Nba Finals, le chiavi tattiche e le quote di gara 4

Le chiavi tattiche di gara 4: il sistema dei Warriors contro le individualità dei Cavs, i quintetti piccoli di Kerr e Lue, l'impatto di Thompson e Durant

Terzo quarto termometro della serie – Termometro della serie non in senso assoluto, perché i Warriors ne sono padroni tecnicamente e dopo gara 3 anche emotivamente, ma come chiave per cercare di avere almeno un’altra partita equilibrata. Golden State aveva sempre spazzato via Cleveland nel terzo quarto, alla Quicken Loans Arena è successo il contrario con un parziale di 33-22 in favore dei campioni grazie a LBJ, Irving, alla spinta dei tifosi e al lavoro nella spazzatura di Love e Jefferson. Hanno dimostrato di potere stare in partita e giocarsela. Vincerla è un altro discorso, nei punti successivi.

L’impatto di Thompson e Durant – Praticamente inesistente nel terzo periodo, chirurgico e letale nel primo e nel quarto. Entrambi avevano chiuso un primo tempo regale di onnipotenza offensiva, entrambi travolti dall’intensità emotiva dei Cavs nel terzo periodo. Il numero 35 non segna dal campo, lo Splash Brother è imponente in difesa ma nessuno dei due aiuta davvero Curry a reggere gli argini offensivamente. Però la partita si fa nel quarto periodo e a deciderla sono loro due. Thompson ha ricominciato a segnare in queste Finals, il che era una previsione facile, ma sullo 0/7 dall’arco di Irving c’è la sua mano, o meglio il suo movimento di piedi che costringe la stella dei Cavs a sbagliare gli ultimi tiri. E Durant doveva dimostrare che quando la palla scotta è lui che segna i canestri che cambiano le partite. Sette punti consecutivi per vincere gara 3, 14 nell’ultimo periodo. E una sintesi illuminante. La stessa partita l’abbiamo vista lo scorso anno e i Cavs, con LBJ e Irving in questo stato di grazia, la vinsero. L’avrebbero vinta allo stesso modo se non ci fosse stato Durant oggi. E’ lui l’arma definitiva dei Warriors che vincono sempre.

La gestione emotiva di Green – La serie va a Cleveland e improvvisamente l’uomo barometro dei Warriors torna a contatto con i propri spettri che già lo scorso anno erano costati il titolo con la squalifica in gara 5. La gestione dei falli era stata un problema in gara 2, si ripresenta in maniera prominente in gara 3 quando Kerr lo lascia in campo nel terzo periodo con quattro falli e a inizio quarto periodo con cinque. La scelta paga concretamente e filosoficamente ma è rischiosissima. Non è una questione di numeri, ma di nervosismo. Sempre al limite, a volte oltre con un fallo tecnico nel primo tempo, è lui il primo a non trasmettere tranquillità ai Warriors nel secondo tempo. E dei tre è il meno protagonista nella rimonta finale. Il suo contributo non manca, 8 rimbalzi e 7 assist, ma è un fatto che soffra il parquet di Cleveland e la sua gente.

E il supporting cast? – Quando le tue stelle segnano 77 punti su 113, il 68.1% del totale, significa che ti hanno messo nelle migliori condizioni possibili per vincere la partita. Cleveland ha avuto progressi da Smith e Korver, 24 punti e 7/16 dall’arco in coppia, ma non è ancora abbastanza. Nessun contributo offensivo da Shumpert e Jefferson, che pure sono stati preziosi in difesa, Williams scomparso dalla rotazione, Thompson senza punti e con 3 rimbalzi in 23 minuti di cui parliamo più in basso, Love favoloso a rimbalzo ma autore di 1/9 al tiro. Riassumendo i Cavs hanno un disperato bisogno di qualcuno che segni quando non lo fanno LBJ e Irving. Perché in due giocano 45 e 44 minuti, mentre la rotazione dei Warriors permette a Durant, Thompson e Curry di giocarne 40 e 39. E sono quei cinque minuti di riposo che trasportati negli ultimi tre minuti di partita generano l’11-0 di parziale con il quale Golden State va 3-0. Ottimizzare le energie in questo momento della serie è un vantaggio che i Warriors hanno e che i Cavs senza aiuto da parte della rotazione non può permettersi nei suoi uomini più importanti.

