Il mio quintetto: il playmaker? Un fratello aggiunto. La guardia? Un pazzo…

Si tifa per squadre diverse, si può provare simpatia per giocatori differenti ma c’è una cosa sulla quale nessun appassionato è disposto a transigere: ognuno ha scolpito nella propria mente la squadra da sogno.

Basket Il quintetto ideale di Giancarlo Migliola.

Si tifa per squadre diverse, si può provare simpatia per giocatori differenti, si può essere più o meno in disaccordo con le scelte del coach, si può anche opinare sulla qualità dei tessuti utilizzati per le divise.

C’è una cosa, però, sulla quale nessun appassionato di basket è disposto a transigere: ognuno ha scolpito nella propria mente la squadra da sogno, l’IDEA di formazione perfetta, assoluta.

I cinque del quintetto base, questi sono estratti dal mio personalissimo cartellino.

Basket Il quintetto ideale di Giancarlo Migliola. Il playmaker o numero 1

Il playmaker è il mio fratello maggiore, devo potermi fidare di lui in ogni occasione, soprattutto in quelle più delicate. Non deve segnarne 30 ma è fondamentale che tenga sempre in pugno la partita. Sempre.

Non basta chiamare uno schema o recuperare un pallone. Parlo di sguardi, sorrisi, pacche sulle spalle. Il numero uno, come la monetina di Paperon de’ Paperoni, ha un valore affettivo, oltre che tecnico.

E’ la coscienza critica della squadra, l’elemento meno celebrato dalle grandi folle proprio a causa della sua sobrietà, in campo e fuori. Come gratifica, al playmaker è sufficiente un cenno di assenso del coach o il dito indice di un compagno che, mentre ritorna in difesa, lo ringrazia dell’assist.

Il numero uno gioca di squadra, con la squadra, e negli spogliatoi non va a leggere le sue percentuali di tiro ma il rapporto palle perse/recuperate. A fine partita, se vince manda un bacio a moglie e figli in tribuna. Se perde recupera l’asciugamano e si infila sotto il tunnel a testa bassa.

Basket Il quintetto ideale di Giancarlo Migliola. La guardia o numero 2

La mia guardia tiratrice deve fare da da complemento al playmaker. Tiratore, egoista, penetratore, in grado di rovesciare in pochi minuti l’esito della partita. Esibizionista e iper-atletico, spacca in due le difese sul filo dello sfondamento, idolo dei suoi tifosi e nemico giurato di quelli avversari.

Il perfetto “highlight man”. Il suo abito mentale non prevede la conclusione scolastica in terzo tempo o un banale arresto e tiro.

Fondamentale: quando segna torna in difesa indietreggiando e con un ghigno dipinto sul volto. Lo show comincia con le schiacciate del riscaldamento e si conclude con l’abbigliamento fuori dall’Arena. La mia guardia deve spaventare le difese, ammutolire i tifosi, spaccare i tabelloni.

Tutto con la massima naturalezza, senza forzare scelte e senza corrodere lo spogliatoio. A fine partita, se vince va dal coach avversario e gli sorride. Se perde prende a calci tutte le bottiglie nei dintorni.

 

…continua…