In un modo o nell’altro l’ultimo decennio Nba è composto principalmente, a volte quasi esclusivamente, da LeBron James. Non si scappa. L’anomalia del 2019, con i Lakers e di conseguenza con LBJ fuori dai playoff, era appunto un evento destinato a non ripetersi. L’anno successivo le Finals tra Lakers e Heat hanno il re come comune denominatore. Certo in mezzo è successo tutto quello che poteva succedere per rendere la stagione indimenticabile e non necessariamente per motivi positivi. La morte di Kobe Bryant, la pandemia globale, la stagione Nba interrotta a metà e poi ripresa nello scetticismo iniziale nella bolla della Florida. Ma, appunto, Florida, Lakers e Miami sono la geografia delle Finals e LeBron James è il nome che riunisce le tre componenti. LBJ vinse i suoi primi due titoli in carriera con la maglia degli Heat, nel 2012 e nel 2013, così come gli ultimi due titoli degli Heat sono stati vinti con LBJ e con Pat Riley come presidente di un’organizzazione che adesso proverà a sottrarre al sovrano il quarto titolo in carriera. Nel 2014, quando James decise di riportare i suoi talenti a Cleveland, non è che Riley la prese esattamente benissimo e si ritiene che abbia detto al predestinato parole come ‘stai facendo il più grande errore della tua carriera’. Da lì il progetto di ricostruire una squadra, sempre con Spoelstra in panchina, che potesse tornare a giocarsi il titolo. Nel frattempo, vinto l’anello a casa nel 2016, LBJ è andato ai Lakers e tutti si aspettavano una finale contro i Bucks oppure contro i Celtics. Invece gli Heat hanno confermato di essere non solo una sorpresa ma anche una certezza nella Eastern Conference e i Lakers hanno confermato le previsioni della vigilia, ovvero di essere i favoriti per il titolo. Se la giocano da mercoledì 30 settembre (quote gara 1) fino, eventualmente, alla gara 7 del 13 ottobre.
Le chiavi
Di premessa è chiaro che le Finals senza fattore campo rendono anomalo prevedere lo svolgimento di una serie nella quale ovviamente i Lakers partono favoriti. Non si viaggia da una costa all’altra del paese e i playoff nella bolla hanno confermato, oltre all’alienante sensazione cromatica di vedere partite giocate su parquet tutti uguali, che i punti di svolta derivanti dal cambiare città, fuso orario e arena non ci saranno. Los Angeles finora ha vinto sempre 4-1 le tre serie contro Blazers, Rockets e Nuggets, ovvero concedendosi solo piccole distrazioni momentanee. Contro Houston è stato Vogel ad accettare lo smallball estremo per disinnescare i quintetti micro di D’Antoni, contro Denver è stato Dwight Howard (un altro che ha nel proprio passato la Florida visto che torna alle Finals dopo l’unico viaggio nel 2009 con la maglia dei Magic, sconfitti 4-1 dai Lakers) la pedina chiave per battere Jokic e compagni. I Lakers hanno il secondo offensive rating dei playoff con 115.6 e il quinto defensive rating con 107.8 e due dei migliori cinque giocatori della lega, LeBron James e Anthony Davis, senza bisogno di aggiungere molto altro. Gli Heat hanno spazzato via i Pacers 4-0, hanno praticamente disintegrato ogni certezza dei Bucks chiudendo la serie 4-1 e piegato la resistenza dei Celtics 4-2 nella finale di Conference. Ma il dominio tecnico ed emotivo visto ai playoff non si spiega tanto con i numeri, quanto con il carisma calamitante di Butler, la costanza di Dragic, l’esplosione del rookie Tyler Herro nel momento decisivo della serie con Boston e naturalmente con l’impatto su due lati del campo di Adebayo. Una delle chiavi principali saranno i rimbalzi, con i Lakers che sono primi e gli Heat quarti per punti generati in attacco dopo un rimbalzo offensivo. Un controllo sotto i vetri avversari che generalmente i Lakers si garantiscono con un quintetto nel quale ci sono due big man come Davis e uno tra McGee e Goward, gli Heat grazie al lavoro di Butler che nei playoff ha raccolto il 7% dei rimbalzi offensivi disponibili, un dato migliore di quello di tante ali grandi. Considerato che in una lega dal ritmo sempre più alto anche i rimbalzi difensivi fanno la differenza, il duello decisivo potrebbe essere quello tra Davis (28.8 punti di media con il 57.1% dal campo ai playoff) e Adebayo (11.2 rimbalzi a partita nella post season, ovvero il rendimento migliore nel ruolo) che ha altezza e velocità per stare con il lungo dei Lakers su due lati del campo, esattamente come ha fatto mettendo la museruola all’mvp della stagione Antetokounmpo. Un altro fattore potrebbero essere le difese di Spoelstra e l’utilizzo della zona. Poi naturalmente c’è sempre il fattore LBJ, che può diventare il primo giocatore di sempre a vincere il titolo di Mvp delle Finals con tre squadre diverse e contemporaneamente garantire ai Lakers il diciassettesimo titolo della storia eguagliando i Celtics. Per questo Los Angeles parte con i favori del pronostico, con quote intorno a 1.25 per il titolo contro 3.60 degli Heat. Realisticamente una serie che i Lakers potrebbero chiudere in cinque o sei gare, il 4-1 si gioca intorno a 3.75, il 4-2 a 4.00.