I quintetti piccoli di Lue e Kerr – La quadratura del cerchio dei Warriors è trasformare la serie in un circo di piccoli che corrono avanti e indietro per il campo al quale i Cavs con alterne fortune devono adeguarsi. Kerr ha praticamente eliminato Pachulia dalla rotazione, solo 13 minuti in gara 3, con West e McGee che giocano rispettivamente 10 e 7 minuti. Briciole che servono a dare fiato agli uomini pregiati. A che ti serve un centro se Durant fa il cinque che parte a otto metri dal canestro? E’ la sublimazione della Death Lineup che già lo scorso anno aveva vinto 73 partite in regular season. Questo costringe Lue ad adeguarsi, con Tristan Thompson che sembra un fondista dentro una finale dei 100 metri, sta in campo ma non ha nessun impatto. Nelle ultime due finali Cleveland aveva sempre ottenuto un vantaggio vicino al canestro e a rimbalzo, ma il coach dei Warriors sa che può concedere molti punti in area con questo assetto per vincere le partite dall’altra parte. Perché puoi spaccare le difese schierate come fanno LBJ e Irving, ma poi qualche tripla devi metterla per chiudere il discorso e i Cavs sui loro ferri hanno tirato il 27.3% sbagliando tutti gli ultimi tiri. Rischioso ma vincente.

Le risorse emotive dei Cavs – Quante ne sono rimaste? LBJ sembra un re rassegnato. E ha ragione. Sa di avere speso tutto e sa che semplicemente non è abbastanza. Lo sa lui, lo sanno i suoi compagni, lo sanno i Warriors. Gara 4 è un fondo del barile da raschiare emotivamente partendo dalla consapevolezza che puoi essere strepitoso, sconfinare nella leggenda, e perdere comunque perché gli altri hanno qualcosa in più nelle mani, nella rotazione, in difesa. L’orgoglio dei Cavs è stato speso in ogni goccia di sudore in gara 3 e non è bastato. Golden State sa che con una partita non vince solo il titolo, ma chiude per la prima volta i playoff perfetti con 16 vittorie senza sconfitte. Altra gita nella storia. E per gente motivata come Curry e Durant non c’è niente di meglio per approcciare il quarto capitolo della serie.

Le statistiche di gara 3

Gara 2 Warriors Cavs
Punti  118  113
Percentuale dal campo 48.2%  44.4%
Percentuale da tre 48.5%   27.3%
Percentuale ai liberi  91.7%  84%
Tiri liberi tentati  24  25
Rimbalzi  44  37
Rimbalzi offensivi  8 10 
Assist  29 9
Recuperi  8 3
Palle perse  18 12

Non guardate tanto le percentuali di tiro, i rimbalzi e le palle perse, che pure hanno avuto un peso su gara 3 visto che dopo le 21 del secondo episodio i Warriors ne hanno perse 18 che hanno rischiato di allungare la serie. State sul dato degli assist. Sono 29 su 40 canestri dal campo per Golden State e 9 su 40 per Cleveland. Le due squadre hanno segnato lo stesso numeri di canestri anche se i Cavs hanno provato ad alzare i ritmi, ma la discrepanza di questo dato è impressionante. E si sintetizza così. I Warriors rimangono dentro i confini di un sistema perfetto che ogni tanto va fuori giri ma è perfettamente focalizzato sui momenti decisivi della partita. I Cavs dentro il sistema non ci stanno mai e per giocarsela hanno bisogno di mettere in piede uno show bi-individuale da parte dei loro giocatori più forti. Bastano un paio di minuti in panchina a rifiatare, un tiro sbagliato, una scelta errata sui due lati del campo, la stanchezza fisiologica degli ultimi minuti per fare crollare il castello. Se non esce dal cilindro una serata inaspettata di un Korver, di uno Smith, di un Williams, anche gara 4 andrà allo stesso modo.

Cleveland-Golden State gara 4

Cleveland  Golden State
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