
WESTERN CONFERENCE
Splash Brothers no, Durant sì, Warriors in carrozza – Era 2-0 con serie che si spostava a Salt Lake City. Finisce 102-91 per i Warriors che seguendo lo stesso copione delle gare nella baia va 3-0, resta imbattuta come Cleveland e tutto precede a passo spedito verso la terza finale consecutiva tra Steph Curry e LeBron James, inedito assoluto. Ma la vittoria di Golden State, ancora priva di coach Kerr che è a Duke University per cercare di risolvere i problemi che gli impediscono di allenare, è anche un simbolo di ciò che mancava lo scorso anno e c’è in questa stagione. Se ci fosse stato Kevin Durant nelle Finals dello scorso giugno, la storia per il titolo sarebbe stata diversa. All’epoca una notte di imbarazzo al tiro per Curry e Thompson sarebbe stata, e lo fu effettivamente, insostenibile per l’attacco dei Warriors. Invece è il numero 35 a trascinare Golden State alla vittoria macinando 38 punti, 13 rimbalzi, 15/26 al tiro e 4/8 dall’arco. Ne segna 22 nel solo primo tempo e la sua costanza offensiva è la chiave di una vittoria nella quale la difesa di Snyder cristallizza i ritmi e costringe Golden State al minimo in attacco ai playoff. Gli ospiti partono forte con un 27-17 che evidenzia i problemi offensivi dei Jazz, ancora privi di George Hill, ma la reazione dei padroni di casa arriva nel secondo periodo e per la prima volta nella serie nel terzo quarto i Jazz vanno avanti di nove spinti da Hayward e Gobert e sono ancora avanti 75-74 a inizio quarto periodo. Qui due triple di Curry e Durant aprono un parziale di 10-4 e il 92-84 a 3 minuti dalla fine è una sentenza. I Warriors passano sopra i problemi di falli di Green, nervoso e con un tecnico appioppato nel secondo quarto con annesso bisticcio con i tifosi dei Jazz, anche se produttivo con 9 punti, 10 rimbalzi e 5 assist. Curry nel secondo tempo sale di tono e segna 23 punti con 5 rimbalzi e 4 assist, ci mette anche tre triple nel 6/20 e ha segnato dall’arco almeno una volta in tutte le 65 partite che ha giocato ai playoff. Per Thompson 6 punti in 39 minuti con 1/9 dal campo e 0/4 dall’arco. Per i fratelli di Splash 7/29 combinato dal campo. Lo scorso anno, anche con un Iguodala da 11 punti, 4 rimbalzi e 2 assist, avrebbero perso. Ora sono capaci di vincere anche partite a basso punteggio tirando il 44% dal campo e il 30% dall’arco, dominando a rimbalzo anche grazie al contributo di McGee e il 51-42 sotto i vetri è l’altra chiave della partita. Che si può chiedere ai Jazz? Portano l’intero quintetto in doppia cifra con Hayward da 29 punti e 6 assist e Gobert da 21, 15 rimbalzi e 4 assist, la sua migliore prova ai playoff con 7/8 dal campo. Ingles è positivo con 10 e due triple, Mach e Diaw ne aggiungono 21 in coppia anche se tirando 8/23 dal campo. Non hanno un punto di riferimento alternativo nella rotazione, con Johnson usato come arma dalla panchina ma fermo a 7 punti e 3/12 dal campo e una rotazione che produce solo 10 punti ed è praticamente ridotta a lui e Hood, fermo a 1/8 dal campo. Se tiri 30/77 sui tuoi canestri e il 31.8% da tre contro i Warriors non hai nessuna speranza anche quando sono in una serata altalenante in attacco. Si tratta solo di capire con chi sarà la finale della Western Conference.
Golden State | Utah | 3-0 |
San Antonio | Houston | 2-1 |
EASTERN CONFERENCE
Boston | Washington | 2-1 |
Cleveland | Toronto | 3-0 |