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A Capo d’Orlando guida Fitipaldo

Capo d’Orlando Fitipaldo, un boom improvviso – Voi immaginatevi la scena. Una squadra nuova che si raduna prima della stagione. Giocatori e staff che non si conoscono. Gente che viene da paesi lontani, con usanze e abitudini diverse. Anche alimentari. Ci si trova a tavola la prima volta e gli italiani, o i mediterranei in generale, sono abituati a mangiare prima il primo, poi il secondo, quindi la frutta. In sequenza. Arriva questo ragazzo appena sbarcato dall’Uruguay che nel piatto si versa riso, insalata, carne. Tutto insieme, perché da lui si usa così. ‘E mi hanno guardato tutti storto, mi sono sentito un cavernicolo’. Bruno Fitipaldo è il play della Betaland di cui tutti stanno parlando in queste settimane. Perché prima ha iniziato a sfornare assist come se fosse un panettiere (e a Capo d’Orlando non lo fanno mai pagare quando va a comprare il pane, o i dolci, e la moglie gli dice di non farsi regalare troppe vivande perché poi ingrassa). Poi è esploso pure come realizzatore. Il tutto nella cornice splendente della Sicilia orientale, mare bellissimo, ottimo cibo, poca pressione rispetto al continente. Un clima e un’atmosfera che una decina d’anni fa esatti fecero innamorare anche Gianmarco Pozzecco. ‘Però dell’Uruguay mi manca tutto e cerco di informarmi come posso su quello che succede a casa’.

Capo d’Orlando Fitipaldo, guida contromano – Con quel cognome, è facile abusare della similitudine con Emerson Fittipaldi e del fatto che lui pure guida. La squadra in campo e, da qualche tempo, la macchina. ‘Ogni tanto ho preso qualche senso unico contromano, ma mi sto abituando. E comunque a Buenos Aires il traffico era peggio’. Per uno nato a Montevideo e cresciuto nel Club Malvin ne è passata di strada sotto le scarpe. A casa sua ha vinto il titolo nazionale nel 2011, lo vince ancora nel 2014 da migliore giocatore del torneo. Lo chiamano in Argentina, a Buenos Aires appunto, all’Obras dove gioca due stagione. Nel frattempo diventa anche capitano della nazionale e nell’estate del 2016 approda a Capo d’Orlando. Con passaporto italiano, che non fa mai male. Di lui si sapeva qualcosa, lo si era visto offrire bagliori di talento ai giochi Sudamericani in Venezuela la scorsa estate dove l’Uruguay è arrivato terzo. Ma il nostro campionato è altra storia, altra pasta, altra guida.

Capo d’Orlando Fitipaldo, l’esplosione – Che fosse regista affidabile con occhio e tempo per il passaggio smarcante si sapeva. Si sapeva anche che non puoi lasciargli il tiro dalla media, e nemmeno quello dall’arco, perché tende a punirti appena ha un metro di spazio. Doveva fare il regista titolare di una squadra che deve salvarsi e a 184 cm e 82 kg siamo quasi sotto misura e sotto peso per l’accezione moderna del ruolo. Capo d’Orlando perde le prime due partite, che sono impossibili: contro Milano esordisce con 13 punti e 4 assist in 27 minuti, ma fa mugugnare i tifosi con quel 3/11 dall’arco che fa poco regista e molto solista. A Venezia non gioca la seconda di campionato. Ma nel primo successo stagionale contro Torino scocca la scintilla: 23 punti, 5/6 dall’arco, 3 assist, 26 di valutazione. E’ solo l’inizio. La Betaland perde a Trento ma lui realizza il massimo stagionale in serie A per assist con 13 e pazienza per le 4 perse. La settimana successiva, contro Cantù, fa pure meglio: 14 assist, 13 punti, 4 recuperi, 29 di valutazione. E, storia di domenica, nel secondo successo consecutivo, il primo stagionale in trasferta, fa anche il season high del campionato per punti segnati: 33 con 6/8 nelle triple e 10/18 dal campo, 3 rimbalzi, 2 recuperi. Già che c’è firma la terza partita consecutiva in doppia cifra per assist con 10 e 44 di valutazione. Una furia.

Capo d’Orlando viaggia con un onorevole 50% di vittorie dopo sei giornate. Lui sta guidando a 18 punti, il 57.9% da due, il 47.2% dall’arco, l’81% ai liberi, 2.6 rimbalzi, 22.8 di valutazione. Quanto agli assist, è primo nella classifica di specialità con 8.8 di media, distacco abissale su Wright di Torino che ne ha 7.2. E’ anche il giocatore che in serie A ha realizzato più triple, 17 come Kruno Simon di Milano. E se il suo compagno Dominique Archie sta tirando con il 54.2% da tre, quarto migliore del campionato, è molto merito dei palloni che lui gli mette in mano. Qualcosa da migliorare c’è, come ad esempio le 3.8 perse di media che ne fanno il secondo uomo con più palloni scialacquati del torneo dietro a Dominic Waters di Cantù. Ma è una tassa da pagare quando ogni azione offensiva passa per le tue mani. Tenetelo d’occhio.

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