L’addio di Ron Dennis: anche la F1 perde un pezzo di storia

F1 addio Ron Dennis, il boss della McLaren lascerà dalla prossima stagione. Con lui se ne va un pezzo di storia delle quattro ruote

F1 addio Ron Dennis, fine di un’epoca – Questa è una storia di motori, leggende e carte bollate. Vede coinvolta una figura storica della F1, quella di Ron Dennis, boss della McLaren che dirà poco agli amanti delle monoposto degli ultimi anni ma centrale in chi è cresciuto negli anni Ottanta e Novanta. E quindi in un autunno nel quale tante leggende della Nba hanno detto addio per limiti di età, nel mondo delle quattro ruote Dennis è costretto a salutare perché ha perso una battaglia legale. Contro il suo (ormai ex) socio e migliore amico. Succede anche questo in F1.

F1 addio Ron Dennis, la vicenda – Dennis, 69 anni, in questi mesi è stato impegnato in una battaglia a colpi di carte bollate per la proprietà del McLaren Group. L’imprenditore possiede il 25% del gruppo al pari di Mansour Ojjeh, suo storico partner di affari. L’altro 50% è in mano al Mumtalakat, fondo di investimento del Bahrein. La storia vira quando Ojjeh decide di allearsi con il fondo per estromettere il vecchio amico. Dennis non ci sta e presenta un ricorso all’Alta Corte di Londra, che viene respinto. Battaglia giudiziaria persa e dal prossimo anno fuori dalla McLaren. Un pezzo di storia che salta, in tribunale e non in pista. Adesso Dennis potrà andarsene in pensione e coccolarsi un patrimonio vicino ai 90 milioni di sterline. Oppure, com’è tipico del personaggio, ingaggiare una nuova battaglia e provare a prendersi una rivincita. Magari ricominciando altrove, anche se la McLaren è stata una sua creatura.

F1 addio Ron Dennis, la storia – La McLaren era stata scuderia di fasto agli albori della F1, ma nel 1980 era in piena crisi. Galleggiava a centro classifica fino a quando arrivò Ron Dennis. In quattro anni, anche grazie all’accordo con la Honda (quella che allora costruiva motori inarrivabili e non quella di oggi che produce power unit rivedibili), riportò la livrea bianca e rossa sul tetto del mondo. Se vi ricordate i duelli tra Senna e Prost tra 1988 e 1990 ricorderete anche lui con le cuffie al muretto. Fiuto da tartufo per i talenti, fu anche il primo a credere che Adrian Newey potesse essere il progettista del futuro anche lontano dalla Williams. Fu quello il binomio che portò i titoli mondiali del 1998 e 1999 a Mika Hakkinen nelle epiche battaglie con Michael Schumacher con la Ferrari pre dominio assoluto di inizio Duemila. E fu anche una sua intuizione montare motori Mercedes sulle sue monoposto che proprio in quelle stagioni iniziavano a diventare argentate. Quello che oggi vedete dominare, in classifica e nei colori, sulle piste di tutto il mondo iniziò con Ron Dennis quasi vent’anni fa. Senza dimenticare che se oggi Lewis Hamilton è tre volte campione del mondo lo deve proprio a lui, che lo allevò fin da fanciullo con lo scopo di farne il numero uno. Anche Hamilton vinse il primo titolo in McLaren nel 2008 in un’altra celebre battaglia con la Ferrari di Massa. E buttò al vento quello del 2007 nell’ennesima battaglia di Dennis, quella volta persa. Non solo in pista con il titolo a Raikkonen, ma anche con la Spy Story che costò alla McLaren una multa da 100 milioni di dollari. Il declino iniziò quel giorno e si è completato in un’aula di tribunale.