottenuto 18 punti, 4 assist, 8/13 dal campo e la capacità di tenere impegnati gli esterni dei Rockets anche in difesa. Leonard risponde con 34 punti, 7 rimbalzi, 8 assist, 13/16 dal campo e 3/4 dall’arco. Vince insieme ai compagni il duello con Harden e garantisce un’intensità insostenibile per Houston. Il quintetto ha Aldridge da 15 punti e 8 rimbalzi e un Green da 12 e 3 assist. Con Gasol tornato in quintetto, 3/11 dal campo ma 13 rimbalzi e 4 stoppate che cambiano gli orizzonti in area, ci sono 14 punti di Simmons e 6 con 3 assisti di Ginobili per una panchina che produce 36 punti di qualità. Impressionante la gestione dei possessi degli Spurs che perdono appena 7 palloni e tirano il 54.5% dal campo. Netta soprattutto la vittoria su Harden, che litiga con il tiro e chiude a 13 punti con 3/17 e 2/9 da tre, alimenta i compagni con 7 rimbalzi e 10 assist ma Houston non ha il suo condottiero. Rimane in partita per tre quarti con un Anderson che accetta la sfida e produce 18 punti, 8 rimbalzi e 4/5 dall’arco, Capela ne segna 14 ma è poco produttivo a rimbalzo, 15 con tre triple per Gordon in una panchina nella quale Nene aggiunge 10 punti ma manca fragorosamente Williams, fermo a 4 punti con 2/7 al tiro. La rotazione sarà la chiava di una serie che si allunga e Popovich ha più alternative. Costringe i Rockets a rimanere al 32.4% dall’arco e ad andare in lunetta solo 15 volte, disinnescando la possibilità di produrre punti da secondi possessi e travolgendoli 47-32 a rimbalzo. Le condizioni di Parker sono un’incognita gigantesca e anche la reazione di Harden davanti al proprio pubblico è ampiamente prevedibile. Serie apparecchiata per i fuochi d’artificio.
Golden State | Utah | 1-0 |
San Antonio | Houston | 1-1 |