Giro di Taglia – III parte

Nella settimana che avrebbe segnato la fase decisiva del Giro d'Italia, la terza parte del nostro Giro di Taglia dedicato al ciclismo in (quasi) solitaria

Saremmo entrati nella terza settimana del Giro d’Italia, se non fossimo costretti a usare il condizionale e a vivere una realtà parallela nella quale tutti gli sport a due e a quattro ruote sono al momento solo virtuali. Quelli professionistici, mentre gli altri possono almeno fare sport all’aperto e in qualche paese avanzato ricomincia pure il calcio. In questa edizione del giro non ci sarebbe stato il Mortirolo ma nell’edizione di Luca Pisanu, spesso in solitaria, c’è stato e ce lo racconta dai diversi versanti e con versioni diverse.

Giro di Taglia – III parte

di Luca Pisanu

  • Mortirolo, versante Mazzo di Valtellina – solo version

La particolarità del ciclismo in solitaria è che, a differenza di molti altri sport, lo puoi praticare nei posti che hanno fatto la Storia. Per quanto tu possa essere appassionato di calcio, basket, tennis e altro difficilmente potrai sgambettare a San Siro, tirare da tre al Boston Garden o fare uno smash a Wimbledon. A meno che non diventi cantante, attore, politico ed entri a far parte delle rispettive nazionali. Se poi sei Luca Zingaretti ed eri un buon calciatore fai il percorso contrario per diventare un (calci)attore ma questo è un altro discorso. Ecco quindi che, tornando a noi, avendo cominciato a pedalare un po’ tardi arriva il momento dell’ora o mai più. Si fa una lista dei passi visti in tv, seconda solo ai bassi visti nei vari siti porno di strumenti musicali, commentati preferibilmente da Adriano De Zan, da fare prima che le incrostazioni delle arterie somiglino al Carrefour de l’Arbre della Paris-Roubaix e si organizzano le vacanze estive del 2015 in funzione di una e una sola salita, anzi de La Salita: il passo del Mortirolo da Mazzo di Valtellina, il versante dove nel 1994 è nato Marco Pantani. Pare che il paese si chiami così proprio per la difficoltà dell’ascesa. Bisogna, infatti, farsi un bel Mazzo! La preparazione per affrontare il passo del Mortirolo è la seguente:

  1. Prenotare un b&b dal nome esotico e originale a Mazzo di Valtellina. Opto per il b&b ‘Mortirolo’ di Sara e Giordano, il più grande preparatore non atletico ma di torte al grano saraceno.
  2. Fare amicizia nel b&b con un romano d’altri tempi, Claudio, l’uomo più mite e gentile del mondo che conosce sì Jaco Pastorius e Chris Squire degli Yes, ma non ricorda il nome di Campo de’ Fiori e la chiama “la piazza de Roma ‘ndo se menano”.
  3. Perlustrazione del percorso che consiste nell’arrivare al meleto della signora Marisa e tornare indietro perché Trockij, il suo cane, abbaia minaccioso.

Ora, come è strutturato il passo del Mortirolo? Praticamente il primo tornante ha tre tornanti e li aggredisci a Mazzo tutti e tre. Ora, questi tre tornanti hanno poi tre tornanti per uno e li aggredisci a Mazzo tutti e nove… I tornanti in tutto sono come gli anni di Cristo, i cui parenti vengono spesso nominati soprattutto tra il km 3 e il km 9. Fortuna che posso contare su una meravigliosa Specialized Roubaix con un totale di 18 rapporti, 17 dei quali vengono utilizzati nei primi 200 metri e il più agile negli 11,8 km finali… Le scritte in strada incoraggiano a non mollare, ‘Juve Merda’ e ‘Ajò Aru’ su tutte. Al tornante 11 è doverosa la sosta al monumento di Marco per sentirsi piccoli piccoli. Ci sono cose spazio-temporali che scalando il Mortirolo non sono riuscito a spiegarmi. Ci ho messo circa un’ora e mezza per farlo tutto ma il tratto tra i tornati 8 e 7 è durato più dell’ultima Cagliari-Lazio. La discesa vuol dire una cosa sola e cioè che l’indomani tocca cambiare i freni… Arrivato a Mazzo c’è Trockij che abbaia e la signora Marisa lo zittisce minacciandolo di andare in chiesa dal prete. La bestia si ritira con la coda tra le gambe mentre le mie gambe sono ai titoli di coda. Sono pronto per una doppia porzione di pizzoccheri e chiacchiere su Jaco Pastorius con Claudio, un amico che era già tale prima di conoscerlo. Un po’ come il Mortirolo…

