Milano, un problema chiamato Eurolega

Milano è padrona incontrastata in Italia ma poco efficace in Eurolega: la comparazione statistica tra i due tornei per un problema che in parte è tecnico e in parte mentale

Milano problema Eurolega – Dieci vittorie consecutive in campionato, un dominio incontrastato tra le mura domestiche a tratti imbarazzante. Nessuna sconfitta in serie A, ma un grande problema appena si esce dai confini italici e si entra nell’agitato mare dell’Eurolega. Dove il bilancio con lo stesso numero di partite giocate, dieci, è di quattro vinte e sei perse, quart’ultimo posto e una rincorsa ai playoff che si è fatta subito difficile. Ma sono i numeri, oltre alla classifica, a dimostrare la differenza tra il rendimento in campionato e in Europa. Vediamoli.

Milano problema Eurolega, i numeri in campionato – L’Olimpia, due scudetti nelle ultime tre stagioni, nel nostro campionato è consapevole della propria forza e passeggia. Segna 89.2 punti di media e ha il migliore attacco della serie A. Tira da due con il 57.5%, da tre con il 40.2%, è prima in entrambe le voci statistiche. Produce 39.8 rimbalzi a partita e 104.2 di valutazione media. Ha solo tre giocatori in doppia cifra media (Simon, Macvan, Raduljica), ma nessuno gioca più di 25 minuti a partita (Simon) e ce ne sono quattro tra 9.8 e 8.6 punti di media (McLean, Dragic, Sanders, Gentile). Ha cinque giocatori che tirano con oltre il 60% da due e cinque che hanno almeno il 40% da tre. E’ talmente abbondante da avere tredici giocatori, nella rotazione del campionato, che giocano almeno 10.4 minuti di media. E’ chiaro che le sue avversarie in campionato non hanno armi, tecniche e numeriche, per anche solo avvicinarsi a darle fastidio.

Milano problema Eurolega, i numeri in Europa – Poi però si va a giocare in Eurolega, contro le migliori squadre del continente nella nuova formula partita da questa stagione, e il discorso cambia. Ecco qua: Milano segna 86.5 punti di media, appena tre in meno rispetto al campionato, ma ne incassa 89 di media. Ha la peggiore difesa del torneo mentre in serie A ha la seconda migliore, concedendone 76.7. Uno scarto di 13 punti non si spiega soltanto con il maggiore talento degli avversari o con la tendenza degli uomini di Repesa a giocare a chi segna di più. Da due tira il 53.9% e da tre il 37.4% di media. Produce 33.7 rimbalzi a partita, sei in meno che in campionato, e 93.4 di valutazione. Aumentano gli uomini in doppia cifra, quattro (Gentile, Hickman, Sanders, Simon) e anche qui nessuno gioca più dei 25 minuti di media di Hickman. Ha solo un giocatore che tira con oltre il 60% da due (McLean) e solo tre che tirano con oltre il 40% da tre (Abass, Macvan e Sanders, nessuno di loro è uno specialista) ed è evidente la difficoltà di trovare percentuali migliori anche in partite dove si segna tanto. La chiave rimane la difesa e le palle perse, 13.1 a partita. Repesa non cambia il suo modo di gestire la fase iniziale della stagione, pochi minuti a tanti giocatori per stabilire progressivamente le gerarchie, ma cambiano i risultati.

Milano problema Eurolega, i motivi – Non è soltanto un problema di gioco, perché come abbiamo visto in Italia in questo momento è premiato chi segna di più ma nella regular season dell’Eurolega la difesa e l’organizzazione tattica fanno una differenza maggiore (anche se poi Cska Mosca e Real Madrid hanno anche il migliore attacco della competizione con Milano che ha il terzo). E’ un problema di interpretazione e nasce in parte da un roster assemblato in maniera poco coerente con i criteri di scelta dei giocatori che si vedono in Europa per squadre che hanno un budget ricco (come è Milano, che ha risorse abbondanti anche se non illimitate come le squadre turche o spagnole). E in parte anche da un limite mentale che annebbia l’Olimpia quando gioca in una competizione nella quale sa di dovere dimostrare la propria forza ma anche i propri limiti, mentre in campionato è padrona incontrastata da almeno due anni. La pressione che deriva dalla necessità di fare un salto in avanti e ottenere risultati in Eurolega è simile a quella che avverte la Juve in Champions League e ogni sconfitta aumenta questo peso. Con questi numeri e questa interpretazione è difficile che possa fare strada fino a primavera. C’è tempo per recuperare, ma i segnali non sono incoraggianti. La separazione con Gentile cambierà le gerarchie e forse riporterà serenità nello spogliatoio, ma non è detto che rimuovendo un problema si arrivi alla soluzione. Le prossime partite offriranno altri indizi.