Gp Giappone pagelle semiserie, Hamilton scappa e la tempistica di Marchionne

Le pagelle di Suzuka, Hamilton si prende il mondiale e Marchionne non riesce proprio a togliere il sorriso ai tedeschi

Gp Giappone 2017 pagelle – Per la F1 sedicesima gara della stagione a Suzuka.

PROMOSSI

  • Hamilton – Questo bottoncino magico sul volante continua a funzionare a meraviglia. Stavolta i meccanici gli dicono di usarlo già nel giro di formazione, giusto per stare tranquilli, e subito a Vettel salta una candela di accensione che gli costa potenza, gara e mondiale. Rimosso per la terza gara consecutiva il rivale per il titolo passa la domenica in attesa del traguardo a fare un corso per imparare gli ideogrammi giapponesi e tiene sempre Verstappen a distanza di sicurezza anche grazie a Bottas. Mentre degusta sushi scopre che questo mondiale lo vince senza vincerlo, perché la Ferrari sul più bello glielo regala. Così l’anno prossimo è duello totale con Verstappen. A quota quattro titoli ciascuno, si giocano la bella. Con il vantaggio che la sua Mercedes non si rompe mai.
  • Verstappen – A parte il podio e la lotta parziale per la vittoria, passa il secondo fine settimana consecutivo a fare il bravo ragazzo e il pilota disciplinato. Niente colpi di testa, niente manovre azzardate, niente sangue agli occhi quando vede rosso, o una rossa. Prende un secondo posto placido e lo conserva di conserva. Tutti iniziano a essere preoccupati perché non lo riconoscono più. Però se impara a gestirsi emotivamente fa un ulteriore passo in avanti nella crescita del personaggio. Che il prossimo anno forse potrà inserirsi anche nella lotta al mondiale.
  • Force India – Eccole di nuovo a trenino, una davanti all’altra. Ocon a inizio gara ha l’ardire di affacciarsi anche in terza posizione e Perez da metà gara gli si accoda per fare la parata. Dopo le sbandate di Singapore e Sepang, alla terza gara consecutiva che inizia per S ritrovano le buone vecchie abitudini. Dietro alle tre potenze del mondiale, ma davanti a tutti gli altri.
  • Renault – Non per quello che fa in pista, che è trasparente e nemmeno per il giro di piloti che coinvolge Sainz e Palmer dalla prossima gara. Sono loro i padroni del mercato con l’acquisizione di Budkowski, uomo fuoriuscito per motivi misteriosi dalla Fia, custode di ogni segreto industriale dei vari team che per omologare anche una singola vite dovevano chiedere il suo benestare. Si fa un giro di Monopoli, tre mesi in guardina senza passare dal via come da regolamento (ma è capace che se qualcuno lo chiama per sapere qualcosa su Mercedes o Ferrari lui risponde), poi via a spifferare tutto al costruttore francese. Tanto per aggiungere sapore alla prossima stagione.
  • Il papà di Lance Stroll – Il genitore da sogno di tutti quelli che hanno un sogno. Se da piccolo bramavi di diventare un pilota di F1, al massimo tuo papà ti accompagnava alla pista di kart più vicina. Se era facoltoso, ti aiutava con i primi volanti. Se invece è multimiliardario come lui, non solo si compra mezzo Circus per permettere al figlio di giocare con le macchinine, ma spende anche una bazzecola (stimata in circa 15 milioni di euro) per affittare il circuito di Suzuka e permettere al pargolo di girare in pista e allenarsi con la vettura del 2014 anche nell’epoca dalla quale è bandita ogni forma di test privati. E infatti il ragazzo è cresciuto enormemente da inizio anno. E aggiorna il concetto di quello che per giocare si porta il pallone da casa. Questo si porta direttamente tutto lo stadio. Bravo a papuccio.

