Molto rumore per (quasi) nulla

Anche la Premier League si iscrive al novero dei campionati europei già decisi o quasi mentre la 'povera' Serie A è incerta e appassionante come non mai

Luci spente a Old Trafford, anche se per poco: alle 09:30 la giostra riparte con le visite a The Theatre of Dreams e al suo museo.

Per riaccendere certe luci però non basta premere un interruttore, anche se a farlo sono le dita special di uno come José Mourinho.

The noisy neighbors ieri sera hanno chiassosamente bussato alla porta per avvisare che ci sarà una festa. La loro festa, che durerà qualche mese.

La vittoria dei Citizens nel Manchester Derby chiude, di fatto, i giochi in Premier League prima di Natale.

Lo dicono gli undici punti di vantaggio accumulati da Guardiola sul suo grande rivale, che diventano quattordici sui campioni in carica di Antonio Conte. E lo dicono anche i bookmaker: Unibet si ‘avventura’ in un 1.06 ma c’è anche chi non va oltre 1.04. A livello Betting Exchange si arriva massimo a 1.08 lordo.

Resta una fiammella, ma di luce, appunto, ne emana poca.

Viene da pensare se non sia un po’ poco per il campionato più ricco e bello del mondo. Di cui sappiamo tutto, dai soprannomi delle squadre alle varie canzoni. Magari non conosciamo l’inno della squadra della nostra città ma “I’m Forever Blowing Bubbles“…

Sono forti gli inglesi, in queste cose sono proprio bravi. Li ho sempre invidiati.

Quanto a incertezza non se la passano meglio i francesi, che con il loro Super PSG, quotato 1.01, si ritrovano con un campionato reso ridicolo dallo strapotere di un club quasi senza storia, spuntato come un fungo in un prato di petrolio. Loro non li invidio.

Più o meno sullo stesso piano i tedeschi, con il possente Bayern (1.05) ‘insidiato’ da una squadra di cui la maggior parte di noi conosce a stento il nome. Ma loro ci sono abituati, è così da anni. Hanno trovato il modo di divertirsi con la loro nazionale, la formidabile Fußballnationalmannschaft.

In Spagna i giochi sono ancora aperti, anche se il Barcellona viaggia intorno a 1.30. Di fronte ai grandi club de La Liga comunque ci si deve sempre levare il cappello.

Sta dunque meglio chi sta peggio? Cioè noi? La classifica di Serie A è una roba da sballo, e non sono in amala-mode. Le quote lo dimostrano in modo inequivocabile.

Noi italiani andiamo da eccessi di euforia, magari sostenuti dall'(in)sana ignoranza di chi si fa poche domande e cerca ancora meno risposte, a sindromi depressive teleguidate.

Negli ultimi quindici anni le nostre squadre hanno vinto lo stesso numero di Champions League di quelle inglesi. Ed è un bel pezzo che siamo più poveri.

Anche se il nostro movimento ha beneficiato di un grande allenatore che ha cambiato il calcio come Arrigo Sacchi, il risultato è sempre stato il nostro faro.

Nonostante il presente sia probabilmente il punto più basso toccato da questo sport nel nostro paese non penso che la mentalità italiana abbia storicamente fallito. Ci sono settori di cui possiamo andare decisamente meno fieri.

Juve-Inter non è stata spettacolare, ci sono stati altri 0-0. I commenti li avete letti o ascoltati tutti. Ognuno è libero di pensarla come vuole.

Penso che ci aiuterebbe di più – a livello mentale – imparare ad apprezzare ciò che abbiamo, piuttosto che spiare con pigra invidia la verde erbetta dei prati vicini. Sempre, però, evitando di osservare il mondo attraverso i grasselli rancidi di una cataratta al salame.