Che succede al Bayern di Ancelotti?

Due sconfitte consecutive, la testa della Bundesliga persa, il secondo posto in Champions. Il Bayern di Ancelotti in crisi, l'allenatore italiano sul banco degli imputati

Bayern Ancelotti crisi inaspettata – C’erano stati quattordici mesi, prima. Quattordici mesi di primo posto consecutivo in Bundesliga. Poi è arrivata la sconfitta di Dortmund e il Bayern Monaco ha scoperto di dovere lasciare la testa della classifica a una squadra in lattina. Poi è arrivato il mercoledì di Champions in una glaciale serata a Rostov e Ancelotti ha scoperto cosa si prova a perdere due partite consecutive in Baviera. Un caos inaspettato. Boateng, subito dopo, ha detto che la squadra è spaccata. Il presidente Rumenigge, dopo di lui, ha detto che alcuni giocatori dovrebbero tornare con i piedi per terra. In mezzo c’è l’allenatore italiano chiamato a guidare una corazzata verso la Champions dopo che Guardiola l’ha trascinato a tre campionati consecutivi e tre semifinali perse in Europa. E che adesso vive una crisi inaspettata.

Bayern Ancelotti crisi, i numeri – In realtà, oltre alle due sconfitte, le partite consecutive senza vittorie sono tre. Ci si deve aggiungere il pareggio casalingo con l’Hoffenheim, l’altra squadra della Bundesliga ancora imbattuta in campionato insieme al Lipsia. Il Bayern non vince in campionato dal 29 ottobre con l’Augsburg e in questa striscia di partite ha segnato un gol in campionato e quattro in Champions, dove ne ha incassati altrettanti. E proprio in Champions, che per la dirigenza bavarese è nevralgica, sarà secondo posto nel gruppo D alle spalle dell’Atletico Madrid di Simeone che l’ha battuto all’andata e arriverà all’Allianz Arena a qualificazione già decisa. Gli ottavi sono conquistati, ma il Bayern giocherà il ritorno in trasferta. Potrebbe trovarsi davanti il PSG, il Barcellona, il Real Madrid. Oppure la Juventus, per un remake degli ottavi dello scorso anno a campi invertiti.

Bayern Ancelotti crisi, le responsabilità dell’allenatore – A ben vedere Ancelotti si era trovato davanti a difficoltà simili al primo anno al Real Madrid, nel 2013-14, quando era stato accusato di condurre con poco piglio uno spogliatoio di stelle. Accuse che adesso vengono replicate in Baviera. Il Bayern gioca male, è prevedibile a centrocampo, non aggredisce le partite. Gli viene rimproverato un eccessivo turnover che a Rostov ha portato in panchina Hummels, Alaba, Muller, Xabi, Kimmich, anche se è vero che non ha Neuer, Vidal e Robben per infortunio. Ma c’è anche chi gli rimprovera di non essere allenatore da campionato. In carriera ne ha vinti solo tre, al Milan, con il Chelsea e al Psg, ma ne ha persi tanti altri che avrebbe potuto vincere. Con la Juventus, in Francia, con il Real. E’ considerato tra i migliori allenatori del mondo ma è anche tra i pochi la cui carriera può essere letta in maniera speculare e opposta.

E’ stato l’unico in grado di vincere tre Champions e tre campionati in tre paesi diversi. Ma si potrebbe anche dire che senza quel colpo di testa di Sergio Ramos a tempo scaduto nel derby in finale di Champions con l’Atletico adesso si parlerebbe della più grande disfatta nella storia del Real ad opera dei cugini (quell’anno i Colchoneros vinsero a sorpresa la Liga) invece che della Decima. La prima Champions la vinse contro una Juve priva di Nedved, quell’anno migliore giocatore d’Europa, e solo ai rigori. La notizia del ritiro di Steven Gerrard riporta i milanisti con la mente a Istanbul e a una ricorrenza inquietante nella carriera di Ancelotti: le partite in cui non ha saputo gestire un vantaggio consistente. Dal 3-0 al 3-3 ai rigori e a Dudek, di cui la finale di due anni dopo sempre contro i Reds ad Atene fu parziale ma non totale ricompensa, ma tornando indietro viene in mente anche un Juve-Roma del 2001, decisivo per lo scudetto dei giallorossi. I bianconeri in vantaggio 2-0 e rimontati 2-2 da Nakata e Montella in un finale gestito in maniera non impeccabile. E ancora prima, aprile 1999, appena approdato a Torino, un altro 2-0 dilapidato nel ritorno della semifinale di Champions contro il Manchester United. Ribaltato 3-2 e poi Red Devils alla conquista dell’Europa. O il campionato perso nel 2012 alla guida del PSG quando si impose a sorpresa il Montpellier al suo primo titolo della storia, anche se arrivò a stagione in corso. Grande tecnico, non sempre impeccabile. Ma comunque capace di uscire da situazioni del genere. I conti si faranno a febbraio.