mirox ha scritto:Vorrei tornare al quesito iniziale della discussione per dire la mia.
La mia opinione è che non esistono quote troppo alte o troppo basse: esiste il metodo che usi, ed il tuo metodo o trova valore nelle quote oppure no, punto.
Poi ovviamente c'è la varianza del sistema, anche a me piace di più trovare una quota a 2,3 con prob 50% che giocarmi un 1,05 che vale 1,03 ma bisogna vedere quante giocate riesco a trovare divise per tipologia. Se uno fa l'1% al giorno ma muove 50,000 euro è più bravo di un ottimo gestore di fondi, ci avete mai pensato? Ed a fine mese avrebbe 15.000 euro in tasca.
Faccio un esempio: il classico giocatore della domenica si gioca una tripla con quote intorno al 3.
Quindi punta un euro per averne indietro 27. Il bookmaker che supponiamo avere un aggio medio del 5% è ben contento di bancargli la giocata....e ci mancherebbe altro. Giocando una tripla la redditività media della giocata del nostro scende dal 95% della singola all'85,73%, che per semplicità arrotondo all' 85% .
Lui gioca un euro per guadagnarne ventisei ed il risultato è che mediamente per ogni giocata simile che farà nella sua vita perderà 0,15 euro. Ora guardiamola dal lato bookmaker: il bookmaker bancando una quota 27 in realtà punta la quota q/(q-1) sul non avverarsi dell'evento. Cioè punta 26 euro per incassarne 27 e guadagnarne uno con un ritorno medio dei soliti 0,15 euro (che però nel lungo periodo sono strasicuri). Facendo un conticino abbiamo quota=1,0384 e redditività media =0,15/26, cioè 0,576%.
Se io chiedessi a degli scommettitori se interessa una giocata sicura a quota 1,0384 con rendimento dello 0 ,576% molti mi manderebbero a quel paese.....sbagliando.
Secondo me hai perfettamente ragione. Non ha importanza la quota in valore assoluto, ma la variazione della quota relativa alla quota teorica giusta tenendo conto della lavagna.