BOCCIATI

  • Ferrari – Cattivi, però. Ci avevano convinti per sette mesi che contro la Mercedes si poteva giocare alla pari e poi si sono inventati i modi più fantasiosi per cancellare l’illusione. Autoscontri al via, tre motori bruciati in due giorni in Malesia, ed eccoci a Suzuka. Proprio sulla griglia si brucia una candela di accensione, roba talmente insignificante che se ti succede per strada il meccanico non ti fa pagare la sostituzione perché gli fai pena. Siccome manca troppo poco al via per fare un cambio accurato degli elementi rimediano un pezzo da uno sfasciacarrozze dietro il circuito e lo montano sulla macchina di Vettel sperando che vada bene. Ovviamente non funziona, nuovo ritiro in avvio di gara e il mondiale del tedesco finisce in Giappone. E’ una vera e propria maledizione della S, Singapore, Sepang, Suzuka, due ritiri e un quarto posto per Vettel, due vittorie e un secondo posto per Hamilton. Il tutto dovuto a pezzi di ricambio da pochi centesimi, ammesso che sia davvero così. Pare l’estate ’96, tra Canada e Francia. Chi ricorda, sa. E ora lo senti, Marchionne.
  • Marchionne – Che, a proposito, ha una capacità tutta sua di entrare coi tempi giusti nella trama. Da quando ha detto che voleva togliere il sorriso agli uomini Mercedes è successo tutto quello che poteva succedere non solo per farli continuare a ridere, ma anche per farsi ridere addosso. Le Ferrari che stanno più spesso ai box che in pista, che per tre gare consecutive non chiudono la gara con entrambi i piloti, che rompono pezzi come una Lancia Y qualsiasi, sono una figuraccia mondiale, mentre il mondiale scappa di mano. Peggio, si pensava dopo la Malesia, non poteva andare. E invece.
  • Raikkonen – Il sabato è giornata nella quale i finlandesi, anche col cielo plumbeo che dovrebbe ricordare casa, in pista non ci stanno. A Bottas in Q1 va bene, al biondo della Ferrari invece no, stampa la macchina sul muro la mattina, costringe i meccanici a cambiargli il cambio, altre cinque posizioni di penalità in griglia con Vettel che perde un alleato il giorno prima della gara e Marchionne che chiama in causa Sant’Elpidio dal calendario. La domenica complica ulteriormente la gara con un corso di giardinaggio in uscita di curva che lo costringe a rimontare e chiudere quinto, distante anni luce dalla battaglia cui dovrebbe partecipare. Poi come da tradizione spara una serie di giri veloci in prossimità del traguardo quando è completamente inutile. Magari Marchionne l’anno prossimo lo sposta da uno monoposto a uno sportello dell’Inps, dove probabilmente sarà più a suo agio.
  • Il figlio del papà di Stroll – Però dopo 15 milioni spesi per fare lezioni private in pista, una gara anonima e piena di errori la si poteva evitare. Chiude in bellezza, non per sua colpa, con l’anteriore destra che scoppia e lo costringe al ritiro. Lui e Massa ogni tanto sembrano Walther Matthau e Jack Lemmon ne La strana coppia. E non è un complimento.
  • Alonso – Suzuka è proprietà Honda. Per festeggiare la McLaren accumula talmente tante penalità al via che anche gli ingegneri Nasa fanno fatica a calcolarle. Alla fine si arrendono, gli fanno vedere un parcheggio dietro la tribuna principale e gli dicono che può partire comodamente da lì. La scelta di non arrivare mai più secondo lo ripaga in vari modi, compreso il vizio incomprensibile di non lasciare passare quelli che lottano per il secondo posto, come Verstappen, quando devono doppiarlo. Ignora le bandiere blu e finisce sotto investigazione il pomeriggio e a sera si ritrova con due punti in meno sulla patente. Interrogato in proposito, un dirigente Ferrari dichiara: ‘Dilettanti. Noi è dal 2010 che investighiamo sul suo modo di ragionare e ancora non ci abbiamo capito niente’.