Franco Del Moro. Presidente, dirigente, giocatore, innamorato della pallacanestro…

Attualmente è il responsabile della nuova Area Sviluppo della Poderosa Montegranaro, in passato è stato anche il presidente della Victoria Libertas Pesaro. Un personaggio incredibile.

Ci sono gli innamorati della pallacanestro, coloro che non si rassegnano all’incedere degli anni e continuano a giocare a basket con i propri coetanei, poi ci sono i tifosi, gli appassionati, i dirigenti, i presidenti di società. E poi c’è Franco Del Moro, che è tutte queste cose insieme. Attualmente è il responsabile della nuova Area Sviluppo della Poderosa Montegranaro, in passato è stato anche il presidente della Victoria Libertas Pesaro.

Dove c’è basket, dalla Nazionale alla Minors piace sperduta, da Trieste a Capo d’Orlando, date sempre un’occhiata al parterre. Potreste scorgere una chioma folta e ingrigita, un sorriso 24h e una simpatia intramontabile. Patrimonio trasversale e unico della nostra pallacanestro.

Che serie è questa di Montegranaro con Trieste?
…indubbiamente sulla carta potrebbe sembrare una serie chiusa, per vari motivi, sia perché si pensa a una Poderosa già appagata da una stagione memorabile per una neopromossa, sia per una Trieste strutturata fin dall’inizio per conquistare la Serie A, più forte e spinta da motivazioni superiori. Ma sappiamo bene che la palla è rotonda e che la leggerezza mentale di chi gioca, sapendo di non aver niente da rimproverarsi in caso di sconfitta potrebbe ribaltare le previsioni. Mi auguro sia comunque una serie appassionante per tutti e che vinca chi lo merita.

Raccontaci il miracolo con Biella, che avete eliminato sovvertendo il pronostico.
Ho molti amici anche a Biella. Appena si è saputo che avremmo giocato contro, ci siamo sentiti e “presi in giro”. La sensazione era che, inconsapevolmente, ci avessero un pò sottovalutato. Probabilmente questo è costato loro il modesto impatto di gara1, contrapposta invece alla nostra consapevolezza che potevamo sorprenderli giocando una partita di energia e concentrazione. Gara2 l’abbiamo persa, Biella è stata più solida rispetto alla gara precedente, ma noi abbiamo giocato bene anche quella, dandoci la sensazione che a casa nostra avremmo potuto chiudere il conto.

Montegranaro. Tradizione. Competenza. Voglia di tornare nel basket di vertice.
Una piccola cittadina, dove pulsa forte la passione per la pallacanestro, ma che per motivi di storia cestistica (per me di estrazione pesarese, incomprensibili), i tifosi sutorini, non vogliono seguire la Poderosa, che oltre ad essere la squadra in A che rappresenta il loro paese e tutto il territorio fermano, sta disputando un campionato straordinario, sempre nella parte alta della classifica, regalando a tutti emozioni e bel gioco. Quindi la mia interpretazione è che ci si trinceri dietro a inutili lotte intestine invece di convogliare energie e passione che sarebbero linfa vitale per la pallacanestro del territorio, con vantaggi per tutti, appassionati veri e sponsor che oltre a maggior visibilità, potrebbero finalmente acquisire serenità. Riguardo al tornare al vertice posso solamente dire, che la proprietà sta cercando di strutturarsi in modo da consolidare i risultati raggiunti, anche con una programmazione di crescita a 360°, cominciando dal valorizzare il settore giovanile.

Si parla tanto di coach Ceccarelli: dove può arrivare?
Un allenatore giovane e di forte personalità, con indubbie qualità tecniche, che insieme alla qualità dei giocatori a disposizione, ha disputato una stagione memorabile, raggiungendo risultati meritati e che lo consacrano senza ombra di dubbio tra gli allenatori emergenti più interessanti.

Che effetto ti ha fatto la salvezza di Pesaro?
Il mio cuore è a spicchi biancorossi, per cui non posso che essere felice per la raggiunta salvezza, anche se ritengo che in un momento di costrizione economica, dove a Pesaro si fatica a raccogliere sostentamenti finanziari sufficienti per programmare una Serie A tranquilla e ci si danna l’anima e si mina il sistema nervoso, probabilmente il campionato in Serie A2, dove sappiamo bene che la morsa delle tassazioni è meno pesante che in A, in questo momento di crisi nel trovare chi possa dare una mano a livello economico, poteva essere una situazione che avrebbe potuto dare un periodo di maggior serenità, in attesa di poter trovare una soluzione per reggere ed affrontare la Serie A senza i troppi patemi che si sono vissuti ultimamente.

