Gp Malesia 2017 le pagelle semiserie, Verstappen festeggia e la Ferrari recrimina

Le pagelle di Sepang: Verstappen festeggia il compleanno vincendo, la Ferrari limita i danni dopo un fine settimana pessimo

Gp Malesia 2017 pagelle – Per la F1 quindicesima gara della stagione a Sepang.

PROMOSSI

  • Verstappen – Ci sono modi peggiori per festeggiare i vent’anni. Se sei un predestinato vinci la prima gara della carriera nella prima giornata della tua vita su una Red Bull e la seconda la fai il giorno dopo avere compiuto vent’anni. E’ impeccabile, da manuale. In partenza non prende rischi, sorpassa in modo pulito Hamilton, gestisce il resto della gara senza mai essere inquadrato. In un colpo solo si mette alle spalle le delusioni ingoiate fino a due settimane prima. Sul podio piange come un vitellino ma non è emozione, si rende solo conto che l’inno olandese e quello austriaco ascoltati in sequenza sono una cacofonia insopportabile. Ma il merito non è solo suo.
  • Red Bull – E’ principalmente della lattina che guida che da Monza in avanti ha ricominciato ad avere le ali. Questi non solo sono gli arbitri del mondiale, ma in prospettiva sono una terza forza credibile e minacciosa per la prossima stagione. Newey non finisce mai, il motore Renault è più performante di quanto lo si dipinga, due piloti veloci e stavolta non perniciosi. Primo e terzo posto, podio quasi monopolizzato, crescita che spaventa Ferrari e Mercedes.
  • Vettel – Poverino. Da Singapore in avanti mancava solo l’inondazione e l’invasione delle cavallette e poi le ha avute tutte lui. Appena gli mettono una power unit fresca e gomme nuove dimostra partendo dall’ultimo posto che in condizioni normali questa gara l’avrebbe vinta a spasso. Rimonta fino a spaventare Ricciardo e limita i danni. Potevano essere irreparabili, sono solo fastidiosi. Riparte da -34 in Giappone. Ma il rimpianto per Baku, Singapore e Sepang potrebbe diventare insopportabile in caso di mondiale mancato. E per concludere in bellezza riesce a distruggere la macchina nel giro di rientro ai box contro Stroll. Cambio da cambiare e rischio di cinque posizioni di penalità in griglia in Giappone. Serve altro?
  • Hamilton – Se arriva a quattro mondiali, come è ormai probabile, racconterà questo titolo come quello dei bottoni magici. Siccome la Mercedes è in crisi, dopo il pulsante di Singapore i meccanici gliene montano un altro sul volante e gli dicono ‘spingilo appena Vettel va in pista e vedi che succede’. Lui lo fa e al tedesco si squaglia il motore come un cremino. La pole gliela regala Raikkonen con il quale l’aveva barattata la sera prima in cambio di una cassa di Martini scaduto che era avanzato alla Williams, poi per andare sul sicuro la domenica in griglia rispinge il bottone e si scioglie anche il motore del finlandese lasciando sguarnita la prima fila. Gli va tutto bene anche quando le premesse sono pessime. Finisce secondo una gara nella quale, con le due Ferrari al posto giusto, sarebbe arrivato al massimo quarto. Roba che Gastone della Disney in confronto è un dilettante della buona sorte. Ma la Mercedes non è più l’arma imbattibile che abbiamo imparato a conoscere in questi anni.
  • Vandoorne – Zitto zitto, è il primo compagno di squadra nella storia di Alonso che riesce a bastonare l’asturiano. Porta la McLaren davanti alle due Williams e guida come sarebbe piaciuto a Jean Todt, in modo intelligente e poco appariscente. Da tenere d’occhio per il futuro.

BOCCIATI

  • Ferrari – Quando è giornata di prenderlo in quel posto il vento ti alza sempre la camicia. Al quadrato. Ma mica solo il vento. Prima la pioggia a Monza e quella in partenza a Sepang, che non si era mai vista. Poi un motore fritto, il terzo della stagione, che a forza di essere sfruttato ha ceduto peggio di una Fiat Duna nel caldo di agosto nel momento peggiore possibile, a inizio Q3. Power Unit fusa all’equatore e tutti a domandarsi come mai in Mercedes il quarto motore della stagione lo ha montato a Spa, fine agosto, e il cavallino voleva farlo ad Austin, autunno pieno. Misteri che costano il mondiale e valgono anche figuracce a ripetizione, vedi motore di Raikkonen che va in pensione lui pure prima ancora della partenza. E per dirla con Marchionne, probabilmente, la rotazione delle power unit è stata fatta alla carlona. Wolff e Lauda con le loro risate coprono tutti gli altri rumori. Quell’altro rumore che sentite invece non è il motore Ferrari, che ha fatto ploff su tutte le macchine in uno dei fine settimana peggiori di sempre, ma i denti del presidente che digrignano. Poteva essere doppietta col gomito fuori dal finestrino, è già tanto che arrivi il quarto posto di Vettel. Troppe occasioni sprecate per prendersi il mondiale.
  • Bottas – Fatto il nuovo contratto, sparita la verve del finlandese. In qualifica lo cercano e non lo trovano, si nota solo in partenza mettendosi davanti alle Red Bull, dura un attimo. Finisce a distanza siderale da Vettel che partiva da Singapore. A fine gara Toto Wolff gli ricorda che in cambio del rinnovo gli chiedono anche di guidare una macchina e non di portarla a spasso al parco. Poco e anonimo.
  • Alonso – Il vecchietto stizzoso passa la giornata a litigare con giovani virgulti come Magnussen che non hanno niente da chiedere alla gara. Tanta fatica per poi scoprire che se ne resta fuori dai punti mentre il molto più giovane di lui Vandoorne si prende il settimo posto. Scopre soffrendo che il compagno di squadra nell’ultimo mese gliele suona che è una bellezza in gara e l’anno prossimo lo avrà ancora di fianco in garage. Tutto pur di non arrivare mai più secondo, missione perfettamente riuscita e trova anche il tempo di disturbare Vettel che lo doppia.
  • Ocon – Va di moda il panino in F1, che non è una tecnica subdola di fare comunicazione inventata da queste parti ma il sandwich che coinvolge tre vetture al via. Stavolta è protagonista Ocon, che svernicia una Williams in partenza e solo per caso non innesca un nuovo incidente con il compagno di squadra Perez. Giornata rovinata e Force India che perde punti contro McLaren e le due vetture targate Martini. Passaggio a vuoto.
  • Stroll – Questi ragazzini che stanno sempre con le mani sullo smartphone al volante. Appena finita la gara manda un Whatsapp per organizzare la pizza con gli amici e non si accorge che sta andando addosso a Vettel. Fiancata della Ferrari distrutta e forse anche lui sarà involontario arbitro del mondiale in caso di penalità per il tedesco a Suzuka. A scuola guida, per favore.
  • La partenza – Moscia e senza effervescenza come raramente si ricorda. A parte Raikkonen che per precauzione se ne chiama fuori prima del via, la prima curva di Sepang è nota per regalare scontri da leggenda dopo il semaforo. Invece tutti disciplinatamente in fila dietro Hamilton come scolaretti dietro al capoclasse alla mensa della scuola. Nessuno si prende un rischio e anche l’unica possibilità di rendere interessante la domenica mattina finisce prima di cominciare. Come i motori della Ferrari.