Juve avanti contro l’Atletico? Perché sì e perché no

La Juve può eliminare l'Atletico? I motivi per essere ottimisti esistono, ma quelli per essere pessimisti sono di più

Insomma la Juve ce la farà a eliminare l’Atletico Madrid e andare ai quarti della coppa che sempre sfiora e quasi mai afferra? Non si parla di altro dal 2-0 del Wanda Metropolitano, l’ambiente bianconero è concentrato esclusivamente al 12 marzo e anche Allegri insolitamente ha fatto partire il countdown dai suoi canali social prima di disattivarli. La stessa Juve che prima degli ottavi era considerata una delle pretendenti principali alla vittoria e adesso è scesa a circa 17.00, non solo si è scoperta improvvisamente fragile ma inizia a fare i conti con una teoria che per tanti motivi in precedenza non era stata mai affrontata con convinzione. E cioè che con Cristiano Ronaldo, a conti tecnici fatti, non sia diventata più forte delle scorse stagioni ma forse è addirittura più debole e fragile. Approfondiamo.

Perché può farcela

Perché non può giocare di nuovo così male come all’andata, sembra una banalità ma è un dato di fatto. Al Wanda la Juve ha pagato la scarsa condizione di forma di Bonucci e Chiellini, non casualmente responsabili su entrambi i gol subiti (ma anche su quello divorato da Douglas Costa e quello annullato a Morata), l’influenza di Pjanic, la precaria condizione fisica di Mandzukic. Ovvero le sono mancate tutte insieme le colonne difensive, un architetto di centrocampo e il carpentiere senza il quale non si sviluppa il gioco nella metà campo offensiva. La condizione dei difensori migliorerà necessariamente come quella del bosniaco e Allegri difficilmente sbaglia la lettura di due partite decisive consecutive. Lo Stadium può essere un alleato e una battaglia come quella contro l’Atletico, nella quale puoi perdere 2-0 per episodi in mischia, allo stesso modo può girare in qualsiasi momento per altrettanti episodi favorevoli. L’andata poteva finire 4-0 per gli spagnoli, ma anche 0-0. I bianconeri raramente sbagliano quando sono con le spalle al muro e anzi spesso producono le loro migliori partite europee in quelle circostanze. Successe con il Bayern Monaco nel 2016 e al Bernabeu lo scorso anno. E poi c’è Cristiano Ronaldo. Lo specialista della Champions League. L’uomo delle missioni impossibili. Un altro che per orgoglio e talento non sbaglia due gare decisive di seguito. Non è detto che ce la faccia, ma è altrettanto difficile immaginare che non se la giochi e che non vada vicina a ribaltarla.

Perché non può farcela

Però i motivi per essere pessimisti sono superiori. Superficialmente, perché Simeone non è mai stato eliminato da una squadra italiana da quando allena e perché questa partita sembra nata apposta per le caratteristiche dell’Atletico, ingolfare la manovra avversaria e ripartire sfruttando gli spazi che inevitabilmente una squadra che deve rimontare concede. Ma andando in profondità, la risposta alla domanda iniziale potrebbe essere negativa. La Juve di questa stagione, con Cristiano Ronaldo, è più forte di quelle precedenti? Se la risposta è no, e la partita dello Stadium sarà per tutti una risposta monosillabica in un senso o nell’altro, la squadra di Allegri questa montagna non può scalarla. E ci sono motivi per pensarlo. Quando i bianconeri hanno aggiunto CR7, contestualmente non hanno rafforzato la difesa e il centrocampo. Vero, è tornato Bonucci, ma la coppia di centrali che deve dare la caccia alla coppa è composta da un quasi trentaduenne e da Chiellini che ne ha 34. Senza dire di Barzagli che ne ha quasi 38 e infatti in questa stagione è stato quasi sempre ai box. Il tecnico di Rugani non si fida nelle partite che valgono la stagione, Benatia è stato venduto a gennaio e se una riserva di quel valore preferisce andarsene nella periferia del calcio piuttosto che rimanere per compiere la missione, qualche dubbio viene. Se hai due centrali anziani e usurati da mille battaglie, il rischio che uno o entrambi possano farsi male nel momento decisivo è alto. Ed è esattamente quello che è successo, in una competizione che si vince anche con una certa dose di fortuna nel farsi trovare con gli uomini migliori nella forma migliore negli appuntamenti decisivi.

Poi la Juve a centrocampo ha aggiunto Emre Can, che è un uomo di rottura, ma non ha un vero regista. Non lo è Pjanic, non sta dando il proprio contributo Douglas Costa, si è spento Cancelo dopo un ottimo inizio, Alex Sandro è quasi sempre sull’altalena e Bernardeschi non sempre ha lo spazio che meriterebbe. Significa che tutto il propellente di cui ha bisogno CR7 per alimentarsi raramente finisce nel serbatoio. Lo si è visto nel secondo tempo contro il Napoli, dopo l’espulsione di Pjanic, con un centrocampo senza palleggiatori che è stato semplicemente inesistente contro la pressione degli azzurri. Ricordate che contro il Liverpool, nell’ultima vittoria in Champions, il portoghese alle spalle aveva Casemiro (il cui ruolo sarebbe di Khedira che però è fermo anche lui ed è l’unico uomo al quale Allegri in mediana non può rinunciare), Modric, Kroos e Isco. Differenza evidente di sensibilità nei piedi e fosforo nella testa. Inoltre, quando hai CR7, devi rinunciare a qualcosa. Al Real era Bale, che poi risolse la finale entrando a partita in corso, alla Juve è Dybala che si sta dimostrando incompatibile e giocando la peggiore stagione della sua carriera bianconera. Per aggiungerci qualche numero, tra le squadre di vertice del calcio europeo la Juve è quella che ha vinto meno partite con tre gol di scarto in questa stagione, che è esattamente ciò che deve fare per andare ai quarti. Nelle partite decisive del nuovo anno, contro l’Atalanta in coppa Italia e contro l’Atletico all’andata, ha incassato 5 gol e non ne ha segnati. Nel 2018-19 non ha mai segnato più di tre gol nella stessa partita (lo ha fatto solo venerdì contro l’Udinese in una partita giocata senza i titolari) e ha perso tre delle sette gare giocate in Champions League, ovvero il 42.8%. Non sono cifre da squadra che può andare fino in fondo, non lo erano nemmeno prima del sorteggio di dicembre che sicuramente non è stato favorevole. In altre parole, se prendi Cristiano Ronaldo non ti basta prenderlo per avere Cristiano Ronaldo. Per fare un salto di qualità devi anche mettere mano agli altri reparti. Hai bisogno di un centrocampo che garantisca dinamismo (avete fatto caso che al Real sembrava sempre inserito in una transizione costante e alla Juve appaia quasi sempre fermo?) e una difesa che anche fisicamente sopporti il sacrificio di avere un uomo in meno in fase di non possesso palla. La Juve attuale ha perso quell’identità difensiva, quello spirito di sacrificio che ha animato le sue campagne continentali nel 2015 e nel 2017, ma contestualmente non si è evoluta in squadra che segna sempre due, ma meglio tre, gol in più dei suoi avversari. Può riuscirci in una partita singola, anche contro l’Atletico, ma è un’analisi che va oltre la coppa. E’ in una fase della propria evoluzione nella quale non ha più l’identità che l’ha resa la serial killer del calcio italiano, ma non ne ha ancora acquisita una nuova. Per questo le possibilità che possa eliminare l’Atletico sono inferiori a quelle che ha di vedersi tagliata fuori dal suo assoluto obiettivo stagionale a metà marzo.