Giochi ancora “bianchi contro neri” la domenica?
Hai commesso un errore di fondo, perché “loro” sono gli “slavati” (minuscolo e in tono dispregiativo) e “NOI” gli “SCURI”, tutti da sempre con la “sacra” divisa SCURA, tutti uguali, con sponsor e nomi dietro, SQUADRA VERA). Siamo un gruppo di amici che fin dai tempi dei Fenici, ogni mattina si sfida. Il bello è che NOI siamo da sempre gli stessi, loro in 20 anni avranno messo a referto 8-900 giocatori, senza mai dare un’identità alla loro squadra mentre NOI abbiamo dalla nostra, uno spirito d’appartenenza che è la vera forza del nostro gruppo di 60enni, divenuti ormai, orgogliosamente, una leggenda in Città. Tornando alla tua domanda, è dal 2016 che non gioco più, a causa dell’ennesimo infortunio che mi ha tagliato fuori. Speravo di rientrare per la stagione 2017/18 ma a luglio scorso, a causa di un incidente in autostrada (stavo andando a Trento per gli Azzurri), ho rotto costole e polso destro. Quelle partitelle fra amici e le conseguenti “prese per i fondelli” nelle immancabili mail post-partita nel gruppo, mi mancano come neanche puoi immaginare.

Essere applaudito in tanti palazzetti, è questa la tua gioia più grande?
Sarei bugiardo se ti dicessi che non mi fa piacere sentire l’affetto e la considerazione che mi dimostrano tanti tifosi, di ogni fazione e di ogni categoria. Per esempio, lo striscione inneggiante alla nostra amicizia, che mi ha dedicato la curva di Biella, è stato da groppo alla gola ed è per me, una grande soddisfazione e motivo di orgoglio. Molto probabilmente il modo genuino, forse anche “terra terra”, con il quale ho interpretato il ruolo da Presidente di una delle Società di pallacanestro più gloriose, ha trasmesso a tutti gli appassionati veri, un modo diverso di rappresentare la mia posizione dirigenziale e questo forse potrebbe essere piaciuto, regalandomi tanti consensi e tanti amici, mossi tutti dalla comune passione per la palla a spicchi, aldilà dei colori che ognuno possa portare nel cuore.

Il giocatore più forte.
Ne ho amati tanti e ne amo ancora tantissimi, ma chi mi ha marchiato a fuoco il cuore e la mente, da giovane, è stato Darren Daye. Un giocatore totale, dominante, elegante, sinuoso e stupendo da vedere in ogni movimento, tanto da farti sembrare il basket un gioco facile. Un purosangue che ha fatto galoppare la mia fantasia sulla pallacanestro, che come in una favola, mi ha poi regalato ruoli importanti e una miriade di emozioni e indicibili soddisfazioni. Tra quelli che ancora palleggiano, non posso non nominarti quello che considero un figlio, Daniel Hackett. Non é solo un patrimonio del Club dove gioca ma di tutto il movimento italiano. Gioca sempre col cuore, oltre che con le gambe e la testa e, da non sottovalutare, non è mai scorretto con gli avversari.

Un rimpianto.
Le dimissioni da Presidente dalla squadra del cuore e dello sport che più amo.

Cosa vuoi fare da grande?
Scontata una risposta seria, anche se avrei voluto farla “leggera” e che immagino tu ne avresti preferito una sul genere “l’astronauta, il cantante o il poliziotto”. Mi auguro invece di stare in salute e con la mia famiglia, se possibile in serenità. Poi se fosse “ancora più possibile”, godermi fino all’ultimo dei miei giorni, la spettacolarità e le tante emozioni che regala una palla che rimbalza e che entra in un canestro.

…grazie Miglio Verde. Ricordati la promessa di ripristinare la rubrica che facevi a SuperBasket e che amavo tanto.
…viva il basket, di ogni colore, …sempre.

Foto Archivio Privano Franco Del Moro