  • Mortirolo, versante Mazzo di Valtellina – full band

…e infatti l’anno dopo si torna ma questa volta al gran completo! Alla squadra che avete conosciuto la settimana scorsa in Abruzzo si unisce Pietrino, un altro ex commilitone al quale devo uno dei gesti più belli che una persona abbia mai fatto per me senza conoscermi. Ero solo, spaesato e sardo (cosa che sono tuttora comunque e ovunque, tranne che in un irish pub) in un casermone ostile di Sabaudia ormai da cinque giorni quando venni da lui prelevato praticamente di peso per andare a mangiare la mia prima pizza da militare in libera uscita. Era il marzo del 1998 e Pietrino aveva già chiare le idee in quelle idi:

‘Io voglio i soldi perché se hai i soldi hai la figa e io voglio la figa’ (io non guardavo così lontano, quell’anno mi accontentavo della promozione del Cagliari in A, della retrocessione del Napoli in B e della finale di Champions persa dalla Juve). La frase è passata alla storia come il sillogismo di Pietrino perché è sì, logico. Ma Pietrino non è qui per amicizia bensì interesse personale. Ha fatto un voto, il Mortirolo in cambio del triplete della Juve (amico mio anni fa pedalavo con un cancello impropriamente definito bici insieme alla mia compagna bestemmiando un ‘eccheccazzo, me lo sarò meritato almeno un pareggio del Cagliari con la Fiorentina, no?’ Beccammo cinque gol in casa, i voti non funzionano, per quanto tu possa ‘crederci con tutte le tue forze’ non è ‘it’s up to you’. Al Barcellona in finale non frega assolutamente nulla del tuo Mortirolo… per fortuna). Con Pietrino non ci si vede da quasi venti anni e la cena che doveva essere di preparazione alla scalata del Mostro con attenta pianificazione della tattica di gara finisce per essere un tutorial sui piani e azione per la fica. Non essendo argomenti di mia competenza ascolto. Scopro che Pietrino fa soldi anche vendendo le oscene borse Obag mentre io e Alfio sorseggiamo Oban, whisky urbi e torba. Il quartier generale stavolta è il b&b ‘Casa Mia’ di Tirano, dove la sera si fantastica sul profumo della nipotina della signora che lo gestisce, più maggiorata che maggiorenne ma la mattina si annaspa tra profumi e miasmi post cena. Aleggia taleggio e tanfo di grappa anche a colazione ma ormai il dado è tratto e la squadra alle 10 del mattino è in sella da Tirano.

Tirano il gruppo Gianfranco e il sottoscritto fino al cartello che indica l’inizio dei 12 interminabili km. Siamo anche i più allenati al pedale e dopo pochi tornanti perdiamo le tracce del resto della squadra. Non c’è velleità competitiva tra di noi. C’è velleità competitiva, con rischio di un attacco di cuore, tra Gianka e Pietrino perché chi arriva primo è ‘top’ e declassa l’altro a ‘pessimo/stra-loffio’. Alfio se ne frega delle velleità, continua a salire con il suo passo con peti ma senza competere con nessuno ed è il vincitore morale del weekend, la prova vivente che si può ‘trionfare’ arrivando ultimi. Si dice che per la prima volta in vita sua non abbia proferito verbo per due e passa ore, fatta eccezione per la parola ‘Dio’ abbinata a varia fauna locale.

  • Mortirolo, versante Edolo

Il versante del Mortirolo da Edolo è molto bello, pedalabile e duro solo negli ultimi km. Se fosse ubicato in una qualsiasi altra parte del mondo sarebbe una salita con una sua dignità. Ha un solo problema: è il versante facile, quello loffio del Mostro. È il più vecchio dei fratelli Baresi, Beppe, ottimo medianaccio ma più noto per essere il fratello di Franco. È un qualsiasi disco di Pino Daniele dopo ‘Nero a metà’. È il video di ‘Siamo donne’ confrontato con quello di ‘Boys Boys Boys’. C’è sempre Sabrina Salerno ma la vista non ce la perdi.