Best Finals Ever. Lo sport americano 2016-17 e le finali più belle di sempre

Best Finals Ever: basket, baseball, football. Tra giugno e febbraio tre rimonte impossibili e le tre finali più belle di sempre. Impossibili da replicare anche per lo sport americano

Best Finals Ever, la stagione indimenticabile di basket, baseball, football – Gli americani, molto più che la democrazia, sono stati sempre maestri nell’arte di esportare i loro sport. Non il modello, che meriterebbe e meriterà un articolo a parte, che nel nostro sistema sportivo e culturale raramente potrebbe attecchire prima di qualche secolo. Loro hanno il draft, niente retrocessioni e sono studiati per fare in modo che ciclicamente tutti abbiano la possibilità di diventare competitivi. Poi la differenza la fanno le idee e, più che i soldi, la capacità di investirli correttamente e in prospettiva. Noi abbiamo le retrocessioni, i fumogeni nelle curve e un divario sempre più largo tra club ricchi e club meno ricchi. Gli americani sono maestri nell’esportare lo spettacolo dei loro sport con la palla (l’hockey prende poco a ovest di Mosca) nel resto del mondo. Non è casuale. Lo è invece che le tre leghe principali, Nfl, Nba, Mlb, abbiano vissuto da giugno a febbraio i tre epiloghi più belli di sempre. E anche chi è abituato a fare spettacolo fatica a convivere con le emozioni andate in onda tra parquet, diamanti e stadi del football.

Best Finals Ever, la Nba e i Cavs – Cominciò a giugno, con le Finals Nba. LeBron James, tornato l’anno prima nella casa che aveva tradito nel 2010, al secondo tentativo di dare un anello a chi non l’aveva mai vinto. L’ha fatto, alla fine, e nessuno l’aveva mai fatto così. Nella storia del gioco mai nessuna squadra, in una serie a sette partite, aveva ribaltato e vinto un titolo dopo essere finita sotto 3-1. E nella storia dei playoff era successo appena tre volte. Il re e i compagni ci sono riusciti e non contro una squadra qualsiasi. Contro i Golden State Warriors, campioni l’anno precedente, che avevano battuto un record creduto legittimamente irraggiungibile, il 72-10 dei Bulls 1995-96. I Warriors resero indimenticabile anche la regular season dello scorso anno, firmando il 73-9 nell’ultima gara contro gli Spurs e diventando la prima squadra di sempre a perdere meno di dieci partite in una regular season da 82 episodi. Oggi le Finals 2016 sono quasi unanimemente considerate le più belle ed emozionanti di sempre.

Best Finals Ever, la Mlb e i Cubs – Poi arriva l’autunno, e l’autunno negli Stati Uniti è territorio delle World Series di baseball. E’ il torneo più antico, è il gioco di tutti nella terra a stelle e strisce e come tale ha leggende, maledizioni, strisce vincenti e perdenti che non hanno eguali in nessun altro sport. L’anno magico delle finali americane ha fatto in modo che non si incontrassero due squadre qualsiasi. Il titolo se lo sono giocato Cleveland Indians (aka un tempo la squadra più scassata della lega, in campo per dare alla città una doppietta che non si era mai vista), all’asciutto dal 1948. E Chicago Cubs, quelli che pure in Ritorno al Futuro II (‘Pensammo alla cosa più assurda che si potesse verificare nel 2015 e ci venne subito in mente il titolo dei Cubs’ disse il produttore Bob Gale) venivano presi in giro. Non vincevano dal 1908, una maledizione lunga 116 anni resa famosa dalla capra di Billy Sians. E anche qui ne è venuto fuori l’epilogo più drammatico e indimenticabile della storia del baseball. Anche qui c’era una squadra sotto 3-1, i Cubs, che sembrava spacciata. Anche qui, come i Cavs, chi ha vinto il titolo è stato capace di espugnare in gara 6 e 7 il campo degli avversari. Si è deciso tutto all’ultimo inning, sul 6-6, dell’ultima partita. Compresa un’interruzione per pioggia di diciassette minuti che ha reso il finale ancora più palpitante. E’ finita 8-7 per i Cubs, che hanno interrotto la loro maledizione lasciando Cleveland con la scimmia sulla spalla.

Best Finals Ever, la Nfl e i Patriots – Il bello degli sport americani, anche a livello di college e non solo nelle leghe principali, è che non c’è mai un singolo momento dell’anno privo di partite. Il basket e l’hockey giocano da fine ottobre a giugno, il baseball inizia ad aprile e finisce a novembre, a marzo c’è la March Madness della Ncaa. E a inizio febbraio c’è il Superbowl del football che è l’evento più atteso e seguito della stagione sportiva. Chiude una stagione che inizia a settembre ed è unico perché, rispetto a Nba, Mlb e Nhl, si gioca in singola partita. Tutto in una notte. Metteteci dentro una squadra già storica, i New England Patriots, e un quarterback già definito da molti il più grande di sempre. Insieme hanno vinto quattro titoli dal 2002 (quando Tom Brady partì riserva di Drew Bledsoe e si prese il ruolo per non lasciarlo più), ma il quinto può mandarli e lasciarli per sempre nella leggenda. Giocano contro chi invece non ha mai vinto, gli Atlanta Falcons, una sola apparizione perdente nel 1998. I Falcons a fine terzo periodo sono in vantaggio 28-3. Nessuno nella storia del Superbowl ha mai recuperato un divario superiore a dieci punti. Sotto di 25, Brady e i Patriots lo fanno. Vincono al supplementare, che va in onda per la prima volta nella storia della finale.

Da giugno a febbraio tante prime volte, tante rimonte impossibili, tante imprese che non si erano mai viste. Per quanto la bellezza dello sport americano consista proprio nel costruire storie che possano essere raccontate e ricordate, è difficile immaginare in futuro otto mesi tanto densi di emozioni racchiusi in un arco di tempo tanto ristretto. E’ più probabile che chi ne è stato testimone, noi compresi, lo raccontino a chi non è ancora nato. E questo rende, noi malati di sport americani, assolutamente privilegiati.