Virtus-Fortitudo, torna il derby di Bologna. Ce lo racconta Enrico Schiavina

Domani a Casalecchio torna il derby del Bologna tra Virtus e Fortitudo. Non conta che si giochi nella seconda lega, si ferma una città sempre fieramente divisa tra bianconeri e biancoblu.

Derby Virtus Fortitudo Bologna. Si ferma la città.
Enrico Schiavina è una delle penne più ispirate di Bologna. Già redattore di Match-Ball e poi di Superbasket e ora collaboratore del Corriere della Sera, dal 12 gennaio 1975 non ha perso un derby tra Virtus e Fortitudo. Era quello il numero 19, domani si gioca l’edizione 104.

Ha appena finito di scrivere “Cugini Mai”, il libro che racconta la storia di tutte le stracittadine, una per una, tra storie, aneddoti, dietro le quinte, personaggi, leggende, tracolli. Lo potete acquistare qui. Lo dovete acquistare qui.

Enrico Schiavina ha scritto per Infobetting.com questo pezzo di presentazione del derby che domani si gioca a Casalecchio di Reno. E’ tutto vostro.

Meglio di lui, chi ve lo può raccontare?

Una città intera che ne parla da mesi. La gente in fila di notte per comprare i biglietti. Paginate su paginate dei giornali, le radio, le tv locali, i social, un bombardamento mediatico che nemmeno quando si giocava in Eurolega. La diretta su SkySport1, con relativi spot sul delirio di Basket City. Gli allenatori in conferenza stampa congiunta come se fosse il Superbowl.

Le vecchie glorie chiamate a dire la loro dai quattro angoli del mondo, siano uomini NBA (Belinelli, Messina, Ginobili) o baristi da spiaggia ai Caraibi (Jack Zatti) non fa differenza, ognuno con un suo ricordo, un aneddoto, un particolare buono per strappare un titolo a tutta pagina nell’estenuante marcia di avvicinamento all’evento, rovistando nell’immenso baule di una storia che tante volte si è fatta leggenda.

E’ il derby di basket di Bologna. Virtus (in casa) contro Fortitudo: armageddon, il giorno dell’Epifania. Ah, ci sarebbe un altro dettaglio: è solo una partita di Serie A2.

Derby Virtus Fortitudo Bologna. Si ferma la città.

Ma sono tutti impazziti, a Bologna? Sì, ma fino a un certo punto. Perché se lo si guarda da fuori città questo derby cestisticamente vale poco o nulla, ma visto dal di dentro conta moltissimo. Lo dicono i numeri (9000 biglietti bruciati, sarà senza dubbio la partita con l’ascolto tv più alto da qui alla primavera, Serie A compresa). Ma lo dice soprattutto la pancia della città.

Il derby non conta per il campionato di cui fa parte, per i giocatori, gli allenatori, le squadre, il contesto. Il derby conta per il derby. E’ lui il vero protagonista della stagione, il derby stesso: un’entità astratta ma con una fortissima identità propria, antica e modernissima al tempo stesso.

Derby Virtus Fortitudo Bologna. Si ferma la città.

Sono appena caduti i cinquant’anni dal primo derby di sempre (15 dicembre 1966), ma la sfida è più viva e palpitante che mai. La discesa in A2 non ne ha minimamente scalfito il prestigio, semmai lo ha amplificato: il derby è più che mai un trofeo a se stante.

#104, ormai lo chiamano tutti così. Perché ormai lo sanno anche le pietre che la storia si è interrotta al derby numero 103, quello del tiro di Vukcevic nel 2009, epocale quasi quanto quello da 4 di Danilovic del ’98. Per certi aspetti persino di più perché sembrava aver chiuso la saga per sempre. E invece no, si ricomincia, a otto anni di distanza. E’ per questo che è così sentito, ‘sto derby.

Forse non è nemmeno più passione per il basket. Per alcuni è solo nostalgia. Per altri è senso di appartenenza al proprio clan, spesso abbinata alla tradizione familiare. Per altri ancora – purtroppo – sono bassi istinti, la necessità di avere un nemico da combattere. Per qualcuno infine è curiosità, perché un derby di basket non se lo ricordano, non sanno com’è fatto.

Derby Virtus Fortitudo Bologna. Si ferma la città.

Sono i millennials bolognesi, tutti più o meno esperti di basket, tutti più o meno giocatori, tutti più o meno fortitudini o virtussini, anche senza sapere bene cosa vuol dire.

Per capire cos’è il derby di Bologna bisogna seguire una qualsiasi squadretta giovanile, di basket ma forse anche di calcio, nella pizza del dopo-partita. Metà dei ragazzi per la F scudata e l’altra metà per la V nera. Ma i discorsi scivoleranno presto sull’NBA o gli smartphone, mentre all’altra estremità del tavolo i loro genitori (rispettivamente, stessa ovvia fedeltà alla F o alla V) sono ugualmente divisi in due clan, ma discuteranno di Myers e Danilovic fino al caffé e all’amaro.

Leonardo Candi e Lorenzo Penna, classe ’97 e ’98, prodotti purissimi dei vivai biancoblu e bianconero, la F o la V scolpita nel dna familiare, dopo anni di sfide nei derby giovanili sono attesi al grande giorno. Il derby loro due lo rappresentano di più e meglio dei veterani o degli americani.

Leo e Lollo sono bolognesi. Sono tifosissimi del Bologna calcio. Sono talenti molto promettenti. E sono pure ottimi amici. Si combatteranno alla morte, rispettandosi. Il derby del futuro, con loro due, è in buone mani.